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    ECCO COME LE COMPAGNIE ASSICURATIVE FREGANO I VIAGGIATORI – LA DENUNCIA DEL SENATORE AMERICANO ED MARKEY: “I CONSUMATORI RICEVONO PRESSIONI PER PIANI CON COPERTURA TOTALE, MA IN REALTÀ OFFRONO MOLTO POCO” – COME FUNZIONA? LE LINEE AEREE AUMENTANO LE PENALI PER MODIFICARE I VOLI, COSÌ DA INDURRE I PASSEGGERI A VOLERSI PROTEGGERE. MA, QUANDO SI CHIEDE IL RIMBORSO…


     
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    Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

     

    volo ritardo volo ritardo

    Le grandi compagnie aeree, i siti globali che vendono i biglietti online in tutto il mondo, e le assicurazioni che forniscono la presunta protezione per le emergenze e le cancellazioni, imbrogliano i clienti. E' la pesante denuncia del rapporto "Flyer Beware", pubblicato il 21 agosto scorso dal senatore democratico del Massachusetts Ed Markey.

     

    Nei mesi scorsi il politico americano ha condotto uno studio sulle assicurazioni per i viaggi, che ha incluso 16 grandi operatori globali, cioè le linee aeree Alaska, American, Delta, Frontier, JetBlue, Southwest, Spirit, Sun Country, United, e i siti CheapOair, Cheaptickets, Expedia, Hotwire, Orbitz, Priceline e Travelocity. L' analisi poi è stata allargata alle compagnie assicurative AIG Travel Guard e Allianz Global Assistance, che in pratica hanno il monopolio delle polizze offerte.

     

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    La promessa Il risultato è stato devastante: «I consumatori ricevono pressioni per comprare piani che promettono una copertura estesa o addirittura totale, ma in realtà offrono molto poco, lasciandoli senza la sicurezza che pensano di aver acquistato, e spesso senza i loro soldi».

     

    Il meccanismo denunciato da Markey fa sembrare Totò che vendeva la Fontana di Trevi un dilettante. Le linee aeree hanno aumentato enormemente le penali per modificare i voli, creando quindi nei passeggeri il bisogno di proteggersi.

     

    assicurazione viaggio assicurazione viaggio

    Per soddisfarlo hanno iniziato a promuovere le polizze, che così sono diventate un affare miliardario. Nel solo 2016 i viaggiatori hanno speso 2,8 miliardi per la "travel protection", cioè 2,5 volte in più del 2004. Queste polizze vengono aggressivamente promosse sui siti come Expedia, dove non puoi acquistare un biglietto senza premere un tasto con cui le rifiuti. Il modo in cui vengono presentate è ingannevole.

     

    Da una parte, infatti, trovi un visibilissimo tasto verde che ti esorta ad acquistare la pace, attraverso la copertura totale; dall' altra invece c' è un piccolo tasto grigio, che ti domanda se sei davvero deciso a rischiare l' intero prezzo del biglietto.

     

    aeroporto aeroporto

    Nascoste da qualche parte ci sono le "fine print", cioè le regolette che limitano l' assicurazione, rendendo ridicola la promessa di essere totale. Nell' ottobre del 2017, ad esempio, un viaggiatore aveva acquistato una polizza per la sua vacanza a Porto Rico.

     

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    Poi era arrivato l' uragano Maria che aveva distrutto l' isola, e lui era stato costretto a cancellare. Quando aveva chiesto il rimborso, però, l' assicurazione gli aveva risposto che il suo caso non era incluso. Ma allora a cosa serve farla? Ancora più odiose sono le esclusioni di intere categorie, come chi soffre di problemi mentali, ovviamente nascoste. Se hai un attacco di depressione o di panico, scordati il rimborso. L' ipocrisia e la discriminazione sono abbaglianti.

     

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    Negli Usa quando succede una strage come Parkland, la lobby delle armi dà subito la colpa alle malattie mentali, che richiederebbero più attenzione. Poi però chi ha disturbi psichici viene trattato come un cittadino di terza categoria.

     

    Nessun responsabile

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    Quando il viaggiatore chiede il rimborso, e viene negato, inizia lo scaricabarile. Expedia risponde che vende solo la polizza; il broker Aon dice che la gestisce, ma non la scrive; AIG tace, e ti lascia solo l' opzione di denunciare il caso alle autorità statali.

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    Markey suggerisce agli utenti di controllare le polizze, ma in sostanza invita a non comprarle, in attesa forse di prendere una iniziativa legislativa. Questi siti però operano su scala globale e quindi qualunque governo, incluso quello italiano, avrebbe il diritto, o il dovere, di intervenire per regolarli e mettere fine all' imbroglio.

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