• Dagospia

    FUGA DA PIAZZA AFFARI - LA DECISIONE DI SAWIRIS DI RIMANDARE LA QUOTAZIONE DI “ITALIAONLINE” MOSTRA LA SFIDUCIA CHE C’E’ NEL SISTEMA-ITALIA: LA SOCIETÀ E’ SANA MA GLI INVESTITORI NON VOGLIONO SBILANCIARSI E CACCIARE MONETA


     
    Guarda la fotogallery

    Da “Milano Finanza

     

    ITALIAONLINE ITALIAONLINE

    Italiaonline (Iol) è una società che fattura quasi 100 milioni e ha un utile di poco più di 1 milione. Non quindi l'Eni o la Fiat-Fca. Eppure la sua mancata quotazione o meglio il ritiro del progetto di ipo da parte dell'azienda digitale che fa riferimento a Naguib Sawiris, già mister Wind ed esponente di una delle famiglie più ricche d'Egitto, è un doppio brutto segnale per il sistema-Paese.

     

    Innanzitutto perché il flop del gruppo proprietario dei portali Libero.it (il primo per accessi d'Italia, 15,3 milioni in media nei primi sei mesi del 2014, e per page view, 2,5 miliardi) e Virgilio.it dimostra che il rischio-Italia resta elevato. Si consideri che Iol vanta una posizione finanziaria netta positiva per quasi 20 milioni, genera cassa, è quindi solida dal punto di vista patrimoniale e avrebbe usato l'incasso della quotazione per fare shopping.

    SAWIRIS SAWIRIS

     

    Inoltre genera tutti i suoi ricavi dal business maturo delle newsletter via e-mail, sul mercato interno. Insomma, una sorta di campione nazionale in miniatura. Che è stato bocciato. Per di più, il pollice verso è giunto dagli investitori istituzionali, soggetti ai quali spesso ci si rivolge, in questi momenti di magra dei mercati, come àncora di salvataggio. C'è poi un altro fattore da tenere in considerazione, quello relativo al business.

     

    Se è vero che la parte core di Italiaonline è rappresentata per l'appunto dalla cara, vecchia e-mail, ma anche del cosiddetto display advertising (pop-up, banner, rich media e altro), è altrettanto vero che sul mercato pubblicitario dominano colossi internazionali quali Google e Facebook che però drogano il mercato.

     

    Google Google

    Infatti su un monte-investimenti stimato per l'Italia di 1,5 miliardi, più della metà, almeno 800 milioni (ma il dato può lievitare a 1 miliardo), finisce al colosso di Mountain View. Mentre il social network di Mark Zuckerberg dovrebbe viaggiare sui 100 milioni di raccolta.

     

    È in questo universo digitale ancora molto nebuloso (Google e Facebook incassano in Irlanda e Olanda) che si muove Italiaonline, assieme ad altri operatori nazionali quali Rcs Mediagroup, il gruppo L'Espresso, Microsoft, Yahoo, la Banzai di Paolo Ainio, prossima alla quotazione in borsa. Un settore compresso che vede troppi operatori spartirsi una torta sempre più piccola, perché dominata dai big americani.

    logo facebook logo facebook

     

    Ma le speranze di Sawiris e del management di Iol erano tutte (lo sono tuttora nonostante la momentanea marcia indietro) per l'accrescimento della fetta della torta pubblicitaria a favore del web e del digital, visto che per il momento l'advertsing online con i suoi 272 milioni di raccolta (dato Nielsen a fine luglio che non tiene conto di Google, Facebook&C) pesa solo per il 7,5% del monte-investimenti complessivi nel mercato della Penisola.

     

    PIAZZA AFFARI BORSA MILANO PIAZZA AFFARI BORSA MILANO

    Una percentuale nettamente inferiore a quella del mercato francese, tedesco e soprattutto inglese, dove il web da anni ha superato la televisione, che da noi assorbe il 60% della spesa in comunicazione. Insomma, siamo molto indietro sulla Rete, non solo dal punto di vista infrastrutturale, rispetto agli altri principali mercati d'Europa.

     

    Un gap, difficilmente colmabile senza investimenti e senza il sostegno del governo, che poi provoca queste reazioni. Dal dicembre 2013 Iol è la quarta ipo che salta. All'orizzonte però ce ne sono altre sette che dovrebbero vivacizzare i prossimi mesi di Piazza Affari: speriamo che il buongiorno non si veda dalla e-mail del mattino.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport