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    LA GEO-DIPLOMAZIA DI SALVINI - IL LEGHISTA FA IL TOUR TRA LE AMBASCIATE PER ACCREDITARSI - SE IL FLIRT CON LA RUSSIA E’ DI VECCHIA DATA, SI APRE UN CANALE CON LA CINA - SOTTO LA REGIA DI GIORGETTI, IL LEADER DEL CARROCCIO PROVA A RASSICURARE GLI STATI UNITI SUL RUOLO DELLA NATO - IL GELO CON PARIGI, BERLINO E BRUXELLES


     
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    Federico Capurso per “la Stampa”

     

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    È un' insolita vivacità quella che nelle ultime settimane sta animando i palazzi delle ambasciate straniere a Roma. «Particolarmente attivi» sono gli uomini di Matteo Salvini - assicura chi frequenta le stanze della diplomazia romana - «che più degli altri, dopo le elezioni, hanno spostato gli equilibri in chiave internazionale».

     

    Ieri confinati in pianura padana, oggi intenti a rinsaldare i rapporti con la Russia, ma anche ad aprire due canali comunicativi inediti e di primo livello, con gli Stati Uniti e con la Cina. Uno sguardo gettato dunque ben lontano da Bruxelles, un po' per scelta, un po' per necessità, perché si è dovuto prendere atto della «tiepida reazione» delle grandi cancellerie europee nei confronti della nuova leadership leghista.

     

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    Il motore si mette in moto dopo la conferenza stampa di Salvini alla sede della Stampa Estera a Roma, il 14 marzo scorso. «Per il ministero degli Esteri ho ben chiaro in testa qualcuno che dialoghi sia con Washington che con Mosca, Bruxelles e Pechino», dice Salvini. Ed è nel giro di poche ore che gli sherpa con i fazzoletti verdi avrebbero avviato i primi contatti con le ambasciate indicate dal segretario.

     

    La regia delle operazioni viene affidata a due parlamentari di fiducia: il capogruppo alla Camera Giancarlo Giorgetti, responsabile Esteri del partito, e il deputato Guglielmo Picchi, consigliere per la politica estera della Lega e membro dell'Osce. Sono loro a creare un'aderenza tra le parole di Salvini e l'agenda dell'ambasciata statunitense che porta una settimana dopo all' incontro con l' ambasciatore americano Lewis Eisenberg.

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    Tutto avviene nel segno della riservatezza, ma da quanto trapela, al di là delle caliginose prospettive di governo, al centro dell'interesse statunitense ci sarebbe stata la posizione leghista nei confronti della Nato. La risposta di Salvini avrebbe però soddisfatto Washington solo a metà, perché alla conferma di una posizione fermamente filoatlantica «come dimostrato dagli atti parlamentari dell'ultima legislatura», si sarebbe contrapposta la posizione nettamente contraria al dispiegamento di truppe Nato nelle repubbliche baltiche, ai confini con la Russia.

     

    In quegli stessi giorni, secondo la fonte de La Stampa, ci sarebbero però stati altri incontri sotterranei condotti dagli uomini della Lega, senza che il segretario fosse presente. Parliamo di due visite all'ambasciata russa, alla presenza prima dell' ambasciatore Sergey Razov, poi dei suoi consiglieri politici; e seguendo lo stesso registro, altri due colloqui, questa volta con l'ambasciatore cinese Li Ruiyu e in seguito con il suo entourage.

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    Solo «incontri preparatori» - così vengono definiti - utili a gettare le basi per dei futuri appuntamenti ufficiali con Salvini e che sarebbero stati previsti intorno agli ultimi giorni di aprile. Le date, però, sono ancora da definire, complici gli impegni del segretario del Carroccio tra consultazioni al Quirinale, trattative per la formazione del governo e lavoro sul Def.

     

    I contatti di Salvini con l'ambasciatore russo rimangono «costanti» e proprio in virtù di questo rapporto consolidato un incontro ufficiale non sarebbe stato considerato urgente da Mosca. Inedito, invece, è il canale aperto con Pechino.

     

    «Poco interessati alle dinamiche strettamente politiche», i diplomatici cinesi si sarebbero concentrati sulle idee economiche della Lega e sulla possibilità di lavorare ad alcune questioni - che avrebbero evidenziato gli uomini di Salvini - riguardanti le aziende italiane: dalle difficoltà di accesso al mercato cinese per gli imprenditori del nostro Paese, alla diversa legislazione in materia di registrazione dei prodotti.

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    Il filo leghista, politico ed economico, si sta quindi legando con sempre più forza allo storico asse tra Mosca e Pechino. Anche perché i rapporti con Bruxelles rimangono complessi e addirittura «freddi» quelli con Parigi e Berlino.

     

    Più intense invece le relazioni che si intrecciano, anche in questi giorni, con le cancellerie europee considerate «amiche», come Vienna, Amsterdam e Budapest. All'orizzonte, le elezioni europee che si terranno tra un anno. E da tutto questo lavoro, forse, passerà il tentativo dichiarato da Salvini di costituire un nuovo asse contrapposto a quello franco-tedesco.

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