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    PECHINO FA RICERCA MA NON INNOVA - NONOSTANTE OGNI ANNO IN CINA VENGANO REGISTRATI MILIONI DI BREVETTI, MOLTI SONO CONSIDERATI "DI BASSA QUALITÀ" - GRAN PARTE DI ESSI NON CREANO UN SVILUPPO HI-TECH: SONO MOTIVATI DALLA NECESSITÀ DI OTTENERE FINANZIAMENTI DAL GOVERNO O SERVONO A MIGLIORARE LA REPUTAZIONE DEGLI ISTITUTI DI RICERCA (ANCHE I CINESE HANNO PRESO L'ABITUDINE A "GONFIARE" IL CURRICULUM)


     
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    BREVETTI TECNOLOGICI CINA BREVETTI TECNOLOGICI CINA

    Estratto del'articolo di Danilo Taino per il “Corriere della Sera”

     

    Cosa fa di un Paese una potenza economica? […] in grande misura, […] è la capacità di innovare, di sviluppare la ricerca e applicarla alle necessità delle popolazioni. […] In questo senso, la Cina è una grande potenza economica? Se si considera il numero di ricercatori, per ogni milione di cinesi, nel Paese ce ne sono 1.307 , secondo l’Unesco (dato del 2018 riportato da Ouworldindata.org).

     

    MADE IN CHINA MADE IN CHINA

     Numero che si confronta con i 4.412 degli Stati Uniti, i 5.512 della Germania, i 5.531 del Giappone (ancora di più nei Paesi scandinavi e in Finlandia). Dato il miliardo e quattrocento milioni di cinesi, però, la massa di ricercatori in Cina è enorme. Anche la spesa in Ricerca e Sviluppo di Pechino non è male: il 2,1% del Pil contro il 2,8% americano. L’apparente eccezionalità cinese si vede però nel numero di brevetti registrati ogni anno: un milione e 340 mila nel 2020 , contro i 269.586 degli Usa, secondo la World Intellectual Property Organization (Wipo).

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    Il problema è però la qualità di questi brevetti, dicono gli esperti. […] la maggior parte dei brevetti cinesi non è motivata e sostenuta da innovazioni ma dalla necessità di ottenere finanziamenti dal governo, promozioni e per migliorare la reputazione di singoli o di istituti. Non è probabilmente un caso che solo il 6,3% dei brevetti cinesi sia depositato all’estero, quota che invece è del 45,3% per gli Stati Uniti e del 58,8% per la Germania.

     

    BREVETTI BREVETTI

    La Wipo utilizza un «grant ratio» per certificare la qualità dei brevetti presentati: nel 2019 , per quelli cinesi era al 30% contro il 59,4% degli americani, il 59% dei tedeschi, il 52% dei canadesi, il 57% dei sudcoreani, il 52% dei britannici. Pechino punta, insomma, più alla quantità che alla qualità: probabilmente perché in Cina conta di più acquisire punti con il governo e con il Partito Comunista che innovare veramente. Infatti, i brevetti originati in università diventano utili all’industria cinese per il 3,7% contro il 45,2% di quelli sviluppati nelle imprese. La sfida scientifica e tecnologica che Xi Jinping ha lanciato agli Stati Uniti e all’Occidente parte piuttosto in salita.

    BREVETTI CINA BREVETTI CINA

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