di Giuseppe Guastella per il corriere.it
ALBERTO GENOVESE IN AULA
Sono talmente gravi e permanenti i danni fisici e psichici che le ha inferto Alberto Genovese nelle oltre 20 ore di violenze feroci alle quali l’ha costretta dopo averla drogata con la ketamina, ammanettata e legata a «Terrazza sentimento» che non potrà più fare la modella.
Impietosa e terribile, come non può che essere un freddo atto giudiziario, una consulenza medico-legale mette la parola fine alla carriera appena cominciata nella moda dalla ragazza che a 18 anni ha fatto finire in carcere il 51enne dal patrimonio di centinaia di milioni di euro.
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La consulenza è stata depositata dall’avvocato Luigi Liguori che assiste la giovane vittima (oggi ha 20 anni) nel processo in cui l’ex re delle startup è accusato di violenza sessuale, lesioni, detenzione e cessione di droga ed in cui, mercoledì, il giudice di Milano Chiara Valori ha ammesso il rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo di una eventuale pena, ma anche udienze a porte chiuse) accogliendo la richiesta dei difensori di Genovese, gli avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari, condizionata all’introduzione di una sterminata serie di perizie e documenti medico-legali e non oltre all’audizione di una consulente.
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Secondo questa documentazione, al momento della violenza avvenuta il 20 ottobre 2020 nell’attico e superattico con piscina a poche centinaia di metri dal Duomo di Milano, la capacità di «intendere e volere» dell’imprenditore era «fortemente scemata» dall’abuso delle droghe pesanti che assumeva da mesi se non anni anche più volte al giorno, che gli impediva «di discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale della ragazza» e il suo «successivo venir meno» e che non gli ha fatto «comprendere quando fosse il momento opportuno di fermarsi», scrivono i consulenti Pietro Pietrini Giuseppe Sartori. Un quadro che, se provato, porterebbe ad un ulteriore sconto di pena.
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Una condizione che lo avrebbe dominato anche nell’altra violenza di cui è accusato, quella del luglio 2020 ad una 23enne abusata a «Villa Lolita» di Ibiza (Spagna) con la partecipazione della sua fidanzata di allora, Sarah Borruso, che è imputata per questo episodio. Genovese è da mesi ai domiciliari in una casa di cura per uscire dalla tossicodipendenza. Senza la droga, ora è «una persona prudente e priva di pericolosità sociale», in possesso di una «volontà di riscatto sociale» che vorrebbe aiutare gli ex tossicodipendenti ad inserirsi nel mondo del lavoro, sottoscrivono i suoi consulenti.
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«Per gli abusi la mia assistita è invalida permanente al 40%, ha problemi fisici e psicologici, non può più lavorare e per gli anni a venire avrà bisogno di cure mediche psicologiche», ribadisce l’avvocato Liguori dopo che il gup ha aggiornato il processo al 27 giugno, quando saranno sentiti la psicologa della difesa, l’imputato che ha chiesto di essere interrogato e Borruso che farà dichiarazioni spontanee.
Gli esami sulla ragazza delineano una somma di lesioni fisiche e psichiche provocate dalle violenze, che sono state documentate dalle telecamere installate con cura da Genovese in ogni angolo di «Terrazza sentimento» e che, secondo i pm Rosaria Stagnaro Paolo Filippini e l’aggiunto Letizia Mannella, non lasciano spazio a dubbi sulle sue responsabilità.
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La giovane ha subito una tale «rilevante compromissione psichica» che ha minato «quell’equilibrio personologico necessario per organizzare e sostenere» l’attività di modella che, scrivono i consulenti Costanzo Gala, Giuseppe Deleo e Rosanna D’Arezzo, «comporta un “apparire” armonico e spensierato» e «capacità logistiche e di programmazione francamente non più alla portata» della ragazza la quale ha già perso contratti e occasioni di lavoro, come ha documento l’avvocato Liguori che ha chiesto oltre 1,5 milioni di risarcimento.
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La risposta della difesa Genovese sono stati appena 130 mila euro (25 mila all’altra vittima), immediatamente rifiutati. «È ancora molto scossa, ma è contenta che si intraveda la fine di questo processo», dichiara Liguori. Sentenza a settembre.
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