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    IL CHELSEA IN VENDITA? LA GRAN BRETAGNA NON GLI DÀ PIÙ IL VISTO E ABRAMOVICH SI VUOLE DISFARE DEL CLUB LONDINESE MA VUOLE PIÙ DI 2 MILIARDI DI STERLINE - SECONDO IL 'SUNDAY TIMES', L'OLIGARCA RUSSO AVREBBE GIÀ RESPINTO UN’OFFERTA DA 2 MILIARDI DI STERLINE DI SIR JIM RATCLIFFE, L’UOMO PIÙ RICCO DI GRAN BRETAGNA – FONTI DEL CLUB, PERÒ, SMENTISCONO LA NOTIZIA


     
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    Enrico Franceschini per repubblica.it

     

    La Gran Bretagna non gli dà più il visto e Roman Abramovich per tutta risposta ha deciso di vendere il Chelsea. Secondo rivelazioni del Sunday Times, il petroliere russo avrebbe affidato a una nota banca di investimenti la ricerca di un nuovo proprietario per il club londinese che appena due stagioni fa ha vinto la Premier League allenato da Antonio Conte e ora è guidato in panchina da un altro tecnico italiano, Maurizio Sarri.

     

    Le indiscrezioni del giornale inglese affermano che Abramovich ha già respinto un’offerta da 2 miliardi di sterline (circa 2 miliardi e 200 milioni di euro) nei mesi scorsi da parte di sir Jim Ratcliffe, l’uomo più ricco di Gran Bretagna, detentore di un patrimonio stimato in 21 miliardi di sterline, recentemente trasferitosi a Montecarlo per non pagare le tasse.

    ROMAN ABRAMOVICH CON LO YACHT A CAPRI ROMAN ABRAMOVICH CON LO YACHT A CAPRI

     

     

    La cifra richiesta per cedere il Chelsea sarebbe dunque superiore a 2 miliardi: se l’operazione andasse in porto stabilirebbe un nuovo record per il football mondiale, dopo i 790 milioni di sterline pagati dal miliardario americano Malcom Glazer per acquistare il Manchester United nel 2005.

     

    Fino allo scorso anno, reduce dalla conquista dell’ennesima Premier della sua gestione dopo i trofei collezionati con Mourinho e Ancelotti in panchina, Abramovich sembrava avere piani per un’ulteriore espansione del Chelsea, a cominciare dalla costruzione di un nuovo stadio sulle fondamenta di quello attuale di Stamford Bridge con un investimento di circa 1 miliardo di sterline.

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    Poi c’è stato l’avvelenamento con il gas nervino dell’ex-spia russa doppiogiochista Sergej Skripal a Salisbury, la cui responsabilità è stata attribuita dal governo britannico alla Russia facendo scattare una serie di sanzioni nei confronto di Mosca, tra cui una maggiore severità verso gli oligarchi legati al Cremlino che vivono in Inghilterra. Compreso Abramovich, che si è visto rifiutare il rinnovo del visto permanente con cui risiede e lavora a Londra da oltre un decennio. La sua reazione è stata acquisire la cittadinanza israeliana, come gli è stato possibile per la sua origine ebraica, grazie alla quale può visitare il Regno Unito senza bisogno di visto. Ma ciò non gli consente di lavorare in questo paese.

     

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    A quel punto le cose sono cominciate a cambiare. In maggio Abramovich non ha assistito alla vittoria del Chelsea, ancora in mano a Conte, nella finale di Coppa d’Inghilterra. I piani per il nuovo stadio da 60 mila posti (un terzo più di quello odierno) sono stati sospesi a tempo indeterminato. La campagna acquisti estiva non ha registrato grandi colpi – fino all’acquisto di Kepa Arrizabalaga per 72 milioni di sterline, la somma più alta mai pagata per un portiere. E adesso arriva lo scoop del Sunday Times sulla sua intenzione di vendere tutto.

     

    La ragione è chiara, scrive il domenicale londinese: il “Paperone siberiano” non se la sente più di investire nella squadra di una città in cui non può nemmeno abitare. E’ probabilmente preoccupato sulla possibilità che la tensione fra governo britannico e Putin si inasprisca ulteriormente e che la sua presenza a Londra sia esposta ad altre ripercussioni spiacevoli. E non è escluso pure un elemento psicologico. Non mi volete più? Va bene, me ne vado. In fondo, con il Chelsea, ha già vinto tutto quello che poteva vincere: la premier le Coppe nazionali, la Champions (anche quella con un italiano come allenatore: Roberto Di Matteo).

     

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    La vendita, afferma il Sunday Times, è stata affidata a Joe Ravitch del Raine Group, la banca privata americana che ha curato la cessione del 13 per cento del Manchester City dagli sceicchi di Abu Dhabi a un investitore cinese. Ufficialmente, il club rifiuta di fare commenti, ma il Times sostiene che la segreta ricerca di un compratore viene seguita da Marina Granovskaia e Eugene Tenenbaum, i massimi dirigenti del club, che sono anche consiglieri personali di Abramovich.

     

    Da quando rilevò il Chelsea nel 2003 per 150 milioni di sterline, l’oligarca russo ha speso 1 miliardo e 100 milioni tra acquisti e contratti. La società è sempre stata in passivo tranne che nel 2013-’14, quando registrò un profitto di 14 milioni e mezzo; e lui di soldi ne ha spesi anche per il divorzio dalla seconda moglie, Irina, nel 2007, a cui ha versato 160 milioni. Ma le squadre della Premier sono considerate un buon investimento per i super ricchi della terra. Nel 2012 il Manchester United si è quotato alla borsa di New York e venerdì le sue azioni hanno raggiunto un massimo di 25 dollari per azione, dando alla squadra una valutazione di oltre 4 miliardi di dollari.

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    Qualunque futuro acquirente del Chelsea cercherà di realizzare un analogo successo finanziario. Il Sunday Times predice che il nuovo proprietario verrà quasi certamente da Medio Oriente. Cina o Stati Uniti. Come che sia, il “Roman Empire”, l’impero di Roman, come l’hanno soprannominato i media di qui, sembra volgere al termine. Vedremo se per aprire una nuova era ancora più ricca di soldi e trofei. E vedremo quale sarà la prossima mossa del 51enne Abramovich, che con un capitale di 9 miliardi di sterline resta uno degli uomini più ricchi della terra.

     

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