tevez gioca in cina
1. GLI STADI PAZZI PER TEVEZ E OSCAR NEL PAESE DEI 300 MILIONI DI TIFOSI
Angelo Aquaro per ''la Repubblica''
Ogni limite ha una pazienza, diceva Totò, e il limite dei milionari dello Shanghai Shenhua è farsi impallinare per due volte, in casa, nei primi 45 minuti, facendo perdere la calma perfino ai serenissimi tifosi che hanno accolto con un sold out il calciatore più pagato al mondo, Carlos Tevez.
Tutto esaurito, come no: compreso lo spirito di festa dell' inizio partita, i cori da stadio globalizzati anche quelli, il "Pò/ Popopopopò/ Pò'" rubato da Seven Nation Army che mai e poi mai Jack White avrebbe pensato potesse risuonare una notte di febbraio qui, all' Hongkou Stadium che annega nel mare degli striscioni blu.
pele beckenbauer chinaglia
I biglietti che le app dei bagarini elettronici rivendono triplicandone il valore, una curva da 80 yuan, 10 euro, costa quasi come un distinti da 280, sono andati esauriti appena messi in rete, qualche giorno fa, quando il calendario non aveva ancora abbinato ai cinesi i birbanti australiani di questo Brisbane che se ne tornano agli antipodi col passaggio di turno in Coppa d' Asia nel marsupio e l' inaspettata soddisfazione di aver umiliato il campionissimo da 40 milioni di dollari.
"Carlos chi?" twitta il sito ufficiale della squadra, ma lo sfottò è inutile: qui Twitter è oscurato, e poi i cinesi non hanno certo bisogno di farsi fare la lezione sui social, già quando la porta di Jamie Young è violata da Brandon Borrello, e siamo appena al secondo minuto, sono tutti a infilare improperi con i messaggini di WeChat. Allo stadio, qui, il telefonino è tutto. Radiolina di una volta, per controllare in diretta le altre partite. Privatissima telecamera, perché i cinesi registrerebbero anche tutto il match. Ma perfino fumogeno, petardo e fuoco d' artificio, visto che qui tutto questo ben di tifoso è vietato e l' unico modo di accendere la curva è fare appunto brillare i cellulari.
pele beckenbauer chinaglia
E pensare che quando tutto cominciò gli stadi erano gelidi e silenziosi come certi vecchi musei: era il 1977 e il circo dei Cosmos atterrò allo Stadio dei lavoratori, giusto quarant' anni fa. Pelè, Beckenbauer e Chinaglia, che si dice dribblasse angosciato anche il cibo locale, sgambettarono da Tokyo a Seul, ma fu a Pechino che il tour fece storia nella Cina che aveva appena sepolto Mao ma non s' era ancora risvegliata dal torpore assassino della Rivoluzione culturale. I cinesi, allora, restarono davvero muti fino al segnale dell' altoparlante: «Era come se qualcuno gli ordinasse quando potevano applaudire », ricorderà stupito Shep Messing, il portiere della squadra All Stars.
oscar arriva in cina
Un altro mondo. Anche in casa dei fratelli-coltelli del Sipg, l' altra squadra di Shanghai, la notte prima degli esami sfortunati di Tevez oggi è calda di tifo, come suggerisce lo striscione "Curva Nord", con tanto di scritta in italiano.
Le bandiere sventolano all' unisono quando Hulk, il brasiliano che in campo svetta proprio come un bestione, si ricorda di essere incredibile, infila da metà centrocampo i ragazzi dello Sukkhothai, che sono arrivati alla spicciolata solo poche ore prima dopo un' odissea per ottenere i visti nell' ambasciata cinese di Bangkok, e appena entrato in area smarca sulla destra Oscar, Mr. 25 milioni: diagonale che carambola sul palo interno e primo dei tre gol che rimandano indietro i poveri ospiti.
hulk gioca in cina
Il sito 163.com quantifica adesso in 300 milioni i tifosi di tutta la Cina, poco meno di un quinto della popolazione dei fan mondiale, 1 miliardo e 600mila. Quelli che avrebbero riempito gli stadi, durante l' ultima Super League, sarebbero invece 5 milioni e 800mila. È la tifoseria più imponente e più ricca d' Asia e i numeri rispecchiano l' attenzione crescente, come dimostra anche l' esorbitante cifra pagata da Li Ruigang per accaparrarsi i diritti tv della Super League, 1 miliardo e 200 milioni di dollari, cioè 80 volte di più del contratto precedente: un bel modo di alzare il prezzo per quando anche qui sbarcherà lo Squalo Rupert Murdoch con le sue Sky tv?
i new york cosmos in cina nel 1977
Mister Li, per la cronaca, è lo stesso che accompagnò il presidente Xi Jinping durante l' ultima visita in Inghilterra, e che neppure due mesi dopo che il Tifoso in Capo era stato immortalato in un selfie con Sergio Aguero ha sborsato 400 milioni per assicurarsi il 13% del Manchester City. Soldi, soldi, soldi: anche così si infiamma il tifo.
