Francesco Persili per Dagospia
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La Coppa dimenticata. “Panatta ha ragione. La vittoria italiana della Davis in Cile nel1976 è passata in sordina”. Mario Giobbe, che raccontò quell’impresa per il GR2, rivela a Dagospia aneddoti e retroscena di quello che fu definito “l’altro cammino di Santiago”. Dalla martellante campagna per boicottare la finale (“Non si giocano volée con il boia Pinochet”) con giornali, politici e intellettuali di sinistra che criticavano la scelta di andare in Cile dove regnava il regime di Pinochet al “coraggio” del capitano Nicola Pietrangeli che voleva a tutti costi partire per andare a conquistare “l’insalatiera d’argento”.
“In Italia successe l’iradiddio ma alla fine riuscimmo a partire. Una volta arrivati a Santiago fummo accolti dalle forze dell’ordine che ci accompagnarono in albergo. Ogni volta che uscivamo c’erano sempre questi signori”, ricorda Mario Giobbe, che è stato consulente di Domenico Procacci per il documentario “Una squadra” (al cinema il 2-3-4maggio e sul canale "Sky Documentaries" dal 14 maggio) dedicato ai tennisti azzurri Panatta-Bertolucci-Barazzutti-Zugarelli che vinsero la Coppa Davis in Cile.
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Oltre al capitano Pietrangeli, un ruolo decisivo in quella trasferta lo svolge Mario Belardinelli, più di un direttore tecnico, “un secondo padre” per i 4 moschettieri azzurri. “Nel 1974 andammo in Sud Africa a giocare la semifinale di Coppa Davis. Nella saletta dove la sera veniva proiettato un film, l’unico giornalista ammesso ero io. E Panatta e Bertolucci mi chiedevano di passargli la sigaretta…”.
Fioccano aneddoti su Adriano che dopo la vittoria al Roland Garros contro Solomon al tie-break del quarto era “distrutto”: “Quando entrai nello spogliatoio, lo trovai su un lettino, mi confessò: “Se fossimo andati al quinto set, avrei perso il match”
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Sulla maglietta rossa, che ha ispirato anche un film-documentario di Mimmo Calopresti, Mario Giobbe rimanda al suo libro-disco “Le mani sulla Davis” nel quale Bertolucci rivela: “Prima di scendere in campo ci fu qualche discussione sul colore della maglietta con la quale saremmo dovuti scendere in campo. Alla fine la ebbe vinta Adriano, e indossammo la maglietta rossa. All’intervallo altra discussione, ma stavolta vinsi io, e tornammo in campo con la maglietta azzurra”.
Delle giornate di Santiago Mario Giobbe ricorda anche il primo esperimento di seconda voce “tecnica”. Accanto a lui chiamò Lea Pericoli (“brava anche come commentatrice”). Anni dopo, fu sempre lui a tenere a battesimo Nicoletta Grifoni, la prima voce femminile a “Tutto il calcio minuto per minuto” (“Roberto Bortoluzzi mi disse: “Ma come ti sei permesso a far entrare una voce femminile nel calcio?”)
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Della impresa in Cile ci restano racconti e spezzoni video reperibili su Youtube ma non le immagini che sono scomparse dalle Teche Rai: “Non si sa come è soprattutto perché…”.
La generazione d’oro del tennis italiano (che arrivò in finale di Davis anche nel ’77 contro l’Australia, nel ’79 contro gli Usa e nell’80 contro la Cecoslovacchia) non è stata adeguatamente celebrata. “Dopo la vittoria della Davis 1976 ci fermammo con i giocatori per una settimana a Rio de Janeiro. Quando tornammo all'aeroporto c’era poca gente, è vero. Ma c’erano state le polemiche e soprattutto era il 24 dicembre…”. Barazzutti ha spiegato che agli Internazionali d’Italia sarebbe opportuno un ricordo di quell'impresa: “Tre anni fa al Foro Italico fecero una specie di omaggio ai 4 moschettieri e a Pietrangeli. Fu una cosa molto deludente, non c’era nessuno sugli spalti”.
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Nessuna similitudine tra la richiesta di boicottaggio della finale di Santiago e l’esclusione dei russi da Wimbledon come segno di solidarietà verso l’Ucraina. “Sono situazioni completamente diverse. I tennisti russi Medvedev e Rublev, poi, hanno fatto appello alla pace”. Il futuro del tennis italiano? “Con Berrettini, Sinner, Sonego e Musetti finalmente abbiamo un gruppo che si può paragonare a quello che vinse la Davis in Cile. Una bella squadra. Ci vorrebbe un Nicola Pietrangeli e un Mario Belardinelli…”
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