Jacopo Iacoboni per “La Stampa”
CHIARA APPENDINO
Piero Fassino, potremmo azzardare, deve avere un rapporto di odio amore politico per Chiara Appendino. Perché certo non c’è nessun’altra consigliera di opposizione che ha dato filo da torcere al sindaco più di quanto abbia fatto Appendino - che da ieri è ufficialmente la candidata sindaco del M5S a Torino, scelta da 250 elettori piemontesi; ma è anche vero che nessuno più di lei è stato mai, di fatto, gratificato da Fassino del ruolo di vero oppositore, come se lui in fondo le riconoscesse da anni uno status e, nonostante tutto, ne avesse considerazione.
CHIARA APPENDINO
Esiste una gag su Internet che i cinque stelle probabilmente faranno diventare un cult elettorale (assieme allo slogan: «L’alternativa è Chiara»). In una seduta molto accesa del Consiglio comunale Fassino - dinanzi alle obiezioni insistenti di Appendino - a un certo punto sbotta e le fa: «Un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di saper fare». Mormorii e anche risate in Consiglio, poi il sindaco aggiunse: «E comunque lo decideranno gli elettori». Appendino la chiama «la seconda profezia di Fassino», come ci racconta lei stessa: «Fu Fassino, ricordate?, a dire nel 2009 “Beppe Grillo fondi un partito e vediamo quanti voti prende”. Diciamo che la prima profezia gli andò male».
CHIARA APPENDINO
In questi anni a Torino Appendino è diventata un volto noto, una Giovanna d’Arco - anche qui, fu Fassino a dire «non abbiamo bisogno di una Giovanna D’Arco in sala rossa», a lei che lo criticava per la scarsa trasparenza delle fondazioni culturali in città - molto temibile per il Pd per varie ragioni. La prima è che, se Fassino non dovesse vincere al primo turno, la dinamica del ballottaggio rende molto pericoloso ogni secondo, ma in particolare modo questa, seconda (non solo perché il M5S a Torino è dato attorno al 25 per cento). Appendino è la parte migliore del Movimento, quella legata alle origini, ai meet up, il contrario, per intenderci, di Roma e Napoli, direttori e cordate.
CHIARA APPENDINO
E il suo profilo è politicamente competitivo perché può essere molto trasversale. Popolare - basta guardare già il lancio della candidatura, avvenuto ieri mattina alla Falchera, quartiere simbolo operaio di Torino (e molto patrocinato da Laura Castelli, storica militante no tav piemontese, e dal senatore Airola; se Appendino vincesse sarebbe una clamorosa vittoria politica di Castelli, la deputata che ha appena lanciato dalle periferie una grande operazione sul reddito di cittadinanza che si ripeterà in tutte le grandi periferie italiane). Ma anche borghese, e qui bisognerà dire due cose su chi è Chiara Appendino.
CHAIRA APPENDINO
Trentunenne, una bella faccia, fresca - sarà perfetta in tv, dove però non ama andare - figlia di un ingegnere e una professoressa d’inglese, sposata con un giovane imprenditore (da cui aspetta un figlio), Appendino ha un curriculum diverso dallo stereotipo sui cinque stelle. Esperta di contabilità e bilanci (lavora nell’azienda di famiglia e da tempo si è tagliata il gettone comunale), è laureata in Bocconi, dove ha studiato indovinate con chi?
CHIARA APPENDINO
Con Tito Boeri, oggi presidente dell’Inps. Ha lavorato in Juventus per due anni e mezzo, prima di incontrare la politica. Ieri ha detto «vogliamo tagliare del 30% i costi della politica di Fassino, mettendo a disposizione le risorse contro la disoccupazione in città, una persona su dieci è a rischio povertà. Siamo pronti a governare». E Torino, a differenza di Roma, è una città che potrebbero voler governare davvero.
PIERO FASSINO FA LA RADIOGRAFIA ALLA MODELLA