Estratto dell'articolo di Sara Gandolfi per il "Corriere della Sera"
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Si autodefiniscono, con molto humour, «le esperte in vampate di calore» e ieri, a Strasburgo, hanno fatto la storia. La Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso presentato contro la Svizzera dall’associazione «KlimaSeniorinnen» — in tedesco, le Anziane del clima — e per la prima volta ha stabilito un nesso fra cambiamento climatico e diritti umani. La sentenza crea un precedente giuridico cruciale e apre una fase nuova nell’attivismo: quella del «climate litigation», o contenzioso climatico, con una probabile ondata di cause contro gli Stati inadempienti rispetto agli accordi di Parigi sul clima del 2015.
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[…] Le «nonne del clima» — oltre 2.500 associate, età media 73 anni — accusavano la Svizzera di non averle protette dagli effetti negativi del riscaldamento terrestre. «Dopo la prima estate molto calda del 2003, tante persone anziane sono decedute o hanno avuto importanti problemi di salute, e diversi studi scientifici hanno confermato che le donne sono più vulnerabili al cambiamento climatico rispetto agli uomini», spiega al Corriere Norma Bargetzi, portavoce per la Svizzera italiana delle KlimaSeniorinnen.
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I giudici hanno dato loro ragione, riconoscendo che il governo elvetico non si è impegnato a sufficienza nelle politiche climatiche, ad esempio nel calcolo del limite massimo per le emissioni di gas serra, e per questo ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, sul diritto al «rispetto della vita privata e familiare». La Corte non ha invece riconosciuto la violazione del più ampio articolo 2 sul diritto alla vita.
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La sentenza, inappellabile, obbliga la Svizzera ad adeguare le proprie leggi e politiche in materia ma segna anche un precedente per tutti i 46 Paesi membri del Consiglio d’Europa, Italia compresa. Tra l’altro, sarà compito del comitato dei ministri del Consiglio verificare il rispetto del verdetto.
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Quella di ieri, però, è una vittoria dimezzata per gli attivisti del clima. La Corte infatti ha respinto come «irricevibile» il ricorso più importante, presentato da sei ragazzi portoghesi contro ben 32 Paesi europei per l’inefficacia delle loro politiche. «Per la Corte, non è possibile stabilire che la Convenzione imponga obblighi “extraterritoriali” agli Stati per proteggere persone che vivono altrove», spiega al Corriere Catherine Higham della London School of Economics. […]