Paola Di Caro per il Corriere della Sera
Berlusconi e Meloni
La sfida è duplice: con gli avversari, per conquistare la maggioranza. E con gli alleati, per contare di più dopo il voto, comunque vada. E nel centrodestra si fa ogni giorno più aspra su un tema delicato: che succede se il 4 marzo nessuno esce trionfatore dalle urne? Ieri è stata la giornata in cui Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sono quasi entrati in rotta di collisione sul punto.
Con il leader di Forza Italia che ribadisce come il suo obiettivo unico sia portare a casa la vittoria del centrodestra, ma senza dover sottostare a patti o giuramenti di fedeltà all' alleanza, e la leader di Fratelli d' Italia che non si fida e chiede a tutti i candidati del centrodestra, e soprattutto all' ex premier e a Salvini, di sottoscrivere la clausola «anti-inciucio» che lei stessa farà firmare ai candidati del suo partito in una manifestazione a Roma il 18 febbraio.
GIORGIA MELONI MARCO MINNITI
Si capisce come per la Meloni questa possa diventare una bandiera ben visibile da sventolare in campagna elettorale, e come invece per Berlusconi non sia il primo tema da affrontare. Per questo ieri il leader azzurro - che ha ripreso a partecipare a trasmissioni televisive e radiofoniche a «pieno ritmo, e così continuerà a fare nelle prossime settimane» come assicura Sestino Giacomoni - ieri ad Agorà su Rai 3, interrogato sulla possibilità di sostenere l' iniziativa «anti-inciucio» della Meloni ha risposto che no, non ci andrà perché «non sono d' accordo con la parola inciucio: in Germania da 70 anni c' è una coalizione. Si deve distinguere tra patto segreto ed eventuali accordi dichiarati».
sestino giacomoni
Parole che hanno fatto scattare subito la leader di FdI, che si è dichiarata «basita» per «l' apertura ad una coalizione allargata», nonché delusa. È stato dunque lo stesso Berlusconi a dover subito precisare il senso delle sue parole: «Non so dove la Meloni ha letto di una mia apertura ad una coalizione allargata: lo escludo nella maniera più assoluta. Se non ci sarà una maggioranza, sarà necessario tornare alle urne, perché non c' è nessuna possibilità di andare a fare un governo con questo Pd o con il M5S», quest' ultimo considerato il vero avversario da battere.
berlusconi_casini
Ha preso atto la Meloni della precisazione, ma in serata è tornata all' attacco, chiedendo sia a Berlusconi che a Salvini di partecipare alla sua manifestazione sottoscrivendo «un atto solenne», perché «dire che non si è disponibili agli inciuci e non essere disposti a firmare un patto anti-inciucio è incoerente».
Berlusconi comunque continua per la sua strada. Assicurando che certo esistono diversità nella coalizione - «altrimenti saremmo un partito unico » -, ma che il vincolo che Forza Italia, Lega, FdI e NcI è dato dalla firma del programma comunque, e quello conterà. Poi parla degli avversari, prendendosela con Pier Ferdinando Casini che «mai sarei arrivato ad immaginare potesse candidarsi nel Pd» e dando atto a Matteo Renzi di aver «eliminato il comunismo» dal suo partito trasformandolo in una forza «socialdemocratica».
renzi alla festa per i dieci anni del pd
Mossa che comunque non porterà al successo il leader dei dem: «La sinistra non è più in campo. Oggi lo scontro è tra il M5S e la nostra coalizione dei moderati». Si chiude con le sue condizioni di salute: «Io ho partecipato alla stesura delle liste e ho sofferto perché di natura sono eccessivamente buono... Tanto è vero che ho dovuto fare una sosta di qualche giorno perché mi era arrivata a 200 la pressione massima. Quindi, il mio medico mi ha detto: le liste falle fare agli altri. Invece ho partecipato, ma il 90% delle scelte è stato fatto dai coordinatori regionali».