Estratto dell'articolo di Renato Franco per www.corriere.it
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Tante vite in una. Le radici contadine, il successo da top model (come musa di Armani), la televisione (in Italia Drive In, poi — tantissima — anche in Spagna), un matrimonio da dimenticare (ma un figlio che lenisce ogni ferita).
Antonia Dell’Atte, lei si era definita «una contadinotta». Conferma?
«Preferisco contadina aristocratica. Ho lasciato la Puglia quasi 44 anni fa, oggi è uno dei luoghi più ambiti, all’epoca era una regione dimenticata da Dio. Dovevo nascere uomo, mio padre si aspettava un Antonio e poi sono arrivata io».
Non è nata uomo, ma ha tratti androgini che sono stati la sua fortuna...
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«Avevo la femminilità delle dee greche, incarnavo una bellezza mediterranea non immediata. Nessuno mi voleva, mi dicevano che dovevo operarmi al naso, che avevo il collo troppo lungo, le mani grandi, i piedi enormi con quel numero 42, le sopracciglione, la pelle chiara... le agenzie sostenevano che non sarei mai stata una top. All’epoca cercavano le bellezze americane, molto Barbie […] la prima volta che incontrai Armani avevo ancora i capelli lunghi e lui non mi notò».
La svolta?
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«Proprio il taglio di capelli, mi offrirono una cifra enorme, 2 milioni di lire come dire 10 mila euro oggi. Solo per tagliarmi i capelli. Io temevo di perdere la forza come Sansone, ma è stata la mia fortuna».
Incontrò di nuovo Armani in un ristorante e lui la notò.
«Eravamo da Bice, a Milano, e quel taglio fece si che Giorgio si accorgesse di me. Vedevo io suoi occhi addosso e il giorno dopo corsi da lui. Mi disse: sei la donna che cerco. Non ci potevo credere. Non sapevo che rappresentavo un modello di donna, non la solita sciacquettina modellina erotica. Incarnavo una donna che lavora, radiosa, con i giornali in mano, imprenditrice. Un modello».
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Cosa la colpisce di Armani?
«La sua riservatezza, la sua eleganza. Ha saputo dare valore ed esaltare la donna anche mettendole addosso una giacca; ha valorizzato la femminilità, non la volgarità».
Coca e soldi, un po’ come adesso. Come era la Milano da bere degli anni Ottanta?
«Io non l’ho vissuta […] Ero soprannominata Antonietta non la dà. […] non devi cedere alle uscite, alle avance del playboy, alle trappole lusinghiere di quelli che ti fanno i complimenti ma ti vogliono rubare l’anima […] ».
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Prima di diventare un top model, incrociò anche Pippo Baudo che per «Domenica In» nel 1981 preferì Alessandra Mussolini a lei...
«All’epoca non ero conosciuta, Baudo mi fece un provino ma io ero ingenua, disarmante. Scelse Alessandra Mussolini».
Baudo, scopritore di talenti per eccellenza, per una volta ha toppato...
«Non tutto il male viene per nuocere, pensi se avessi fatto la valletta muta in tv... all’epoca era relegata al ruolo della donna oggetto, ornamentale, come un bel vaso di fiori».
La tv arrivò comunque, più avanti, con «Drive In» di Antonio Ricci.
«Gli piaceva l’idea di questa modella sofisticata e aristocratica che a un certo punto inizia a sbraitare in pugliese. […] All’inizio ero titubante, pensavo: chissà come la prendono quelli della moda. Però mi piaceva l’idea deridere quel mondo di modelle che si credono intoccabili, […]».
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Nel 1993 era protagonista del video di «Caffè de la Paix» di Battiato. Come lo conobbe?
«Al compleanno di Miguel Bosé, quello dove Lucia e Dominguín, il torero, si incontrarono con il figlio, che non aveva un gran rapporto con il padre. Con Battiato ho instaurato un’amicizia che è durata fino alla sua dipartita, anzi fino alla sua reincarnazione, perché per me non è morto».
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A un certo punto molla tutto. Decide di sposarsi con il conte Alessandro Lecquio di Assaba y Torlonia. Le si prospetta una vita da principessa, ma la favola diventa incubo.
«Ho lasciato il lavoro per amore, quando ero all’apice del successo. Per questo ho un consiglio da dare a tutte le donne: non fatelo. Chi te lo chiede non ti ama».
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Però lei non aveva capito.
«Mi ha corteggiato per un anno, ci siamo sposati e siamo andati a vivere in Spagna. Sono stati tre anni di inferno, lui era una persona possessiva, dal carattere violento e manipolatorio, venivo costantemente umiliata».
Anche picchiata?
«Sì, mi picchiava... Noi donne vogliamo fare le crocerossine, ma poi la paghiamo... Anche grazie all’appoggio di suo zio Juan Carlos e della regina Sofia sono riuscita a divorziare senza nessuna ripercussione».
Ha fatto anche l’opinionista all’«Isola dei famosi». Perché non la concorrente?
«A Giorgio Gori e Simona Ventura dissi che non avrei partecipato al reality neanche se mi pagavano oro. Per stare in costume chiesi un milione... e infatti non me li hanno dati».
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La chirurgia estetica?
«La trovo patetica, vedo in giro tutte queste donne gatto che non hanno capito che si diventa penose. Non si può essere eternamente giovani».
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