Gaia Piccardi per Liberi Tutti – Corriere della Sera
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Un giunco biondo, accomodato sul divano di uno chalet di Livigno. Mani lunghe, gambe lunghe, il tic dei capelli (freschi di cloro: quassù si viene per allenarsi in altura) da rimandare a intervalli regolari, come fossero le virate di una lunga nuotata, dietro le orecchie. Due gocce d' inchiostro galleggiano in un broncio appagato da quindici anni di bracciate sublimi (lei negherà che di broncio si tratti), caos calmo sotto la superficie.
La incontriamo nella terra di mezzo: non più Rio 2016 (da dimenticare), non ancora Tokyo 2020 (da scrivere). A 30 anni suonati più vicina al traguardo che alla partenza, comunque. Se Federica Pellegrini, la più forte nuotatrice italiana di sempre (un oro olimpico, 5 mondiali, 7 europei più tutto il resto), ne avesse voglia, davanti al crepuscolo rosa di un pomeriggio d' autunno sarebbe tempo di bilanci.
Aver scelto di nuotare fino all' Olimpiade di Tokyo, la sua quinta, la rende più leggera o più pesante?
«È una scelta a due facce. Il bello è che continuo a fare ciò che mi piace. Il brutto sono i riflettori puntati e le aspettative. So che quando ci sono io in acqua non mi regala niente nessuno».
Nulla di nuovo. È la storia di una vita.
«Leggere certi titoli, però, infastidisce sempre. Li vedo già, se in Giappone non arriverà una medaglia individuale: che delusione Federica!».
Ci ha abituati bene, si prenda le sue responsabilità.
FEDERICA PELLEGRINI ALLA MILANO FASHION WEEK
«A Tokyo, a 32 anni, per me potrebbe essere un trionfo entrare nella quinta finale olimpica dei 200 stile. Però a voi non basterebbe. In Italia il giornalismo sportivo non aiuta i campioni, e non lo penso solo io».
La Pellegrini chiede più rispetto?
«Più obiettività. I titoloni acchiappa like non mi sono mai piaciuti».
Dice che la aspettano due anni d' inferno. Perché inferno?
«Perché è una vita stancante, difficile».
È la vita che ha scelto.
«Assolutamente sì».
Io vedo distanza tra la Federica docile e umana di oggi e la granitica Pellegrini dell' immagine pubblica.
«In gara, in costume e occhialini, mi trasformo.
Non vedo distanza: in entrambi i momenti, privato e pubblico, sono io. Aspetti diversi, ma sempre io.
Non mi definirei fragile né insicura, comunque».
Come si definirebbe?
«Una che, dentro e fuori dall' acqua, sa cosa vuole. Sono molto sensibile, insicura no».
Ricevuto. La più grande lezione del nuoto fin qui.
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«Imparare ad accettare la sconfitta, rialzarsi, ricominciare. Perdere mi scoccia moltissimo, per pochi centesimi, poi, non ti sto a spiegare... È inutile: non mi abituerò mai».
Si parla sempre dei trionfi. Parliamo delle sconfitte, invece, le due più crudeli, quelle all' Olimpiade: Londra 2012 e Rio 2016.
«Due esperienze diverse. A Londra ero spenta, ovattata, già sapevo cosa sarebbe successo: prima non avevo avuto buone sensazioni in acqua. Rio, invece, è stata l' arrabbiatura suprema: essere prontissima e arrivare quarta per un decimo di secondo. Mi ci è voluto un mesetto per metabolizzare».
Tentazione di ritiro inclusa.
«La sera della gara ho detto basta, non voglio più soffrire così per un lavoro di anni buttato. Ma ho accettato i buoni consigli di chi mi sta vicino: prendere sempre le decisioni a mente fredda. Alla fine ha prevalso la voglia di non chiudere con un ricordo così brutto».
Davvero si può perdere un' Olimpiade per aver sbagliato a calcolare la data del ciclo?
