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    BUFERA PER L’OPERA DEL CILENO PABLO MAIRE CHE HA RAFFIGURATO PAPA FRANCESCO CHE PRIMA TIENE IN BRACCIO UN NEONATO, POI LO LASCIA CADERE E INFINE RIDE NEL VEDERLO A PEZZI AI SUOI PIEDI – MA L’ARTISTA SI DIFENDE: “NEL MIO PAESE SONO VENUTI ALLA LUCE CASI DI PEDOFILIA E LA GENTE SI È DISAFFEZIONATA ALL’ISTITUZIONE CATTOLICA, NON ALLA FEDE…” - TUTTI BRAVI A FARE I DISSACRANTI CON LA CHIESA: LO FACESSERO PURE CON MAOMETTO (PAURA, EH?)


     
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    Da www.lastampa.it

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    Una scultura in tre atti: la figura del pontefice che tiene in braccio un neonato, poi lo lascia cadere e poi ride nel vederlo a pezzi ai suoi piedi. L’opera d’arte dell’artista cileno Pablo Maire sta suscitando non poche polemiche. Un’opera dissacrante, una denuncia alla Chiesa cattolica «che perpetua – secondo l'autore – un modello violento e anacronistico». 

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    «Ciao tradizione», questo il titolo dell’opera in poliresina, è stata esposta alla Galleria Aguafuerte di Città del Messico. Per il trittico Maire si è ispirato a un’opera degli anni ‘90 in cui l’attivista e artista contemporaneo cinese Ai Weiwei prese un antico vaso di ceramica della dinastia Han e lo lasciò cadere a terra, frantumandolo, come forma di protesta contro il governo cinese.

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    «Ha fatto questo gesto simbolico di distruggere la tradizione cinese e io l’ho trasposto, ho messo quest’opera in un contesto occidentale e ho immaginato la tradizione cattolica, che è una tradizione che ci riguarda tutti in qualche modo perché veniamo dal mondo occidentale, soprattutto con temi come la pedofilia», ha detto l’artista cileno in un’intervista a Efe.

     

    Maire ha anche citato come esempio la corruzione della Chiesa cattolica in Cile e ha ricordato che un paio di anni fa nel suo Paese «sono venuti alla luce casi di pedofilia come mai prima d’ora e la gente si è disaffezionata, almeno all’istituzione cattolica, non alla fede». «Sappiamo che tutte le istituzioni potenti spesso cadono dall’interno e non c’è bisogno di fattori esterni per farle crollare», ha continuato Maire, nato durante la dittatura di Pinochet, nel 1973, che lo ha segnato «profondamente».

     

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    «Soprattutto perché ho parenti che sono stati perseguitati dalla dittatura e ho opere che non hanno solo a che fare con la religione, ma anche con la politica, e faccio questi giochi politici perché arte e politica sono molto legate dal mio punto di vista e rispetto al mio lavoro», ha infine spiegato.

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