Estratto dall'articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica”
soldi nascosti da Giuliano Rossini Silvia Fornari
«Qui ogni buco è buono». «Il mercato dei terreni e dei sottotetti è schizzato alle stelle». «Pensare che là io ci andavo a funghi». L'ultima è di un'anziana signora, sorride Barbara Svanera della Locanda Primarosa. Se giri nei bar e nelle trattorie di Brione, 700 anime, il primo comune della Val Trompia del ferro e dell'industria delle armi, queste sono le battute.
Colpa dell'insolito destino che ha travolto la noia del paese allungando una scia di misteri e sospetti che da quassù scende a Gussago, nella confinante e ricchissima Franciacorta patria dello spumante. La beffa stile Arsenio Lupin al contrario - a volte beccavano anche lui - sta in una caccia al tesoro nata per caso, che deflagra i primi giorni di settembre e diventa una storiona all'italiana. Più passano i giorni e più si gonfia, fuor di metafora. Come i terreni sotto i quali gli "insospettabili", e dunque sospettabilissimi Giuliano Rossini e la moglie Silvia Fornari, con l'aiuto del figlio Emanuele, della sorella di lei, Marta Fornari e di chissà chi altro, hanno imboscato dieci milioni di euro. Nella pancia del giardino. Negli appezzamenti intorno. Nei sottotetti, finanche nel tagliaerba e nei vasi di coccio.
Una montagna di soldi il cui odore si è mischiato con le radici delle piante, tanti ulivi, alcuni giovani, portati un giorno da Rossini con un camion e piantati nel prato all'inglese della villetta gonfia di banconote. Grano proveniente da "cartiere" e "lavanderie", secondo la Guardia di finanza. […]
Giuliano Rossini Silvia Fornari
Casa Rossini: telecamere, silenzio, i sigilli della Procura. Terra arata e rovesciata, arbusti strappati, vasi, secchi: tutto per aria dopo che i dog cash hanno annusato il bottino portato in superficie dalle ruspe. Gli occhi elettronici, Rossini e consorte, li avevano piazzati sui quattro lati della villetta. «Questo è un paese tranquillissimo, zero criminalità, niente furti, noi teniamo il cancello aperto», dice la vicina. La descrive così, lei, la coppia del cash. «Schivi, riservatissimi. Mai visti movimenti sospetti, arrivi, macchine, gente strana. Due dall'aspetto e dalle abitudini semplicissime. Però certo tutte quelle telecamere un po', adesso, fanno pensare».
I movimenti erano bancari. Quindi dai conti esteri si passava - letteralmente - al movimento terra. Perché marito, moglie, figlio e zia avevano deciso che il forziere più sicuro erano i terreni. E i sottotetti, certo (due, quello di Brione e quello della casa del figlio a Gussago: 1 milione e 1,6 milioni).
È il 5 settembre. Guardia di finanza e carabinieri scoperchiano un vorticoso giro di conti all'estero, bonifici con cadenza settimanale, una marea di fatture false. Per oltre mezzo miliardo. Ventidue arrestati: otto in carcere e 14 ai domiciliari. Sono 73 gli imprenditori, i prestanome e i faccendieri coinvolti. Gli inquirenti sequestrano beni mobili e immobili per 93 milioni. I dominus del gruppo? Loro: Rossini (46 anni) e la moglie, sei anni più giovane. Sono in carcere, uno a Cremona, l'altra a Brescia. Il figlio, 20 anni, ai domiciliari, non sembra proprio l'erede di Bernard Madoff: all'interrogatorio si è presentato in jeans strappati e t-shirt nera. Sempre in bicicletta.
Giuliano Rossini Silvia Fornari
Secondo gli inquirenti «si è occupato della creazione di fatture false per operazioni inesistenti e di falsi documenti di trasporto delle società cartiere e di consegnare il denaro ai clienti a restituzione dei pagamenti delle false fatture».
Funzionava così il sistema Rossini &co. Venivano emesse fatture tarocche; i soldi spalmati in conti aperti in Bulgaria, Romania, Croazia e Cina. Gli spalloni riportavano il denaro in Italia e a quel punto ognuno mangiava la sua fetta di torta. Nei terreni di Brione e nelle intercapedini dei sottotetti finivano i fondi neri.
soldi sotterrati a gussago
Le ruspe si mettono in azione il 9 settembre. Eccoli: quattro, otto, dieci milioni. Duecentomila euro saltano fuori da una legnaia, altri da un tagliaerba. Ma la gran parte del bottino è occultato sotto metri di terra. Con quale abilità la coppia infila i soldi nel ventre del giardino? Un pozzetto, i secchi. Dentro, i pacchi di soldi avvolti da nastro adesivo. I panetti contenevano banconote da 20, 50, 100 euro. «L'ordine era solo apparentemente sparso - spiega un investigatore - In realtà c'era una mappa».
I Rossini usano il gps per nascondere il malloppo. Loro e di chissà di chi altro. Perché è forte il sospetto che la cassaforte rurale custodisse denaro non solo della coppia. Confessare, hanno confessato. Ma "canteranno" marito e moglie? «Collaboreranno », dice il loro legale, Lorenzo Cinquepalmi. Nei corridoi della Procura si mormora che, se davvero lo faranno, per la Franciacorta, nota nel mondo per i suoi vitigni, potrebbe essere un bel danno a livello di immagine. "Mister 50 milioni": è il soprannome con cui, nelle telefonate intercettate, chiamano Giuliano Rossini.
soldi recuperati dal giardino a gussago
Formalmente è titolare di un'azienda di metalli ferrosi. Nel cortile di casa c'è una vecchia tinozza da vendemmia, altri attrezzi agricoli, vasi e piante rovesciate, un'utilitaria, le luci lasciate accese. Gli investigatori hanno smesso di diffondere particolari sulle ricerche perché - dicono - «avanti così tra Franciacorta e Val Trompia potrebbe scattare una caccia al tesoro collettiva».
Che gran copione cinematografico. Curiosità: l'indagine inizia nel 2019 su un giro di droga; spuntano delle fatture false e 113 lettere che Poste italiane aveva indirizzato a un'impresa di Brescia: dal 2 agosto 2018 al 12 aprile dell'anno successivo aveva movimentato 34milioni: pagamenti di fatture fantasma. Quarantadue società finiscono sotto indagine. Sei sono "cartiere", dodici "lavanderie". Altre diciotto beneficiano del sistema: al cliente una provvigione del 10% di quanto fatturato. Garantiva Rossini, e il giardino, muto.
soldI sotto terra CANE GUARDIA DI FINANZA CANE GUARDIA DI FINANZA 2 SOLDI SOTTO TERRA