Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Per il Pd una direzione non basta, ce ne vogliono due.
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Solo dopo i dem convocheranno la loro assemblea nazionale per avviare il percorso congressuale. Perciò quella di domani dovrebbe essere una riunione per analizzare il voto, in attesa della prossima.
Sempre che alla fine non prevalga l'idea, lanciata da chi si oppone a Stefano Bonaccini, di prorogare Letta. Nella confusione in cui versano i dem sta prendendo piede anche questa ipotesi.
Per come stanno andando le cose sembrerebbero perciò aver vinto questo set della partita che si sta giocando all'interno del Pd quelli che vogliono mandare alle calende greche il congresso per sbarrare il passo a Bonaccini. Si allungano i tempi per logorarlo.
LETTA BERSANI
E tra i supporter del «governatore» c'è chi teme che possa «scappare se capisce in che pantano si sta infilando».
Al Nazareno sostengono invece che non si sta facendo melina ma si cerca di evitare le divisioni. Che il Pd sia due partiti in uno, del resto, è sotto gli occhi di tutti. Ci sono due linee politiche diverse. In realtà ci sono sempre state, dai tempi della segreteria Zingaretti, ma in questo momento di difficoltà emergono con maggior nettezza.
LETTA BETTINI BONACCINI
Una linea l'ha illustrata con grande chiarezza Goffredo Bettini: «Senza il M5S non resta alcuna prospettiva se non l'isolamento, un rapporto unitario è un arricchimento per entrambi». Di questo Bettini è convinto non da ora, perciò continua a coltivare i suoi rapporti con Giuseppe Conte.
La pensa nello stesso modo Michele Emiliano: contrario sin dall'inizio alla rottura con i 5 Stelle, il governatore della Puglia ha fatto campagna elettorale anche per loro, invitando gli elettori a votarli se proprio non volevano appoggiare il Pd. E ora preme perché «si avvii un cammino costruttivo» tra dem e grillini, perché il futuro della sinistra, a suo avviso, è l'alleanza tra Pd e 5 Stelle. Su questa linea Francesco Boccia. Il responsabile Enti Locali subito dopo la sconfitta elettorale è tornato a insistere sulla necessità di rimettere in piedi «il campo largo».
LUIGI DI MAIO E ENRICO LETTA
Boccia, che continua ad avere contatti con Giuseppe Conte, e che spera ancora nel miracolo di un'intesa con i grillini in vista delle regionali di Lazio e Lombardia, spiega: «Io penso che sia assolutamente inevitabile l'alleanza con chi si rivede nel campo progressista come il Movimento 5 Stelle». Secondo il responsabile Enti Locali dem «le alleanze andranno votate al congresso».
Più sfumato sul tema dei rapporti con il M5S Andrea Orlando. Il ministro del Lavoro, che alla fine potrebbe essere l'anti Bonaccini al Congresso che verrà (quando verrà), non ha comunque mai escluso in maniera categorica che prima o poi Pd e Movimento 5 Stelle si sarebbero incontrati di nuovo. Lo stesso dicasi per il vicesegretario dem Peppe Provenzano. Anche il «figliol prodigo» Roberto Speranza, che dovrebbe tornare con i compagni di un tempo, guarda al M5S, tant' è che ha più volte esternato le sue perplessità sulla decisione del Pd di rompere con Conte.
GOFFREDO BETTINI
L'ala riformista del Pd, però, non la pensa così. La componente guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini non esclude a priori la possibilità di allearsi (soprattutto in alcune realtà locali) con i grillini, ma non li insegue. La convinzione di Base riformista è la stessa di Enrico Borghi: «Dobbiamo ancora capire se il M5S può essere considerato di sinistra». Non sembra nutrire alcun dubbio in proposito Matteo Orfini, che anzi critica il suo partito perché è andato a «spiegare agli elettori che Conte è di sinistra, cosa peraltro discutibile». Ma questi esponenti dem hanno delle difficoltà a instaurare un rapporto con il Terzo polo, il cui obiettivo è quello di far saltare il Pd, che loro invece vorrebbero riportare alle ragioni originarie. Ritengono di poterlo fare con Bonaccini, la cui candidatura, peraltro, metterebbe in difficoltà sia Calenda che Renzi perché indebolirebbe il loro progetto. Solo l'ex ministro Beppe Fioroni apre con nettezza al Terzo polo: «Non abbiamo certo chiuso Ds e Margherita per andare a fare i gregari di Conte. Noi dobbiamo instaurare una dialettica positiva con Azione e Italia viva».
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