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    LA FEDE SECONDO MICHELA MURGIA - LA CHIESA SI DIVIDE SULLA "TEOLOGIA QUEER" DELLA SCRITTRICE - LA SCELTA DI “AVVENIRE” DI INCENSARLA NON È PIACIUTA A TUTTI I LETTORI - LA BIBLISTA MARINELLA PERRONI NON SI SCOMPONE: “ANDARE OLTRE I LEGAMI DI SANGUE NON È SE L’È INVENTATO MICHELA MURGIA. SPUTARE SU DI LEI DICENDO CHE NON È EVANGELICO RIVELA QUALE IGNORANZA DELLO SPIRITO DEL VANGELO HA QUESTA GENTE...”


     
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    Estratto dell’articolo di Iacopo Scaramuzzi per “la Stampa”

     

    michela murgia papa francesco michela murgia papa francesco

    [...] Le battaglie per i diritti civili, le incursioni nella teologia e nelle sacre scritture hanno suscitato plausi e critiche, curiosità e prudenze nel mondo, tutt’altro che monolitico, della Chiesa cattolica.

    Avvenire l’ha ricordata con articoli elogiativi, non tutti i lettori sono stati d’accordo. Il cardinale Matteo Zuppi ha inviato un messaggio ai funerali presieduti da don Walter Insero: «Anche quando non eravamo d’accordo Michela con la sua ricerca appassionata ci aiutava a trovare i veri motivi e a non essere scontati né supponenti». Per il gesuita Antonio Spadaro, che ha concelebrato, la fede «è la casa degli uomini e delle donne inquiete».

     

    foto di michela murgia foto di michela murgia

    Nei settori conservatori si sono levate voci di protesta. Secondo il vescovo di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta, da sempre su posizioni arroccate, la scrittrice non va definita «teologa», poiché «apertamente in contrasto con l’insegnamento di Chiesa e dottrina cattolica ». Sui social un’influencer neocatecumenale, Costanza Miriano, ha messo in dubbio, senza incertezze, la sua fede: «Magari l’ha riacquistata nell’ultimo momento, ma perderla l’aveva persa». Marinella Perroni, a lungo docente di Nuovo Testamento al Sant’Anselmo, non si scompone.

     

    «Se dobbiamo fare il teatrino facciamolo: ognuno ha il suo copione, Costanza Miriano recita il suo...», sospira la teologa. «Michela non aveva un diploma in teologia ma la sua capacità di elaborazione teologica valeva ben più di un baccalaureato qualsiasi». [...]

     

    MICHELA MURGIA E LORENZO TERENZI MICHELA MURGIA E LORENZO TERENZI

    Chissà se le reazioni sarebbero così surriscaldate se la Chiesa non stesse attraversando un’epoca di crisi, se non fosse in corso un sinodo che discute dei temi cari a Michela Murgia, se non ci fosse un Papa di nome Francesco. Di certo in una delle sue ultime apparizioni pubbliche, a fine giugno, la scrittrice ha regalato a Bergoglio, che riceveva gli artisti e gli intellettuali nella cappella Sistina, il numero speciale di Vanity fair sulla “famiglia queer”: «Mi aveva detto che avrebbe incontrato il Papa», ricorda Marinella Perroni, «e le ho detto: mi raccomando, portaglielo!». Cosa si siano detti il Papa e la scrittrice lo sanno solo loro.

     

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    Perroni non vede contraddizione alcuna tra la fede cristiana e la scelta di Michela Murgia di avere una famiglia “queer”: «Le ho detto: se qualcuno ti accusa di avere dei “figli d’anima”, ricordagli che san Paolo chiama fratelli quelli che non si sono mai visti tra loro. Andare oltre i legami di sangue non è se l’è inventato Michela Murgia. E sputare su di lei dicendo che non è evangelico rivela quale ignoranza dello spirito del Vangelo ha questa gente», dice la biblista.

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

     

    Poi, certo, «siccome la parola queer evoca torsi nudi di gay palestrati che stanno sul carro del gay pride qualcuno si scoccia... ma il punto è che Dio non sta dentro i parametri in cui lo rinchiudiamo e da cui poi lui si libera, diverge, si discosta. Pensiamo alla parabola del samaritano: più queer di così!», esclama la biblista [...]

     

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

    E non ci si può stupire che Michela Murgia si sentisse a casa, nella Chiesa, nonostante tutto. Ha voluto funerali religiosi, tra i canti quelli dell’Azione cattolica che la scrittrice cantava negli ultimi giorni di vita, finché aveva fiato, con i “figli d’anima”. Ha scritto il suo “catechismo femminista”, God save the queer (Einaudi), perché, ricorda la biblista, «mi diceva: non puoi immaginare quanta gente, soprattutto giovani donne, mi scrivono per chiedermi come riesco a combinare la mia fede con le mie scelte politiche: glielo devo».

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