Antonio Valentini per www.corriere.it
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«Ciò che mi indigna è che sia proprio De Falco a ritenersi vittima di una strumentalizzazione mediatica». Rossella ha 21 anni, ma fin da quando ne aveva 15 ha dovuto fare i conti con l’invadenza degli altri nella sua vita privata, che avrebbe potuto interferire con un percorso adolescenziale fino ad allora lineare. È la figlia di Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata al Giglio, in carcere a Rebibbia per scontare una condanna a 16 anni.
Rossella Schettino affida a Facebook il suo sfogo, dopo che il Corriere della Sera ha raccontato che la moglie di Gregorio De Falco, ora candidato al Senato per il M5S, si è rivolta alla polizia al termine di una vivace discussione con il marito, che coinvolse anche la figlia. Raffaella De Falco non ha presentato querela (e ha sostenuto che la violenza non c’è stata, ndr), ma gli agenti hanno steso un verbale poi inviato agli uffici centrali di Roma, visto che i fatti riguardano un candidato alle prossime elezioni.
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«CROCIFISSIONE MEDIATICA»
Il post di Rossella Schettino ha ottenuto più di cento condivisioni e centinaia di like. Il suo sfogo è diretto contro Gregorio De Falco: «Proprio lui che con la celebre telefonata del “Vada a bordo ca..o”, crocifisse mediaticamente mio padre. Quale tutela ebbi io che all’epoca avevo 15 anni? Quale rispetto ci fu nei miei confronti? Queste cose non gli interessavano quando rilasciava certe dichiarazioni? Chi diede quella telefonata in pasto ai giornali?».
«QUEI TONI INUTILMENTE AGGRESSIVI»
ROSSELLA SCHETTINO E IL SURFCRUISE
Erano giorni difficili per l’Italia. Da poco si era insediato il governo Monti e lo spread aveva raggiunto, nel novembre 2011, quota 574. Il Paese era sull’orlo del default e il naufragio della Concordia, la sera del 13 gennaio 2012, assurse a esempio del disastro nazionale, con la figura dell’eroe che faceva il proprio dovere (Gregorio De Falco) e dell’anti-eroe che abbandonava la nave mentre affondava (Francesco Schettino).
Al di là delle semplificazioni retoriche e delle responsabilità poi individuate nei tre gradi del processo, il comandante della Concordia e la sua famiglia furono sottoposti a una pressione mediatica e psicologica fortissima.
Per questo le parole di De Falco a commento della sua vicenda familiare fanno traboccare Rossella Schettino: «Ma davvero vogliamo parlare di cosa sia la strumentalizzazione mediatica? — scrive nel post — La più grande strumentalizzazione mediatica mai fatta in Italia è stata proprio la sua telefonata, dai toni volgari, aggressivi, intimidatori e soprattutto totalmente inutile ai fini della gestione dell’emergenza».
ROSSELLA SCHETTINO E IL SURFCRUISE
«ORDINI IMPOSSIBILI»
Un ordine impossibile da eseguire, racconta ancora Rossella Schettino: «De Falco in quella telefonata dimostrò di non sapere neppure quale fosse la situazione e non era interessato a collaborare con chi era sul campo, come mio padre. Continuava a dare ordini impraticabili come quello di risalire a bordo di una nave ribaltata di 90°. Ciò che veniva richiesto a mio padre era impossibile. Si ostinava a dire “adesso comando io”, come se davvero avesse potuto farlo con il suo ruolo». Senza tacere sulla divulgazione della telefonata «nell’esclusivo interesse di De Falco — conclude Rossella — Quella telefonata doveva rimanere agli atti processuali come tutte le telefonate intercorse quella notte. Invece venne fuori».