Estratto dell’articolo di Roberta Amoruso per “il Messaggero”
DIPENDENTI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Almeno sulla carta è nato sotto la migliore stella, da una serie di riforme che si ispiravano all'estero, in particolare al "Pay for performance compensation system" cui sono soggetti i dirigenti federali negli Stati Uniti. Eppure il misuratore del merito continua a non funzionare nella Pubblica Amministrazione italiana, quella dei ministeri centrali, stando all'ultima indagine relativa agli anni tra il 2020 e il 2022.
La sentenza arriva dal rapporto della Corte dei Conti sull'effettività del Sistema di misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici, previsto dal decreto legislativo del 2009. E non è un affare da poco visto che la percezione di una cultura del merito con molti buchi per la Pa pesa ancora molto sull'attrattività del posto pubblico per i giovani con l'ambizione di carriera.
premi e bonus per i lavoratori
La conclusione è semplice per i magistrati contabili: i premi che dovevano scattare in funzione del merito, sono arrivati un po' per tutti, o quasi, in questi anni nei ministeri. Dunque, sia per il dirigente o il funzionario scrupoloso che per quello che lo è stato meno. E questo perché i dirigenti di Prima fascia, che praticamente in tutti i ministeri hanno ricevuto votazioni comprese tra 90 e 100 punti, sono gli stessi dirigenti che avevano fissato gli obiettivi, accuratamente bassi e molto prudenti, sui quali misurare i premi poi puntualmente arrivati per loro o, a cascata per i dirigenti di Seconda fascia o per i funzionari.
CORTE DEI CONTI A ROMA
Un meccanismo automatico che scatta da confronto del Piano della performace, con tanto di obiettivi, con la Relazione annuale della performance, quella dei numeri raggiunti. «In relazione alle segnalazioni pervenute (e comunque ai dati che, anche in difetto di segnalazioni «la Sezione ha ritenuto di autonomamente reperire con apposita istruttoria)», spiegano i magistrati contabili, «è risultata diffusa l'indicazione di obiettivi particolarmente bassi (e autoreferenziali) insieme all'opzione per indicatori di performance altrettanto poco sfidanti; cosa che ha comportato l'appiattimento verso l'alto delle valutazioni del personale (del tutto prevalente risulta l'attribuzione della classe di punteggio massima sia alla dirigenza sia al personale delle aree funzionali) e il conseguente riconoscimento di premialità in assenza degli adeguati presupposti meritocratici che le avrebbero, a rigore, giustificate».
premi e bonus per i lavoratori
È un po' come se uno studente avesse la possibilità di costruire da sé la prova di maturità di matematica e di latino. È evidente che sceglierebbe una prova semplificata e raggiungibile, a portata di valutazione tra il 9 e il 10. […]
La Corte dei conti punta il dito anche sul «carattere non uniforme delle classi di punteggio adottate dalle singole Amministrazioni» che rende dunque diversi anche i premi. Di qui il giudizio netto: «I risultati emersi evidenziano l'appiattimento verso l'alto delle valutazioni del personale, la conseguente attribuzione di premialità senza adeguati presupposti meritocratici e l'insufficiente efficacia del sistema di misurazione e valutazione, inidoneo a determinare in maniera uniforme e pienamente adeguata la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici.
DIPENDENTI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
E poi l'indicazione: «Emerge la necessità di meccanismi premiali che, in linea con la teoria degli incentivi propria dell'analisi economica, risultino realmente efficaci, ai fini della piena promozione della buona amministrazione». […]
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