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«Avevo tempi eccezionali ogni volta che mi tuffavo, in Brasile ero certa di fare una bella gara. Due giorni prima ho sentito un calo di forza. Il ciclo, che aspettavo appena prima, invece è arrivato due giorni dopo la finale. Di queste cose si parla sempre troppo poco. Ha contato anche quello».
Ma voi fuoriclasse dello sport pilotate il ciclo con gli ormoni della pillola.
«Avere il ciclo durante le gare non mi ha mai dato fastidio. Avere le gare la settimana prima, invece, è da evitare. Prima del Mondiale di Budapest 2017 ho preso la pillola ma l' ho subito interrotta perché mi gonfiava e mi toglieva sensibilità in acqua. È andata bene (storico oro a 29 anni; ndr)».
Non è che rimandare il ritiro è un umanissimo desiderio di rimanere a sguazzare nell' utero materno e posticipare il problema di diventare grande?
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«No, non è questo. Italia' s Got Talent, che partirà a gennaio, mi ha fatto entrare nel mondo della televisione. Un esperimento di vita senza nuoto, insomma, l' ho fatto. Mi sono buttata».
Può diventare una professione?
«Con Bisio, Matano e Maionchi mi sono divertita. Sono la più seria dei giudici: il nuoto mi ha dato una tendenza alla precisione che ormai mi porto dietro ovunque.
Spero ci siano una seconda e una terza edizione».
Non ha l' horror vacui delle giornate senza la routine del nuoto?
«Al contrario, non vedo l' ora! Di fare le cose con calma, di non avere la vita programmata, di alzarmi senza sveglia. Magari riuscirò persino a lavare le tende di casa e a sistemare i terrazzi!».
Sogna un viaggio zaino in spalla. La prima destinazione?
«Quest' anno sono stata a Milfontes, in Portogallo, a surfare. Partirei da lì. Oppure prenderei l' aereo e andrei negli Usa. Il mondo l' ho girato tutto, però ho visto solo alberghi e piscine».
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L' amore. Urge un collega che accetti l' inveterata abitudine del pisolino a metà pomeriggio.
(ride) «È vero. Finora ho avuto fidanzati solo nel mio ambiente. Il pisolino è uno dei tanti dettagli della routine di una professionista dello sport: si esce sabato sera solo se non ho gare la domenica, per esempio.Forse a un non nuotatore sarebbe difficile farlo capire».
Nella relazione è un tipo appiccicoso?
«Le mie storie sono iniziate sempre come un treno in corsa. Sono andata a convivere subito. Il problema è che fare tutto insieme consuma più velocemente il rapporto».
Ma da sola ci sa stare?
«Oggi sì. È un anno e mezzo che sono sola. Ne avevo bisogno. Il silenzio di casa mi ha aiutato tanto. Da quando è morto il mio storico allenatore, Alberto Castagnetti, ho avuto serie difficoltà a dormire da sola.
All' inizio facevo intere notti insonni: avevo paura non so nemmeno io di cosa. Sentivo un rumore e saltavo.
Totalmente irrazionale. Prendermi i miei spazi mi ha aiutato».
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E poi oggi c' è Vanessa.
«Un cucciolo di bulldog francese di cui mi sono innamorata perdutamente. Volevo un cane da anni, benché io sia una gattara. Mi scoraggiavano: è peggio che avere un figlio! Sono felicissima di aver rotto gli indugi. Le sto insegnando a sporcare fuori. E quando viaggerò, la affiderò ai nonni».
Che qualità deve avere un uomo per piacerle?
«Mi deve parlare. Ci devo fare dei discorsi seri e dei ragionamenti profondi. Le cose superficiali non mi piacciono. O meglio: non mi piacciono più».
Un uomo affascinante secondo lei?
«Giovanni Malagò: disponibile con tutti e super professionale nel lavoro. Ci sentiamo spessissimo, ogni volta che ci succede qualcosa ce lo raccontiamo».
Una donna affascinante secondo lei.
