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    LA GERMANIA ULTIMO BALUARDO DEL CALCIO "POPOLARE" – ECCO PERCHE' BAYERN E BORUSSIA DORTMUND HANNO CAPEGGIATO LA RESISTENZA CONTRO IL PROGETTO (POI ABORTITO) DELLA SUPERLEGA – ANCHE I TEDESCHI PENSANO AL FATTURATO MA NON DIMENTICANO MAI IL TIFOSO: DAI PREZZI ACCESSIBILI DEI BIGLIETTI ALLA REGOLA DEL 50%+1, CHE GARANTISCE AI SOCI DEL CLUB DI AVERNE IL CONTROLLO, ATTRAVERSO L’ELEZIONE DIRETTA DEL CONSIGLIO - UNICA ANOMALIA IL LIPSIA RED BULL. CHE NON A CASO È CONTESTATISSIMO...


     
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    Paolo Tomaselli per corriere.it

     

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    Rudi Voeller, indimenticato attaccante della Germania campione del mondo a Italia 90 e della Roma, adesso è direttore esecutivo del Bayer Leverkusen e non usa giri di parole contro la Superlega: «È un crimine contro il calcio. Il fatto che Bayern Monaco e Borussia Dortmund non partecipino dimostra che hanno una spina dorsale». La Germania quindi è l’ultimo vero baluardo del calcio popolare?

     

    I tanti tifosi, anche italiani, che negli ultimi anni – ovviamente prima della pandemia — frequentano gli stadi della Bundesliga possono testimoniarlo: i club pensano al fatturato, come è giusto che sia, ma non dimenticano mai la passione della «base», mantenendo ad esempio prezzi accessibili per le partite. Una forma di rispetto e attenzione del tifoso che viene ripagata in termini commerciali e di fedeltà vecchio stile.

     

     

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    A ricordare l’unicità del calcio in Germania, per statuto, c’è dal 1998 la regola del «50 % più 1» che garantisce ai soci del club di averne il controllo, attraverso l’elezione diretta del consiglio: anche se volessero, Bayern e Borussia devono quindi fare i conti con la composizione interna delle rispettive società.

     

    E, nonostante ci siano elementi e sponsor favorevoli alla Superlega anche in Bundesliga, i grandi club sanno che la maggioranza dei tifosi tedeschi sono contro il calcio moderno: questo non impedisce al Bayern di avere Qatar Airways come sponsor o di pagare il terzino francese Lucas Hernandez 80 milioni all’Atletico Madrid, ma di sicuro sconsiglia fughe in avanti a dei club che tra l’altro non sono indebitati a differenza di tanti soci fondatori della nuova organizzazione. E sono virtuosi anche come gestione.

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    Solo il contestatissimo Lipsia targato Red Bull, non a caso osteggiato dalle altre tifoserie fin dai primi tempi della sua ascesa nel grande calcio tedesco, tecnicamente potrebbe affacciarsi alla Superliga senza pensare a troppi ostacoli: del resto diventare soci del Bayern costa meno di 100 euro, dieci volte di meno rispetto alla membership del Lipsia. Le due squadre che non seguono la regola del 50+1 sono Wolfsburg e Bayer Leverkusen, emanazione diretta delle aziende che le controllano. Ma a giudicare dalle parole di Voeller, uomo forte della squadra delle aspirine, anche le idee di questi club sulla Superlega sono molto chiare.

     

     

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