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    LA DONNA DELL’ANNO È AUGUST AMES, CHE CON IL SUICIDIO DA PORNOSTAR E' DIVENTATA SUPERSTAR: È LA PIÙ CERCATA SUI SITI, CHI LA COPRIVA DI INSULTI ACCUSANDOLA DI OMOFOBIA OGGI SI SCUSA, PIANGE E SI FA LE SEGHE SUI SUOI FILM - LA SUA FICA È DIVENTATA LEGGENDA, UNA RELIQUIA SACRA DI CUI HANNO REALIZZATO GIF ANIMATE E INCORNICIATE D’ORO - ‘CI MANCHI’, ‘FAREMO LA FILA SULLA TUA TOMBA, TROIA’ (FOTO E VIDEO V.M. 18)


     
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    Valeria Montebello per www.linkiesta.it

     

    La persona dell'anno -e non solo del mondo del porno- è August Ames, protagonista di 270 pellicole a luci rosse, che si è impiccata nel parco pubblico di Camarillo, vicino Los Angeles, un mese fa, a 23 anni. Non si è certo guadagnata il podio per il gesto tragico, tantomeno per le sue prodezze sessuali. Ma per gli eventi successivi alla sua morte sì. Non è possibile parlare del perché si sia uccisa.

     

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    Ci sono centinaia di articoli che discutono del cyberbullismo che ha subito nei giorni precedenti (e del suo “Fuck y’all” della sera prima): il 3 dicembre Ames ha scritto su Twitter che non intendeva lavorare con un ragazzo che aveva girato porno gay. Accuse di omofobia come se piovessero. Odio a fiumi.

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    Nonostante la gogna, Ames non ha cambiato la sua posizione, anzi, ha ribadito: “Scegli con chi vuoi lavorare. Non fare nulla che ti faccia sentire a disagio. Condividi i tuoi pensieri. Hmmm, bene. Ho fatto tutte queste tre cose e mi avete coperta d'immondizia”.

     

    Non si vuole parlare nemmeno di tutte le parolacce, degli insulti, di Jaxton Wheeler che le ha scritto: “Il mondo aspetta le tue scuse, o che ingoi una pillola di cianuro. Vanno bene anche entrambe le cose”. E poi le scuse, le condoglianze, le emoticon. Dalle stesse persone. Le stesse persone che le hanno scritto cose tipo “Scema del cazzo devi morire” poi le scrivono “Scusa, mi spiace, ora mi sento solo e vuoto xoxo” e, plausibilmente, si fanno le seghe guardandola su Pornhub.

     

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    La morte cancella tutte le brutture, converte l'odio in rinnovato amore. August Ames ha pagato il suo presunto errore con la morte, giustizia è stata fatta, non può più dire niente, non può più reagire, quindi torna ad essere innocente, una vittima. Non si parla nemmeno della sua depressione, della sua doppia personalità, degli abusi sessuali, del fatto che le pornostar per conservare un certo tipo d'immagine debbano mascherare i problemi e August ci è quasi riuscita su tutti i suoi profili tranne per un video su Instagram in cui s’ingozza di muffin struccata, evidentemente strafatta, e dice -si capisce appena, ha la bocca piena di panna- “DAMN, I NEED TO STOP”.

     

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    Conta e si può parlare, invece, del fatto che prima della sua morte era la star del porno - è stata nominata Best New Starlet per gli Adult Video News Awards, gli Oscar del porno, ha vinto sterminati premi di cui andava molto fiera: lo Spank Bank Technical Awards come “Best Canadian Treat Since Maple Syrup” (!!!), e nelle categorie “Best Cleavage” e “Sexiest Five Hole”, poi l'ultimo: l'AVN nella categoria “Most Spectacular Boobs”.

     

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    E che dopo la sua morte è diventata la Superstar del porno. Oggi August è la prima ricerca su tutti i siti, è quella di cui si vedono più video in assoluto, la pornostar più cliccata del 2017. Su di lei montano video commemorativi con musiche tristi in sottofondo. Ce n’è uno che dura più o meno un’ora: Wish you were here suona su close up della sua vagina ferma, che si muove, toccata, schiaffeggiata, con le telecamere intorno, dentro, fuori. Scorrono scritte “Rip August” “Best pussy ever” “We love u 4 ever”.

