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    LA DEA “HA SEDOTTO” L’EUROPA – 'LE MONDE' E I MEDIA STRANIERI SI SCAPPELLANO DAVANTI ALL’ATALANTA. MA DELLA BANDA GASP SI PUO’ STUPIRE SOLO CHI NON L’HA SEGUITA NEGLI ULTIMI 4 ANNI – LA SQUADRA GIRA ATTORNO AL PAPU GOMEZ E A ILICIC, MA L’ALTRA SERA L’EROE E’ STATO HATEBOER: ARRIVATO NEL GENNAIO DEL 2017 PER UN MILIONE € ADESSO NE VALE ALMENO 20 VOLTE DI PIÙ – SACCHI AVVISA GASP: "ATTENZIONE AL RITORNO..."


     
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    FRANCESCO PERUGINI per Libero Quotidiano

     

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    Per El Pais è un rullo. Super Deporte parla di «sottomissione». Marca sentenzia: la Dea ha «schiacciato» il Valencia. E stiamo parlando solo dei giornali spagnoli, attenti osservatori dell' andata degli ottavi di finale in cui l' Atalanta ha conquistato l' Europa. Anzi, ha «sedotto», dice il francese Le Monde. Mentre il Daily Mail ricorda che la Dea era «sfavorita rispetto al gigante della Liga».

     

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    La squadra di Gasperini, invece, ha sovvertito ogni pronostico. Non di quelli italiani (ormai ben coscienti del potenziale della creatura di Gian Piero dopo aver finito aggettivi e complimenti) bensì di media e osservatori stranieri che ancora una volta avevano sottovalutato la Dea. Eppure i precedenti non mancavano: l' Inghilterra sgranò gli occhi quando gli orobici asfaltarono l' Everton in Europa League: 3-0 all' andata, 5-1 a Liverpool al ritorno.

     

    E come dimenticare quando i nerazzurri hanno fatto «la storia del calcio» (parola degli argentini di Olè) battendo lo Shakhtar e conquistando la prima storica qualificazione agli ottavi nella prima storica partecipazione alla Champions League. Una «notte da ricordare» per il Guardian che fa due conti: più di 40mila spettatori al Meazza da una città di 120 mila abitanti: uno su tre è saltato in macchina e via alla partita a Milano.

     

    Nel pieno dell' entusiasmo, chi rimane con i piedi per terra è proprio il gruppo dei protagonisti di questa avventura che sa di favola. E di programmazione, perché frutto di quattro anni di lavoro e rinnovamento continuo nel solco delle certezze trasmesse dal suo allenatore. A sorvegliare il tutto il patron Percassi, ex giocatore e ora ottimo amministratore, l' unico capace di trovare la pietra filosofale del calcio trasformando in oro quello che tocca. Prima vendeva le stelle ma restava in alto: oggi vince, non vende più e ci guadagna lo stesso.

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    Gli applausi, però, vanno tutti ai giocatori con tanta voglia di rivalsa (dal tridente delle meraviglie mai chiamato dalle big a Pasalic, trattato dal Chelsea come un pacco postale, e pronto a firmare per restare a fronte di un accordo da 15 milioni) o con fame di emergere in un ambiente che lo permette. Non è un caso che nessuno abbia confermato lontano da Bergamo le prestazioni fatte in nerazzurro o che Caldara si sia ritrovato subito a suo agio dopo i due anni di infortuni e difficoltà parcheggiato al Milan.

     

    L' Atalanta non è un altro Ajax, non è più una fabbrica di campioni destinati ad andare altrove al più presto: è qualcosa di diverso, una squadra che deve durare. Assomigliava ai lancieri quando ha cominciato questa avventura (25,1 anni di età media, la seconda in serie A), mentre oggi è un gruppo maturo con una media di 27,2 anni.

     

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    Resta solo da completare l' opera, evitando distrazioni al ritorno in quello stadio Mestalla che ha visto crollare la Lazio (5 gol presi) o l' Inter (con tanto di maxi rissa finale). Ma per evitare rimonte clamorose come quelle del Liverpool o del Tottenham l' anno passato, la Dea può contare su un dato statistico favorevole. In campionato, i nerazzurri vanno meglio (25 punti) fuori casa che al nuovo Gewiss Stadium, altro gioiello della gestione Percassi che ha portato però appena 20 punti. Ma dall' anno prossimo - se la banda Gasp non si farà distrarre - ospiterà la Champions League nel cuore di Bergamo.

     

    HATEBOER

    Da la Stampa

    Dalla giostra Atalanta escono nomi e numeri magici. Gli ultimi sono quelli di chi ha contribuito a confezionare la notte che non ti aspetti, per dimensione del successo (poker al Valencia) e per il modo in cui la vittoria è stata costruita.

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    Molto nel mondo nerazzurro gira attorno al Papu Gomez e a Ilicic, folletti e giocolieri di Gasperini. Ma se il pianeta-Gasp si gonfia di autostima e di estimatori il merito va a ragazzi poco più che carneadi fuori da Bergamo e una volta nelle mani del club che incuriosisce l' Europa in grado di spiccare il volo.

