GIANNI MION
I legali della difesa respingono al mittente le accuse mosse da Gianni Mion, ex ad di Edizione, “cassaforte” della famiglia Benetton, durante l'audizione di ieri nell'ambito del processo per il crollo di Ponte Morandi a Genova.
«La stampa di oggi riporta con enfasi, travisando, e come se fossero state davvero attendibili le dichiarazioni rese ieri all'udienza dal signor Mion», contestano gli avvocati, tra i quali quelli dell'ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci.
giovanni castellucci
«Attesa la rilevanza che si è così impropriamente riconosciuta a siffatte dichiarazioni, le difese rappresentano che le dichiarazioni di Mion sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che all'esito dell'esame si è dimostrato inattendibile».
«Per certo», proseguono gli avvocati, «vi è che il signor Mion della riunione 'memorabile' non ricordava il giorno, il mese, l'anno, la stagione e neppure i partecipanti di quella riunione e, ad espressa domanda della difesa, ha smentito la consapevolezza di qualsiasi rischio di crollo. Anzi, ha confermato che gli uffici tecnici preposti avevano garantito la sicurezza della infrastruttura».
GIANNI MION
«Del resto, nell'esame odierno una figura apicale di Aspi quale l'ingegner Tozzi ha escluso che nel corso delle cosiddette 'induction' e in particolare nella riunione di settembre 2010 siano mai emersi 'difetti di progettazione' o rischi di alcun genere riferiti al ponte Morandi», evidenziano i legali della difesa, Giovanni Paolo Accinni, Guido Carlo Alleva, Roberta Boccadamo, Marcello D'Ascia, Alessandro Di Giovanni, Filippo Dinacci, Roberto Fiore, Carlo Marchiolo, Riccardo Olivo, Giorgio Perroni, Nicola Santi, Luca Sirotti e Francesco Tagliaferri.
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«Infine, è ampiamente emerso a dibattimento come nessuno abbia potuto riferire a Mion di una "autocertificazione”. Infatti, la sorveglianza sul ponte avveniva sia attraverso Spea sia attraverso altre società terze ed esperti qualificati che nel corso degli anni si sono avvicendati».