GUIDO RAIMONDI
DAGONOTA - La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, organo del Consiglio d'Europa (nato nel 1949 e da non confondersi con il Consiglio Europeo che è la riunione dei capi di governo dell'Unione Europea), dal 1960 è il ''braccio armato'' della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, ha sede a Strasburgo come il Parlamento Europeo ma non fa parte dell'Unione Europea, che dal 2009 ha una Carta dei Diritti Fondamentali e da anni discute se entrare a far parte come membro del Consiglio d'Europa (nel dago-titolo è complicato spiegare tutto questo giro…).
Del Consiglio d'Europa fanno parte 47 paesi, molti più rispetto all'Unione Europea. Ci sono la Turchia, l'Islanda, la Norvegia e persino la Russia, più alcune repubbliche ex sovietiche centroasiatiche (tranne il Kazakistan). C'è il principato di Monaco e San Marino.
Guido Raimondi CORTE EUROPEA
Al momento il presidente è un italiano, Guido Raimondi, che ha fatto parte del collegio che ha deciso sul caso Provenzano, presieduto da Linos-Alexandre Sicilianos, giudice greco dal cognome ironicamente appropriato. Il figlio del boss mafioso, Angelo, chiedeva 150mila euro di risarcimento per il trattamento del padre al 41bis, nonché 20mila euro di spese legali.
LINOS ALEXANDRE SICILIANOS
La corte ha riconosciuto la violazione dei diritti umani di ''Binnu'' negli ultimi 4 mesi di vita, ma allo stesso tempo ha negato che la famiglia avesse diritto a un risarcimento pecuniario per questi danni non pecuniari. Secondo i giudici, il solo riconoscimento della violazione deve bastare come soddisfacimento delle richieste del ricorrente.
Una sentenza salomonica, insomma, che ha ribadito un principio ma almeno ha evitato alla Corte la figuraccia di obbligare lo Stato italiano a versare decine di migliaia di euro alla famiglia di un mafioso.
PS: Berlusconi ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nel settembre 2013 contro la sua condanna accessoria a 6 anni di interdizione dai pubblici uffici (legge Severino), e tuttora non ha ricevuto risposta (tanto che, ormai già riabilitato, pensa di ritirare il ricorso). Provenzano junior ha fatto ricorso nell'agosto 2016 e due anni dopo è arrivato il verdetto…
IL CIMITERO DI CORLEONE - LA TOMBA DI BERNARDO PROVENZANO
La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per la decisione di continuare ad applicare il regime di carcere duro del 41bis a Bernardo Provenzano, nel periodo che va dal 23 marzo 2016 alla morte del boss mafioso, il 13 luglio dello stesso anno. Secondo i giudici, il ministero della Giustizia italiano ha violato l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sottoponendo Provenzano a trattamenti inumani e degradanti. Allo stesso tempo, la Corte di Strasburgo ha affermato che la decisione di continuare la detenzione del boss non ha leso i suoi diritti.
Il ricorso dei familiari nel 2013
BERNARDO PROVENZANO
La Corte aveva avviato l’esame del ricorso, presentato dalla famiglia di Provenzano nel 2013, proprio nei giorni della sua morte. Nell’appellarsi a Strasburgo, i familiari del boss sostenevano che la sua detenzione, e in particolare il regime a cui era sottoposto, fossero incompatibili con il suo stato di salute. Nel 2013, però, la Corte di Strasburgo ha respinto la richiesta dell'avvocato di Provenzano, Rosalba Di Gregorio, di esigere dal governo italiano l'immediata scarcerazione del boss.
ANGELO PROVENZANO angelo provenzano a servizio pubblico CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL UOMO