L' ultimo impero comunista è più che sensibile ai richiami dello star system, tant' è che i giornali di partito hanno dovuto moraleggiare contro l'"estravaganza" dei contratti da favola. Ma è proprio la favola ad attirare allo stadio anche tante, tantissime ragazzine. Statistiche ad hoc non ci sono ma a una rapida occhiata, in queste due notti di calcio a Shanghai, puoi contare una partecipazione davvero massiccia. Saranno il tre, quattro su dieci?
Sono anche loro a strillare, eccome, "OSCAL, OSCAL!" quando il Sipg sfila disciplinatamente a salutare sotto la curva. Per Tevez no, stasera dalle tifose e tifosi dello Shenhua niente strillini, anzi. Ogni limite ha una pazienza e ci sono troppi poliziotti sugli spalti per immaginare che la rabbia possa un giorno trasformarsi, come troppe volte da noi, nella sommossa ultras: ma adesso ai cinesi vogliamo togliere il diritto di fare buuuuu almeno allo stadio?
hulk in cina con lo shanghai
2. IL CALCIATORE CHE RIFIUTA 12 MILIONI DAI CINESI - KALINIC DELLA FIORENTINA: AVREI GUADAGNATO 10 VOLTE DI PIÙ, RESTO NEL CALCIO CHE CONTA
Alessandro Bocci per www.corriere.it
«Non valgo i 50 milioni della clausola», si schermisce Nikola Kalinic, abbassando gli occhi e il tono della voce, a disagio di fronte alle cifre pazzesche che agitano il calcio.
Il centravanti della Fiorentina, che stasera contro l' Udinese tornerà al centro dell' attacco per guidare la disperata rincorsa viola all' Europa, spiega le ragioni del no alle proposte del Tianjin.
I cinesi, per averlo, erano pronti a mettere sul piatto 12 milioni di euro a stagione, dieci volte quello che guadagna a Firenze. Eppure Kalinic ha deciso di rimanere. E nella sede del Corriere Fiorentino , sulle rive dell' Arno, racconta il suo gennaio di passione. «È stato un mese lungo e complicato, ma ho cercato di mantenere la concentrazione sul lavoro. Del resto, la scelta l' avevo fatta: Firenze e la Fiorentina».
kalinic fiorentina
C' è stato un momento in cui si è sentito vicino alla Cina?
«Con un sì sarebbe stato tutto fatto. Anche se non so cosa avrebbe detto la società».
Cosa l' ha spinta a rifiutare una proposta quasi indecente?
«Premetto che non so di preciso quanto fosse l' offerta. Ma i soldi non sono tutto nella vita.
Sono arrivato nel calcio vero da appena un anno e mezzo e non volevo andarmene. Penso di avere ancora tanto da dare e da fare in Europa. Ho un' idea precisa in testa: affrontare i grandi campioni e giocare partite importanti».
Cannavaro insiste, però.
«Mi ha chiamato a gennaio. Ma per me il discorso è chiuso e non si è mai riaperto».
La Fiorentina come si è comportata? Le ha mai fatto pressioni di qualche tipo?
«Nessuna. Due settimane fa ho parlato con il presidente Andrea Della Valle che mi ha detto di essere contento della mia scelta».
E Paulo Sousa le ha dato dei consigli?
«Solo di pensarci bene. È un grande allenatore e gli devo tutto. Mi ha voluto qui e mi ha fatto rinascere».
kalinic
Il gol alla Juve è servito a chiarirle le idee?
«Quando l' ho segnato avevo già fatto la mia scelta. Libera e felice».
Dire no a così tanti soldi non è da tutti. Si sente eccezionale?
«Non giudico gli altri, ho fatto quello che mi andava».
Ma in futuro si vede ancora alla Fiorentina?
«A Firenze la mia famiglia sta bene, qui mi sento a casa e il rapporto con la città è molto bello. L' affetto ora è persino aumentato».
Resterebbe anche senza Paulo Sousa?
«Dovrei fare una riflessione in più. La sua presenza è molto importante. In ogni caso ho due anni di contratto».
L' allenatore sembra diverso rispetto alla prima stagione, più distaccato.
«Con noi è sempre lo stesso.
Concentrato sul lavoro per farci migliorare ogni giorno».
giorgio chinaglia e pele
Però la Fiorentina è indietro in classifica. Crede ancora all' Europa?
«La sconfitta di Roma è stata un colpo duro. Sarà difficile rimontare, abbiamo tante squadre davanti anche se alcune sono vicine. Dobbiamo sbagliare poco».
Chi è il difensore che l' ha messa più in difficoltà?
«Bonucci e Koulibaly».
E l' attaccante più forte?
«Non c' è ombra di dubbio: Higuain».
Anche se nella Juve gioca il suo connazionale Mandzukic...
«Mario è forte e tosto, un amico prima che un rivale per la Nazionale. Con lui e Perisic ci sentiamo spesso».