     

    Da carneade a risolutore San Siro, mercoledì sera, si è alzata, a più riprese, per applaudire Hans Hateboer, due reti, ritmo e intensità da manuale. Hateboer è il simbolo di che cosa significhi la cura Gasperini e, allo stesso tempo, di come la città nerazzurra sappia valorizzare e, poi, custodire bene i propri tesori.

     

    Esterno destro classico prima, esterno capace di coprire senza soluzione di continuità la fascia destra adesso: il ragazzo olandese è arrivato a Bergamo nel gennaio del 2017 per poco più di un milione versato nelle casse del Groningen senza la luce dei riflettori e con il compito di dare fiato a Conti, indiscusso titolare del ruolo. Risultato? Conti cambia aria in estate e Hateboer comincia a disegnarsi una nuova storia.

     

    Non solo Gomez e Ilicic «Con Gasperini la palla non si passa indietro, ma si guarda avanti. Una similitudine con l' Ajax? Si, c' è...», racconta, spesso, il terzo olandese dopo Van Basten e Seedorf a segnare almeno due reti in Champions con un club italiano. Due gol in un colpo solo e le antenne di club come il Napoli o l' Inter addosso.

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    Hateboer era rimasto l' ultimo della compagnia ancora a secco in stagione dopo la rete di Palomino alla Roma sabato scorso. «Me lo sentivo. Sapevo che sarebbe toccato a me», ride ora che il viaggio di ritorno a Valencia si annuncia meno, molto meno insidioso grazie alla sua doppietta. L' olandese volante si esalta ed esalta chi ha scommesso in lui, ma all' Atalanta si fa così: via i più bravi, dentro i più promettenti. Una regola ed una certezza, o quasi: Gasperini a Bergamo ha imboccato una strada che lo sta portando oltre ogni possibile limite.

     

    Hateboer è olandese e con la maglia dell' Olanda ha già giocato. In nerazzurro è come se avesse capito di trovarsi a casa: modo di pensare e di giocare tipico dei suoi connazionali. Così si cambia e si cresce: il Papu Gomez è la calamita, Ilicic la stella, ma, alle loro spalle, ci sono gli Hateboer che alzano il livello medio del gruppo. Poco più di un milione ha investito la famiglia Percassi su un esterno totale che ne vale almeno venti volte di più. «Peccato che a Bergamo si usi poco la bici. Per il resto è un posto dove mi trovo a meraviglia», dice l' eroe di San Siro e l' incubo del Valencia.

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    GOMEZ E ILICIC

    Matteo Magri per il Corriere della Sera

     Il loro sogno era, un giorno, di provare l' ebbrezza della Champions League. Ma mai avrebbero immaginato di poterlo coronare con la maglia dell' Atalanta e, soprattutto, di arrivare, con questa squadra, a mezzo metro dai quarti di finale. Alejandro Gomez e Josip Ilicic sono i due fari dei nerazzurri. A maggior ragione, dopo il 4-1 al Valencia. Il primo ha illuminato la manovra d' attacco creando, tra le altre cose, l' assist chirurgico dell' 1-0; il secondo ha trovato il primo gol in Champions con una sassata di destro, lui che è un mancino puro.

    Gomez e Ilicic, così diversi fisicamente, hanno però molto in comune. Non solo l' età (entrambi classe 1988), ma la tecnica, ad esempio. La facilità nel saltare l' uomo e nel creare la superiorità numerica.

    Poi c' è il carisma, anche se traspare in maniera differente.

    Più estroverso l' argentino, molto attivo anche sui social, più silenzioso e «musone» lo sloveno, che preferisce parlare solo attraverso i suoi dribbling e i suoi gol. A proposito, con quello siglato al Valencia sono 16 stagionali, che valgono il record in carriera. E ci sono ancora tre mesi per incrementarlo.

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    Entrambi, a Bergamo, hanno trovato l' eldorado. Il Papu è quello che ha maggiore anzianità in squadra. Arrivato nell' estate del 2014, stava però correndo il rischio di perdersi. Aveva provato la fortuna in Ucraina, nel Metalist, convinto anche da un buonissimo ingaggio. La guerra, poi, lo ha convinto ad abbandonare l' Est Europa. E i Percassi sono stati i più lesti a offrirgli una possibilità. Che ha sfruttato, sebbene all' inizio (con Stefano Colantuono allenatore) Gomez fosse sembrato un po' fuori posto. Molta panchina e, addirittura, il desiderio di cambiare aria.

    Con l' arrivo di Gian Piero Gasperini tutto è cambiato.

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    L' allenatore di Grugliasco gli ha dato le chiavi della squadra e maggiore responsabilità. Si fida ciecamente di lui ed è forse l' unico su cui può contare sempre e che rischia anche quando non si trova in perfette condizioni fisiche. È il suo jolly, perché il Papu può giostrare da attaccante esterno, falso nueve , trequartista e regista basso senza mai perdere qualità nel gioco.

    Qualità che fa rima con Ilicic. Lo sloveno era arrivato dalla Fiorentina nel 2017 con l' etichetta di «forte ma discontinuo». Gasperini gliel' ha strappata via. E a 32 anni ha trovato continuità e maturità. Non solo per quanto riguarda le potenzialità offensive ma, soprattutto, per aver imparato a sacrificarsi in ripiegamento. Senza perdere lucidità davanti. L' ultimo ad accorgersene è stato il Valencia a San Siro.

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