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    SE L’EUROPA STA MALE, I BRICS STANNO PEGGIO - I PAESI EMERGENTI CHE CONTAVANO SULL’ESPORTAZIONE DI METALLI PREZIOSI, MATERIE PRIME E GREGGIO SONO IN CRISI - LA CRISI DEI CONSUMI IN OCCIDENTE HA MANDATO ALL’ARIA I CONTI DI RUSSIA, BRASILE E SUD AFRICA


     
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    Marco Sodano per “la Stampa”

     

    Cronache dall'ultimo arrivato nel club dei Brics, i Paesi emergenti che emergono sempre meno: a metà dicembre in Sud Africa il ministro delle Finanze è cambiato tre volte nel giro di una settimana. Il secondo è durato poco meno di un giorno: per affrontare il debito pubblico che cresce senza controllo e la caduta del rand (la moneta di Johannesburg) aveva annunciato un aumento generalizzato delle tasse.

     

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    Quella ricetta, accoppiata con vistosi problemi di credibilità dell' interessato, ha costretto il presidente Zuma a licenziarlo nell' imbarazzo generale. Il Paese è uno dei primi produttori mondiali di oro e metalli preziosi, crocevia del commercio mondiale di diamanti. Nelle vie del centro di Cape Town le gioiellerie pullulano come i negozi dei souvenir nelle nostre città d' arte. Ma i gioiellieri alzano gli occhi al cielo: «I turisti europei, americani e cinesi non comprano più come una volta».

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    Sarebbe ingenuo pensare che tanto sia bastato a mandare in crisi l' economia sudafricana. È però interessante scoprire che l' onda lunga è partita proprio da lì. Europa e Stati Uniti negli ultimi sette anni hanno consumato sempre meno. L' Europa è vicina alla stagnazione, la ripresa americana è lontana dal recuperare il terreno perduto durante la crisi. Così il boom di vendite dei prodotti cinesi s'è via via ridotto.

     

    Di pari passo, Pechino s'è vista costretta a frenare il mastodontico programma di trasferimento dei suoi cittadini dalla campagna alla città: nel 2012 si parlava di spostare 900 milioni di persone. Arrivati poco oltre il mezzo milione i cinesi hanno cominciato a rallentare.

     

    Quella frenata, oltre ai crolli di Borsa di cui si parla sempre più spesso, ha mandato in crisi chi forniva le materie prime: quelle energetiche soprattutto dal Sud America, quelle minerarie soprattutto dal Sud Africa. E le alleanze tra i Brics che nel 2012 facevano tanta paura all' Occidente si sono impantanate. Il petrolio brasiliano e russo, i metalli preziosi sudafricani, il know-how indiano servono molto meno. Gli utili netti della prima compagnia mineraria sudafricana sono calati del 70% nel primo semestre di quest' anno, quasi tutti i big del settore sono in profondo rosso.

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    Il dramma dei Brics è che il boom che ha preceduto la frenata è stato usato per stemperare le tensioni sociali e consolidare le posizioni di potere. Si calcola che la Russia possa sostenere il welfare (soprattutto aumenti delle pensioni) su cui Putin ha costruito gran parte della sua fortuna con il petrolio sopra gli 80 dollari a barile. Il Brasile ha avviato piani analoghi per battere la povertà contando sui proventi del greggio. Ma ieri il petrolio Opec è scivolato sotto i 30 dollari al barile.

     

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    In Sud Africa, l' addio all' apartheid è stato accompagnato da una politica di integrazione della popolazione di origine africana costosissima: negli ultimi vent' anni la percentuale di popolazione sopra la soglia di povertà è quasi raddoppiata, passando dall' 8 al 14%, e anche se i numeri sembrano piccoli, in questo sforzo il Paese ha impegnato gran parte delle sue risorse. Il governo ha portato l' elettricità nelle township, ora le sta ricostruendo. Ma questo diventa difficile con il prezzo dell' oro caduto dai 1900 dollari l' oncia del 2011 ai 1109 dollari di ieri.

     

    Il calo dei proventi minerari si deve anche al fatto che negli anni ruggenti i minatori hanno ottenuto concessioni salariali generose. Nel 2014 uno sciopero ha bloccato per settimane l' estrazione del platino, costringendo i gruppi a sfiorare la produzione in perdita: per il 2016 i minatori minacciano di fare lo stesso con l' oro. Non si tratta solo di gioielleria, oro e platino servivano soprattutto allo sviluppo dell' elettronica di fascia alta, ancora una volta quella cinese.

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    È l' economia globalizzata: una frenata di qui, un crollo di là. Non sta succedendo qualcosa di nuovo, sono le conseguenze di quello che sappiamo già che circolano per il pianeta. Se una farfalla batte le ali nel Pacifico, si può scatenare una tempesta a New York. E anche il contrario.

     

     

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