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    LA FAMIGLIA DI TEODOSIO LOSITO NON SI OPPONE ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DELL'ACCUSA D'ISTIGAZIONE AL SUICIDIO NEI CONFRONTI DI ALBERTO TARALLO - NEL DECRETO DEI PM SI SOSTIENE CHE LA CAUSA DEL DISPERATO GESTO DI LOSITO E’ DA RICERCARE NEL “PRECARIO STATO D'ANIMO CHE LO STESSO VIVEVA IN QUEGLI ANNI A CAUSA DEI PROBLEMI SOCIETARI LEGATI ALL'ARES FILM” - OVVERO PER I SOLDI PERSI DIETRO A PROGETTI TELEVISIVI RIFELATISI UN FLOP - I DUBBI CHE RESTANO SUL RITROVAMENTO DEL CORPO E LA STRANA RAPIDITA’ CON CUI FU CREMATO IL CORPO DI LOSITO…


     
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    Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera – ed. Roma”

     

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    Si arrende Pino Losito, fratell o del più celebre Teo, sceneggiatore morto suicida l'8 gennaio del 2019 in una villa (Villa Dafne in provincia di Roma) che rifletteva ego e successi del suo amato compagno Alberto Tarallo, produttore della Ares film. Non si opporrà alla richiesta di archiviazione del pm Carlo Villani che, assieme all'aggiunto Paolo Ielo, ha imposto la fine alla lunga saga (mediatica anche) di Zagarolo proponendo l'archiviazione del reato d'istigazione al suicidio nei confronti dello stesso Tarallo.

     

    «Le cause del disperato gesto di Losito sono verosimilmente attribuibili al precario stato d'animo che lo stesso viveva in quegli anni a causa dei problemi societari legati all'Ares film» è scritto nel decreto parzialmente anticipato da Repubblica.

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    Soldi. Persi dietro progetti televisivi rivelatisi effimeri. Il denaro più ancora della fama sembra essere il vero motore dell'Ares gate come è stato ribattezzato il presunto scandalo Tarallo. Ma il produttore può tranquillizzarsi, il suo avversario Losito lascerà libero il campo, evitando di presentare ricorso anche in sede civile contro l'attribuzione della polizza da 300mila euro al produttore. Provato e forse riluttante Pino deve pensare a chi è rimasto. Lui, la figlia. Quindi ha dato mandato al suo avvocato, il penalista Stefano De Cesare di fermarsi.

     

    Resta il grumo di dubbi (personali, giudiziari) attorno alla morte per impiccagione dello sceneggiatore e al quieto allestimento della scena di fronte alla quale si sono trovati i carabinieri dell'autorità giudiziaria di Tivoli all'epoca.

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    Tutto «perfettamente in ordine» con il corpo disteso «sul letto della camera in uso al defunto» pronto per essere cremato «con una non comune rapidità» scrivono i pm. Vivono altri due capitoli giudiziari: il falso ipoteticamente commesso da Tarallo sul testamento Losito (e sulle sue lettere) più la bancarotta nei confronti della Ares, fallita nel 2020 a dispetto dei tanti, melò realizzati e imputata anch' essa al produttore.

     

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    Ma allora, di nuovo, dove sono finiti i soldi? «Io - fa mettere a verbale Pino - avevo sentito il giorno prima mio fratello per questioni familiari relative a un conto corrente portoghese intestato a lui per paura del fallimento della Ares film e utile a spostare il denaro in Portogallo ma non aveva lasciato trapelare nulla su quanto poi accaduto» Non si sa ancora se la pista portoghese sia stata esplorata dai pm in relazione alla bancarotta societaria ma intanto il decreto della Procura fotografa un retroscena curioso raccontato ai magistrati da Patrizia Marrocco all'epoca deputata forzista: «Teo ...mi diceva che Alberto voleva far finta di lasciarsi con lui perché l'opinione pubblica doveva ripulire la sua figura fatta con la società Ares». Nulla, si sa, è mai quello che appare.

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