Maurizio Vezzaro per “La Stampa”
il bambino massacrato di botte a ventimiglia con il padre
Picchiato perché dava fastidio a quel nonno acquisito, impegnato a spostare i mobili di casa e diventato di colpo l'uomo nero delle fiabe. Ryan, 6 anni appena, sta lottando ancora in Rianimazione al Gaslini di Genova per sopravvivere. È ricoverato dal 20 dicembre per una serie di fratture alle vertebre, alle costole (una gli ha trafitto un polmone), a un braccio. In più, ha la milza lesionata. È in coma farmacologico, la prognosi è riservata. Ryan, residente con i genitori a Ventimiglia, è stato vittima di un pestaggio brutale.
L'inchiesta ha portato a sospettare del nonno acquisito, Luigi C., un 75enne accusato di lesioni dolose gravissime e tornato a piede libero dopo tre interrogatori. L'ultimo, drammatico, mercoledì pomeriggio in commissariato alla presenza del difensore, l'avvocato Maria Spinosi, davanti al sostituto procuratore d'Imperia Paola Marrali.
pronto soccorso ventimiglia
Una storia a tinte fosche. Indagata è anche la nonna del piccolo, Maria Antonia C., 65 anni, che avrebbe visto e taciuto per coprire il compagno e anche se stessa. Perché non ha fermato quella furia? Se lo sta chiedendo il figlio Simone, il papà del bambino, che ha una piccola attività commerciale a Ventimiglia. C'è lui al capezzale di Ryan in attesa che i medici gli dicano che è fuori pericolo. Spera, prega. La moglie Elena, dipendente di un hotel in Costa Azzurra, attende notizie a casa: è sconvolta, non se la sente di fare andare in ospedale.
La svolta nelle indagini è venuta nei giorni scorsi. Il 20 dicembre la versione fornita da Luigi C. aveva sviato i primi accertamenti. L'uomo aveva raccontato bugie per allontanare da sé i dubbi degli inquirenti. Aveva parlato di un investimento. Ai poliziotti del commissario Daniele Barberi aveva riferito che il bambino era stato vittima di un pirata della strada. Travolto da un'auto che poi si sarebbe allontanata dalla zona.
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Le tracce di bitume sul pigiamino, dopo che il piccolo era sceso nel parcheggio sotto casa cadendo per sfuggire alle botte, avevano tratto in inganno gli stessi sanitari intervenuti con l'ambulanza. In realtà, le ferite non erano compatibili con quelle che di solito lascia un'auto dopo un urto. Polizia e procura hanno voluto andare più a fondo. Luigi C. è stato sentito un paio di volte e sempre ha dato l'identica spiegazione. Però, nel suo racconto sono comparse crepe profonde.
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Mercoledì pomeriggio si è presentato in commissariato, forse su consiglio del legale di fiducia. Sarebbe stato lui, quell'uomo chiamato nonno, ad aver ridotto in fin di vita il piccolo Ryan. Colpito con calci, pugni e il manico di un ombrellone. Luigi C. ha spiegato come il bambino lo avesse innervosito perché lo stava distogliendo dalle sue incombenze: «Spostavo dei mobili, non mi lasciava lavorare». Parole che hanno lasciato sconcertato chi lo stava ascoltando.
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L'accusa è pesantissima, macchiata dal dolo. La stessa che grava sulle spalle della nonna paterna di Ryan. Ipotizzano che lei sapesse tutto fin dall'inizio e abbia voluto proteggere fino all'ultimo il suo uomo. Possibile? Maria Antonia C. è stata torchiata fino a sera inoltrata. Convivrà in questi giorni con il presunto massacratore del nipotino. Ora si teme che la coppia, libera di circolare in città, possa essere vittima di vendette. La polizia è allertata. Nel frattempo i genitori del bambino si stanno facendo tutelare dall'avvocato Maria Gioffrè. «L'obiettivo primario, in questo momento, è quello di proteggere Ryan, nella speranza che possa rimettersi al più presto», dice il legale.
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