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    LA DIPLOMAZIA DEL DOLLARO - OBAMA NOMINA AMBASCIATORI UNA SERIE DI SCHIAPPE, CON L’UNICO MERITO DI AVER RACCOLTO MILIONI PER LA SUA CAMPAGNA


     
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    Glauco Maggi per "Libero Quotidiano"

    Obama e MccainObama e Mccain

    Le recenti audizioni al Senato per la conferma dei candidati cari a Obama che faranno gli ambasciatori dell'America in Argentina, Norvegia e Ungheria sono state un cabaret, i cui "attori" hanno tutti un tratto comune: l'essere stati solerti «bundlers», cioè raccoglitori di milioni di dollari per l'elezione di Barack.

    Prendiamo Noah Bryson Mamet, fondatore di una società di consulenza politica e che aveva lavorato anni fa per lo Speaker democratico della Camera Richard Gephardt. Le sue credenziali per il posto? L'aver ammassato un milione di dollari per far eleggere Obama nel 2008 e nel 2012, a 500 mila per volta. Il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, cubano-americano, gli ha chiesto nel previsto interrogatorio in Congresso «Mister Mamet, è mai stato in Argentina? »

    Con la faccia color cenere, Mamet ha ammesso di non averla mai visitata: «Non ho mai avuto l'opportunità di andare in Argentina. Ho viaggiato piuttosto intensamente per il mondo, ma non ho ancora avuto quella chance », ha detto. Ma è solo l'ultimo caso.

    noah mametnoah mamet

    Qualche settimana fa era stato il senatore del GOP dell'Arizona John McCain a rivolgersi al designato ambasciatore americano in Norvegia, George Tsunis, con la domanda più banale: «Mister Tsunis, è mai stato in Norvegia?». «No, non ci sono stato », ha ammesso Tsunis, magnate di hotel di Long Island, New York, che ha contribuito, come "bundler", almeno 1,3 milioni di dollari a Obama e ad altri democratici. La sua deposizione è stata definita da un giornale scandinavo «una performance incerta e incoerente».

    Ma sono stati teneri perché Tsunis ha detto tra le altre stupidate sulla Norvegia che «ha un presidente», mentre ha il re ed è una monarchia costituzionale, con il parlamento e un governo democratico. Su questo aspetto Tsunis ha sparato un'altra gaffe, prova di solida ignoranza sull'attualità politica del Paese dove «lavorerà ». Ha infatti descritto il Progress Party, un partito anti-immigrazione, come una fazione estremista di «elementi marginali che sputano il loro odio. La Norvegia è stata immediata nel denunciarli ». McCain lo ha subito impietosanente corretto, informandolo che il Progress Party è nella coalizione governativa con sette ministri.

    tsunistsunis

    E poi c'è l'Ungheria. La candidata Colleen Bell, che di mestiere produce "soap opera", aveva trovato il tempo di tirar su, per Obama, 500 mila dollari e si è meritata Budapest. Alla ovvia richiesta di McCain di spiegare quali sono gli interessi strategici Usa in quel Paese, si è impappinata come una liceale che mena il torrone perché non ha studiato. «Beh, abbiamo i nostri interessi strategici, nei termini di quali sono le nostre priorità in Ungheria, penso che le nostre priorità sono, come ho detto, le relazioni sulla sicurezza e anche il far rispettare la legge e promuovere le opportunità di business, incrementare il commercio... ».

    «Chiedo ancora, quali sono i nostri interessi strategici?», l'ha interrotta McCain. «Collaborare come alleati Nato per promuovere e proteggere la sicurezza per entrambi i Paesi e per il mondo, continuare a lavorare insieme sulla causa dei diritti umani...». «Grande risposta», ha concluso McCain con disprezzo. Anche Paesi di massima importanza, come la Cina e il Giappone, non hanno avuto da Obama il rispetto di avere diplomatici di provata competenza.

    LA NEO AMBASCIATRICE USA IN GIAPPONE CAROLINE KENNEDY A TOKYOLA NEO AMBASCIATRICE USA IN GIAPPONE CAROLINE KENNEDY A TOKYO

    Max Baucus, senatore democratico di lunga pezza, è stato di fatto premiato alla carriera con il posto di Pechino. «Non sono un vero esperto della Cina», ha candidamente risposto alla domanda sulle sue opinioni sul paese comunista. E Caroline Kennedy, un cognome che le ha aperto mesi fa la strada per Tokyo, ha avuto un esordio diplomaticamente infelice, definendo «disumana» la tradizionale caccia ai delfini.

    È una tradizione nata prima che la tua nazione sia stata fondata», le si sono rivoltati contro i giapponesi via twitter. Una parte dei mammiferi catturati - la specie non è protetta da trattati internazionali anche perché non è a rischio di estinzione - finiscono negli acquari, mentre il resto viene mangiato. Già il documentario "Cove" , che aveva vinto un Oscar, aveva condannato la loro caccia ed era stato definito da Tokyo anti-giapponese, un attacco ai loro costumi.

    Obama con Janet Napolitano e Caroline Kennedy Da La StampaObama con Janet Napolitano e Caroline Kennedy Da La Stampa

    Ora è il neo-ambasciatore Usa che è andata lì di persona a dare una lezione. Comodo il «multiculturalismo » dei liberal: non si sa di ambasciatori Usa nei Paesi musulmani che attacchino pubblicamente la pratica di picchiare le mogli, tre o quattro che siano, ma in Giappone la Kennedy bastona i locali che vanno a caccia di delfini.

     

     

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