Giovanna Casadio per “la Repubblica”
dario franceschini e michela di biase
Elly Schlein è pronta. Ma bisognerà vedere se il Pd è pronto a una leadership fuori dagli schemi.
Perché Schlein è movimentista, ex civatiana, ex vice presidente dell'Emilia Romagna, paladina dei diritti civili, testimone e incarnazione di battaglie contro le discriminazioni (noto il coming out in campagna elettorale), ambientalista della prima ora, di sinistra ma lontana dalla "ditta" di bersaniana memoria. Prenderà nei prossimi giorni la tessera del partito alla cui segreteria pensa di candidarsi: ancora non ce l'ha.
elly schlein 1
Quali sono i suoi supporter lo si comincerà a vedere domenica. Nella kermesse che ha annunciato a Roma, al Monk - luogo delle convention di Nicola Zingaretti - nessun dem è previsto sul palco. Ma quelli presenti in platea saranno un buon indicatore delle truppe su cui può contare nel partito. E quindi dovrebbe esserci Peppe Provenzano, il numero due di Letta. Anche Dario Franceschini è con Schlein, ripetendo il vecchio adagio di Piero Fassino quando i Ds si fusero con la Margherita per fondare il Pd: "O si cambia o si muore". Non sarà in platea l'ex ministro della Cultura, ma molti franceschiniani sì, a cominciare da Michela Di Biase, deputata, moglie di Franceschini. Ci saranno Roberto Morassut, Marco Furfaro, tra i più ascoltati da Schlein. Un nutrito gruppo di dem toscani. Alcuni lettiani.
michela de biase dario franceschini foto di bacco
Brando Benifei, eurodeputato e promotore di "Coraggio Pd", non sarà presente per altri impegni. Però a Schlein guarda con interesse. La sinistra dem va in ordine sparso. I dubbi di Goffredo Bettini e Andrea Orlando su Schlein sono risaputi: il timore è che faccia del Pd un partito radicale, altro che partito di popolo e neo laburista. Entrambi hanno dichiarato l'apprezzamento per il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che però non è ancora candidato. Ieri a Montecitorio Orlando e Schlein hanno avuto un colloquio. Gianni Cuperlo, altro leader della sinistra, dice che ascolterà Schlein con attenzione. Però su di lui c'è il pressing di un pezzo di sinistra affinché corra per la segreteria.
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Centrale è la questione della identità del partito. La affronta ieri su Repubblica , Matteo Lepore, il sindaco di Bologna e propone: "Chiamiamo il Pd partito democratico e del lavoro". Apprezzano tanti, da Dems, la corrente di Orlando, a Ricci e Zingaretti. E, da fuori, anche da Roberto Speranza, ospite a Metropolis.
Di fatto ai nastri di partenza per ora ci sono Stefano Bonaccini, il governatore dell'Emilia Romagna, super favorito. Paola De Micheli, ex ministra. E appunto la (quasi) candidata Schlein. È una partita di attese e incastri il congresso dem, che si concluderà con il ballottaggio nei gazebo per il leader il 19 febbraio. A Bonaccini ad esempio, sarebbe utile l'appoggio di Zingaretti. L'ex governatore del Lazio, ora deputato, è corteggiatissimo. Una dichiarazione di Bonaccini ieri non gli è piaciuta, perciò Zingaretti contrattacca: «Stefano Bonaccini sostiene che bisogna cambiare il gruppo dirigente e che non si vince da dieci anni.
schlein bonaccini
Che ci sia bisogno di cambiare lo dico da tempo. Ma la sconfitta più grave il Pd l'ha avuta nel 2018 quando Stefano era un autorevole dirigente del gruppo renziano». Molto corteggiato anche Dario Nardella, il sindaco di Firenze, di cui si è parlato come candidato alla segreteria. Ammette: «Corteggiato? Non c'ero abituato e su questa cosa non ci marcio ». E oggi il segretario uscente Enrico Letta ha convocato al Nazareno i "costituenti": le 87 personalità che dovranno mettere mano al manifesto dei valori del Pd. Conferma la road map, gelido sulle critiche di Orlando. Nei prossimi giorni Letta ha deciso una consultazione pubblica nei circoli, e non solo, a partire da un documento: la Bussola del Pd.
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