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    “LA FOLLIA POLITICAMENTE CORRETTA HA LORO IN BOCCA” – "LIBERO" SI SCATENA CONTRO DEMI LOVATO&CO. CHE PRETENDONO L’USO DEL PRONOME “LORO”: “PERSONE CHE SI SENTONO MOLTEPLICI, DI SUPERARE IL LIMITE DELL'IO, COLTIVANDO MOLTITUDINI. MA QUESTA PLURALITÀ CORRISPONDE NON A UN ARRICCHIMENTO MA A UN ANNULLAMENTO DEL SÉ. NON SEI PIÙ UNO, E NEPPURE CENTOMILA. FINISCI PER ESSERE SOLO NESSUNO…” - VIDEO


     
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    Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”

     

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    Gentilissim* , come diavolo potremo chiamarVi, o meglio chiamare Loro, adesso che Voi, cioè Loro, hanno rifiutato i pronomi di Lui e Lei e si sono dichiarat* di genere non binario, oltre le identità ormai desuete di maschi* e femmin*?

     

    È doveroso chiederselo (anche se si fa una fatica immensa a scriverlo) dopo che una serie di vip, o presunti tali, hanno fatto coming out, ammettendo di non sentirsi né uomini né donne. Cosa che, in tempi di fluidità di genere, non sarebbe neppure una notizia, se non fosse che essi hanno anche rivendicato il diritto a non essere più considerati una singolarità, quanto una molteplicità concentrata in uno stesso Io. Ragion per cui, al fine di indicare ciascuno di questi vip "fluidi", bisognerà ricorrere al pronome inglese They, cioè Loro, anziché He o She, e quindi Lui o Lei. La follia politicamente corretta ha Loro in bocca.

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    DEMENZA CULTURALE

    A portare avanti questa ennesima crociata della demenza culturale e linguistica sono alcuni personaggi anglosassoni del mondo dello spettacolo, gente nota ma non troppo che evidentemente cerca ulteriore visibilità anche così. Il premio per l' idiozia dell' anno va alla cantautrice statunitense Demi Lovato che in questi giorni sui social ha annunciato fieramente «Sono una persona non binaria. Chiedo che sia usato il pronome "loro" di qui in avanti».

     

    Poco prima di lei sul tema si era espresso l' artista britannico Kae Tempest, vincitore del Leone d' Argento della Biennale Teatro, che aveva «affermato con fierezza la propria identità plurale, chiedendo l' uso del pronome they/them, "loro"», come si poteva leggere su ll Venerdì di Repubblica. L' aspetto paradossale è che, e lo faceva notare lo stesso settimanale, il pronome "loro" non può che essere tradotto in italiano con il molto più familiare "voi". Cosicché, di fatto, per definire questi artisti fluidi e non-binari, nuove icone del mondo Lgbt, si finisce per ricorrere al "voi" fascista. A Voi! Cioè, a Loro!

     

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    Chissà se ne è consapevole anche Elliot Page, al secolo Ellen, attrice già interprete del film anti-abortista Juno, e poi divenuta emblema della transizione sessuale, senza mai essere approdata a un' identità certa, neppure a livello di pronomi, al punto da aver comunicato qualche mese fa: «Voglio condividere con voi che sono trans, i miei pronomi sono lui/loro e il mio nome è Elliot».

    Persone che si sentono molteplici, che credono di poter vivere più vite in una, di superare il limite dell' Io, contenendo e coltivando moltitudini. È il sogno mitico di Proteo, dell' Infinito cangiante, della perpetua mutazione e moltiplicazione, oltre ogni identità fissa.

     

    ESPROPRIAZIONE

    Ma, a ben vedere, questa pluralità corrisponde a un' espropriazione, non a un arricchimento ma a un annullamento del Sé. Sei Loro, ma non sei più Io. Il delirio di onnipotenza della multi-identità si traduce in un annichilimento. Non sei più Uno, e neppure Centomila. Finisci per essere solo Nessuno.

     

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    E questo anonimato, questa perdita del nome e del pronome, è evidente anche nel mancato uso delle desinenze per definirli. Al posto delle vocali a/o, anch' esse giudicate discriminatorie perché imprigionerebbero la loro persona in una sessualità binaria, o maschile o femminile, si ricorre in Italia (ma non solo, anche in Germania) agli asterischi.

     

    E così si partoriscono mostri linguistici, di raro e involontario effetto comico, come quelli che si possono leggere nell' intervista a Kae Tempest: «Vi sentite più seren* oggi?». «Mi sento più onest* verso il mondo, verso me stess*».

    Le star ridotte ad asterischi. Abbiamo perso la vocale, oltre alla testa.

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