Fulvia Caprara per "la Stampa"
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Una danza verticale, con otto ballerini-acrobati pronti a volteggiare sui quattro lati della Mole Antonelliana, alternandosi con le immagini dei volti più noti del cinema italiano e con scene di ballo di film che hanno fatto epoca. Si chiama Torino' s Dreaming Photocall ed è l' ultima visione di Luca Tommassini, ballerino, attore, coreografo, regista, anche se il suo vero mestiere si può sintetizzare in due parole, cacciatore di emozioni.
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Uno che, dai drammi della vita, ha saputo tirarsi fuori cercando sempre nuove sfide: «La danza è stata la via di fuga, la prima conquista, poi è venuto tutto il resto». Un «resto» che va dalla collaborazione con Madonna, con cui ha intrecciato i passi del celebre tango di Evita, a quelle con altre luminosissime star, da Prince a Angelina Jolie, da Alicia Keys ai «Take that», per non parlare dei sodalizi italiani, con Baglioni, Ferro, Jovanotti, dei programmi di successo, degli spettacoli teatrali con Mariangela Melato e con Gabriele Lavia, delle campagne pubblicitarie, dei talent «evergreen» come Amici: «La carica? Mi viene quando mi trovo davanti a una cosa che non so fare. Imparare mi emoziona sempre, l' importante è che siano cose difficili. Quello che mi fa alzare dal letto la mattina è il rischio dell' attacco di panico».
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Che rapporto ha col cinema?
«Per me il cinema è come la Formula Uno, la forma più alta e completa di espressione, mette insieme tutte le arti, ti prende al buio e ti cattura. Faccio tantissime cose in campi diversi, la moda, la musica, ma, quando mi arriva una proposta cinematografica, è come se ricevessi una medaglia. Il cinema resta per sempre».
Su quale idea si basa la performance in programma sulla Mole?
«L' importante, come mi ha insegnato Michael Jackson, è mettere tutto in sincrono. Ci saranno coppie di danzatori agganciati agli oblò della Mole: danzeranno sospesi nell' aria».
Quali sono stati gli incontri fondamentali della sua vita?
«Tanti, ma il primo momento che mi viene in mente è quello in cui io e mia madre abbiamo letto il cartello sotto casa che annunciava l' inaugurazione della scuola di ballo e per noi significava l' apertura ai sogni, alla vita, al cambiamento. Poi, certo, ho incontrato Madonna e Michael Jackson, e Claudio Baglioni che mi ha regalato l' esperienza degli stadi, ma sono state molto importanti anche le persone che mi hanno fatto dormire a casa loro, a Los Angeles, quando non avevo un tetto».
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Non ha mai fatto mistero della sua infanzia difficile, del suo passato di ragazzino bullizzato, di suo padre, da cui non si sentiva nè amato nè accettato. Oggi sente di essere guarito?
«Ho avuto una vita fortunata, ma certe ferite sono sempre aperte. Qualche mese fa ho trovato sul mio citofono un bigliettino con su scritto "frocio, vattene", sono stato malissimo, mi sono andato a nascondere in camera per la vergogna, ho pianto sotto le coperte, come un bambino. Per guarire bisogna fare comunità, parlare, far capire a chi ha sofferto che esiste sempre la possibilità di riprendersi quello che ci è stato tolto».
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Il suo impegno con l' associazione «Pangea» è un modo per concretizzare questa convinzione?
«Sì, ai miei tempi "Pangea" non esisteva e i bambini e le mamme vittime di violenze domestiche, come lo siamo stati noi, non avevano nessuno a cui chiedere aiuto. Per questo sostengo "Pangea" che offre alle persone in difficoltà la possibilità di lasciare le loro case piene di dolore. Il problema mio e di mia madre era che non avevamo i soldi per andarcene».
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Quali sono le sue coreografie preferite?
«La coreografia deve essere una sfida, una cosa che non è mai stata fatta in quel modo.
Oppure deve coinvolgere, dare allegria, aiutare la gente a celebrare la vita».
Lei è stato direttore artistico di «Amici», che cosa ha pensato della fine tragica di Michele Merlo?
«Non l' ho conosciuto, ma ho pensato tanto, a lui, alla famiglia, e mi è dispiaciuto moltissimo. Mi ha colpito il fatto che tutt' Italia sia rimasta scioccata e ne abbia parlato, il dolore certe volte unisce, ed è una cosa che, ultimamente, ci sta capitando spesso».
Stiamo venendo tutti fuori da un periodo difficile, lei dove trova la voglia di ricominciare?
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«Cerco sempre la luce. Anche io, dopo la pandemia, sto camminando sui gomiti, ma sono convinto che, quando si è a terra, sia sempre il momento per alzare lo sguardo».
Sta per tornare a lavorare per il cinema, che cosa l' attende?
«Mi hanno appena chiamato i fratelli Manetti per la nostra seconda collaborazione e mi ha cercato Ferzan Ozpetek, che sta girando la serie dalle "Fate ignoranti", mi ha detto "devi venire sul set e far ballare tutti"».
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