     

     

     

     

     

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    La sua fica è diventata leggenda, un talismano. Ci sono descrizioni dettagliate come se si trattasse di una macchina dotata di ogni tipo di comfort, gif, quadretti con cornici dorate. E le sue prodezze, il suo modo di scopare è diventato “un modo diverso da quello delle altre pornostar”.

     

    È diversa dalla Nappi tutta tecnica e ripetizione del gesto senza incanto. August non è un robot, non è fredda. È calda come il mese in cui è nata, come il suo nome. August, morta, come Ligeia, “l’amata, la maestosa, la bella, la morta”, si proietta nel revival e nella sopravvalutazione non meno che le zampe d'elefante (per gli anni 70) e le spalline imbottite (per gli anni 80).

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    Cosa vuol dire? Che la morbosità tira? Si sa. Che pensare che non potrà fare un altro video porno fa apprezzare di più quelli vecchi? Può essere. Che si è un po' tutti necrofili? Sotto la sua ultima foto su Instagram c'è uno scroll di commenti infinito che continua, l'ultimo è di cinque minuti fa: “Happy new year in heaven auggie. Never forgett u”.

     

    Spesso si commenta per essere letti dalla persona in questione, in negativo o in positivo, si cerca una reazione. In questo caso no. Parlano da soli, è una totale celebrazione narcisistica. C'è chi scrive “Ti scoperei anche da morta”, c'è chi scrive che continua a guardare i suoi video ma si sente “really uncomfortable”.

     

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    Perché cerchi il suo nome sulla barra con la lente sapendo che è morta. Perché mentre guardi quel video ti passa per la testa che è sotto terra. Nonostante ciò lo continui a cercare e lo continui a guardare. Amare una persona morta è nostalgia ma volerci fare sesso è necrofilia. Qui è tutto mischiato. È una strana forma di necrofila che la converte in oggetto di desiderio ancora più classico, e perverso: un oggetto inanimato al quale viene attribuito quasi un potere magico (“magic pussy”) in virtù di uno spostamento semantico che la trasfigura per investirla di un significato simbolico, di gruppo.

     

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    Quasi tutti parlano al plurale. “Ci manchi”. Insieme a “Ci sarà la fila anche sulla tua tomba, troia”. Ma in US, si sa, è tutto parecchio strano. La necrofilia fino al 1965 non era ritenuta un crimine. Quando nel 1979 Karen Greenlee, la più nota necrofila dei giorni nostri (era una donna!), impiegata alle onoranze funebri di Sacramento, fu scoperta in fuga con i resti di un giovanotto, dovettero multarla per eccesso di velocità ma non per l'atto in sé. Perfino oggi solo 16 Stati hanno inserito nei loro codici il reato di necrofilia.

     

    E, come scrive Mary Roach, il linguaggio di ciascuno riflette il suo carattere: il taciturno Minnesota fa riferimento a coloro che “conoscono carnalmente un cadavere”, il disinibito Nevada dice a chiare lettere “è reato praticare cunnilingus, fellatio, o altra intrusione di qualsiasi parte del corpo ecc ecc”.

     

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    Nella morte l’oggetto d’amore si dà con assoluta certezza, si piega ad un possesso totale, assoluto. Quello che succede nei video porno di cui Ames è protagonista è proprio questo: quasi sempre a disposizione, ai limiti della degradazione - consensuale, certo. E ora lo è ancora di più, non solo nella finzione, anche nella realtà. La sua vicenda sancisce il passaggio fra vita e morte attraverso i social.

     

     Ames non è come Moana o Marilyn, non può diventare un'icona, non si distacca così tanto, non c'è carne alla brace per farla diventare una specie di mito romantico. Loro sono diventate fantasmi, opere d'arte. August è l'anti-icona, e continuerà ad essere guardata così, senza mediazioni, finché non arriverà qualche altro zombie che le porterà via lo scettro.

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