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    LA GEOPOLITICA DEL VACCINO - LA CINA VUOLE STRINGERE NUOVE ALLEANZE ESPORTANDO IL SIERO DELLA “SINOPHARM” DAL MEDIO ORIENTE ALL'INDONESIA - PECHINO SOPRATTUTTO AI PAESI ISLAMICI (COME MAROCCO E EMIRATI ARABI), ANCHE SE IN CASA PERSEGUITA LA MINORANZA MUSULMANA DEGLI UIGURI - LA TURCHIA HA PUNTATO SU UN'ALTRA AZIENDA CINESE, LA “SINOVAC”, E PRENOTATO 50 MILIONI DI DOSI - A DIMOSTRAZIONE CHE LA COMPETIZIONE CON GLI STATI UNITI ORAMAI È IN TUTTI I CAMPI…


     
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    Giordano Stabile per “la Stampa”

     

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    Presto vedremo una sfilza di leader occidentali sottoporsi al vaccino della Pfizer. Ma in Medio Oriente hanno già cominciato. Il primo è stato lo scorso 3 novembre lo sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum, premier degli Emirati arabi uniti, che si è fatto fotografare mentre riceveva la prima iniezione. Poi ha diffuso le immagini su Twitter. Soltanto che era cinese, della Sinopharm. Abu Dhabi, che pure riceverà forniture anche dalle aziende americane, ha lanciato una collaborazione con Pechino fin dalle prime fasi della pandemia. E adesso punta a completare in tempi record la copertura dell'intera popolazione.

     

    Ma anche per la Cina il colpo è notevole, parte di un'offensiva che coinvolge tutti i Paesi mediorientali, in competizione con le aziende statunitensi ed europee. In Marocco la campagna di vaccinazione, lanciata dal sovrano Mohammed VI, comincerà a fine mese con l'arrivo di 10 milioni di fiale sempre dalla Sinopharm. Il regno sceriffiano ha anche ordinato 8 milioni di dosi alla britannica Astra Zeneca.

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    Solo che saranno disponibili nel secondo trimestre del 2021, con un vantaggio propagandistico a favore di Pechino. L'altro perno dell'offensiva "medica" è l'Egitto, dove il primo lotto di vaccini da Pechino è arrivato il 10 dicembre, accolto dal ministro della Salute, accanto all'ambasciatore cinese. Domenica scorsa è stato il turno del Bahrein, che ha annunciato l'approvazione da parte del ministero della Saluta del vaccino della Sinopharm e lanciato le prenotazioni online per tutti i cittadini.

     

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    La Turchia ha puntato invece su un'altra azienda cinese, la Sinovac, e prenotato 50 milioni di dosi. Tre milioni verranno distribuite «entro la fine dell'anno». Mentre nella più popolosa nazione musulmana, l'Indonesia, sono arrivate 1,2 milioni di fiale l'8 dicembre, un evento trasmesso in diretta tv dall'emittente statale Cctv. Vaccini cinesi sono attesi anche in Iran, Iraq e Siria. A livello di sperimentazione hanno un leggero vantaggio rispetto alla Pzifer o a Moderna.

     

    Pechino, che ha già vaccinano oltre un milione di propri cittadini, spera di sfruttarlo . L'esportazione di vaccini avrà un impatto positivo sull'industria farmaceutica, già avvantaggiata dalle forniture massicce di mascherine e respiratori artificiali. Ma l'aspetto geopolitico, di "soft power", è altrettanto incisivo. Pechino è in competizione con Washington oramai in tutti i campi.

     

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    Gli Stati Uniti da almeno un secolo hanno imposto la loro visione dei rapporti internazionali, che punta ad accompagnare i Paesi verso lo sviluppo e la democrazia, all'interno di un sistema globale a guida americana, basato sullo stato di diritto e il libero mercato. La Cina risponde con un'altra visione "universale", ma di stampo marxista, anche se con "caratteristiche confuciane" e mercantiliste. La partita dei vaccini è soltanto un aspetto di un duello globale.

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