In estate poteva andare al Napoli.
«Discorsi. Una cosa però posso dirla: lo scudetto lo vincerà la Juve, ma il calcio più bello è quello di Sarri».
Perché pensa che vincerà la Juve?
«Lo dico con una parola: mentalità. La Juve ha quella giusta».
Cosa pensa della sua clausola rescissoria fissata a 50 milioni?
HIGUAIN
«Non valgo quei soldi e credo che nessuno li spenderà per me. In ogni caso non l' ho chiesta io: ne hanno discusso il club e il mio procuratore».
La Champions è un traguardo?
«Vorrei giocarla. Quest' anno è quasi impossibile, ma tra un anno avremo più possibilità di raggiungerla».
In Inghilterra, al Blackburn, ha fallito: si è dato una spiegazione?
«Era la prima volta che andavo via di casa, non capivo la lingua e la squadra giocava solo con i lanci lunghi. Così sono ripartito dal Dnipro in Ucraina. E me la sono vista brutta: credevo che non avrei avuto una nuova chance. Anche per questo, quando è arrivata la telefonata della Fiorentina, non ci ho pensato due volte».
VIDEO - KAT MERTENS GUIDA PER LE STRADE DI NAPOLI, TRA PARCHEGGI, STRISCIATE E SENSI UNICI
3. KAT MERTENS E LA CINA RESPINTA ORA LE MOGLI LEGANO AL NAPOLI
Marco Azzi per ''la Repubblica''
dries e kat mertens
Ciro Ferrara, napoletano doc, ha appena festeggiato il suo cinquantesimo compleanno con una cenetta a base di api fritte: nel suo esilio dorato in Cina. Non è invece bastata una montagna di yuan per far cadere in tentazione Dries Mertens: lo scugnizzo belga che a Napoli passa le sue giornate cucinando pizze e spremendo limonate negli chalet del lungomare, quando non è indaffarato a segnare montagne di reti.
I tifosi l' hanno ribattezzato affettuosamente "Ciro" e ora dovranno cercare un soprannome ad hoc anche per la sua inseparabile moglie: Kathrin Kerkhofs, che è più scugnizza del marito e alle milionarie lusinghe orientali ha risposto con un gesto definitivo, blindando a dop- pia mandata la porta della sua case di Posillipo.
«Vedi Napoli e poi muori: non avevo mai letto in vita mia una frase più indovinata di questa», ha scritto la signora Kat sul suo blog, trasformato col tempo in una virtuale e accorsata guida turistica. Sono lontani gli anni bui di Ciro Ferarra, costretto a lasciare la sua città per fare fortuna lontano. Ciro Mertens resta: anche se De Laurentiis dovrà rimettere mano al portafogli, per adeguargli come merita il contratto.
la coppia mertens a napoli
Ma intanto la Cina è già lontana e all' attaccante belga non è venuto il mal di pancia: altro che frittura di api, pizza e mozzarella a volontà. «Ne vado pazzo», racconta urbi et orbi il capocannoniere azzurro, che meriterebbe un posto ad honorem nell' assessorato turistico comunale, insieme con la moglie-testimonial. Li hanno visti dovunque, negli ultimi mesi: ieri a Posita- no, in precedenza alla Reggia di Caser- ta, sul Parco Nazionale del Vesuvio, nel Belvedere di San Martino, tra le rovine di Pompei e Ercolano, davanti ai Faraglioni a Capri. Parola di Kat: «Non mi spiego perché si parli solo di spazzatura e camorra, trascurando queste realtà meravigliose».
Sembra passato un secolo dallo sfogo dell' ex direttore sportivo Riccardo Bigon, in difficoltà sul mercato internazionale per colpa della cattiva nomea di Napoli, che spaventava soprattutto le mogli dei giocatori. Adesso il vento è cambiato e i coniugi Mertens sono diventati il simbolo di una simbiosi tra squadra e città senza precedenti: i cui effetti positivi si vedono anche sul campo. Reina è più un capopopolo, che un portiere. «Difendo la città», ha cantato dopo la vittoria con il Genoa, dando appuntamento ai tifosi con un giro di campo per mercoledì, al Santiago Bernabeu.
kat mertens guida a napoli
Albiol ha rifiutato in estate l' offerta del Valencia, che voleva riportarlo a casa. Callejon è un po' più riservato, ma ha messo a sua volta radici e chiuderà la carriera qui: con il placet della moglie Marta Ponsati, pure lei attivissima sui social, da napoletana adottiva. Il clan spagnolo è compatto, come quello polacco.
Milik fece un sopralluogo a Capri con la moglie (e modella) Jessica e se ne invaghì, prima di firmare. Zielinski e la fidanzata Laura sono habitué di Marechiaro, dove hanno scoperto di poter pranzare all' aperto d' inverno. Sul charter per Madrid voleranno anche le signore azzurre, che del gruppo di Sarri sono l' arma segreta. Sotto con il Real, la Cina può attendere.
CINA SCUOLA CALCIO 5