«Monica Bellucci. È come se avesse un' aura intorno.
Stra-affascinante: da come parla con i suoi figli a come si muove».
Accompagnata da Malagò potrebbe accettare di sfidare la sua paura più grande, nuotare in mare aperto?
«L' ho fatto! Eravamo in barca, durante un aperitivo in Sardegna: mi ha preso da dietro e mi ha scaraventata in acqua. Un simpatico scherzone! Panico totale, sembravo una scema».
La celebre competitività da chi l' ha presa?
«Beh papà si rifiuta di perdere anche a carte. Mia mamma, invece, ci ride sopra. Nonno è stato lottatore di greco-romana. Ho visto le foto: era bellissimo».
Agli Europei di Glasgow, lo scorso agosto, lei presente, la fragorosa esplosione di Simona Quadarella. Tre ori nel tuo stile libero. Più giovane di 11 anni. Cosa ha pensato?
«Finalmente...».
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Sia sincera.
«Nessun pensiero negativo. È stata brava, non c' è nient' altro da dire».
Cosa rimane della Federica imbronciata di Atene 2004, argento a 16 anni?
«Non ero imbronciata, ero felicissima! Un argento da matricola: impensabile alla vigilia. Mi veniva tutto facile, quasi senza sforzo. Però sono passati 14 anni, è cambiato tutto. Quella ragazzina non esiste più».
Si è mai fatta una canna?
«Mmmm... Ebbene no. Ho cominciato a fare l' antidoping a 14 anni: sarebbe stato stupido buttare tutto nel cesso per un tiro. Ci dovrà essere una prima volta nella vita, ma dopo il nuoto».
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Primo giorno da ritirata. Cosa fa?
«Starò un po' a Tokyo perché il Giappone mi diverte. E poi inizio la mia vita normale».
Casa dove sarà?
«A Verona. Mi ci sono allenata tanti anni, mi piace».
Le piace anche questa Italia con i ponti che crollano, i barconi degli immigrati tenuti al largo e il reddito di cittadinanza?
«È difficile dire di sì. Posso dare un' opinione ma non sono una politica e quindi alla fine conta meno di zero.Non si capisce perché sia così complicato trovare il modo di mettere a posto il ponte di Genova quando negli Usa, dopo gli uragani, ricostruiscono le città in una settimana. Noi abbiamo una lentezza congenita in tutto, una burocrazia che non fa passare niente, una giustizia troppo lenta. E l' incapacità di proteggerci e promuoverci nel mondo. In America vai a vedere un buco per terra e ti fan pagare dieci dollari, a Verona scoppia la polemica se chiedono 5 euro per affacciarsi dal balcone di Giulietta. Poi pensi che dopo tanti anni le cose cambieranno, finalmente, che il giro dopo sarà quello buono. Macché. Invece no».
Una famiglia sua come se la immagina?
«Dai due figli in su. Vanessa che scodinzola in giro. E l' armonia che c' è nella mia famiglia d' origine».
Cosa direbbe al tuo idolo Roger Federer, se lo incontrasse?
«Gli chiederei come gestisce le sconfitte e l' autografo, cosa che nella mia vita ho fatto solo con Franziska van Almsick. Lo tengo ancora nel portafoglio insieme alla sua dedica: rimani come sei».
Che effetto le fa vedere il tuo ex, Filippo Magnini, uscire dalla Procura antidoping del Coni con la richiesta di 8 anni di squalifica?
«Qualsiasi cosa dicessi amplificherebbe la cosa, nel bene o nel male. Scusa ma non voglio parlarne».
Ma insomma, dopo tre lustri di nuoto, medaglie e esposizione mediatica, cosa non abbiamo ancora capito di Federica Pellegrini?
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(lunga riflessione) «La mia doppia personalità, che - tranquilli - non è patologica. Le due persone che sono in gara e fuori, tipo dottor Jekyll e mister Hyde. E che, in fondo, dopo tutti questi anni, credo di non aver più molto altro da dire».
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