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    LA GRANDE BELLEZZA – LUCA BEATRICE IN LODE DELL’IMPRESA DEL TEAM AZZURRO ALLE OLIMPIADI: “È QUALCOSA CHE SFUGGE A OGNI DEFINIZIONE E OGNI REGOLA, QUEL TALENTO INDIVIDUALE E QUELLO SPIRITO DI SACRIFICIO CHE SI ADDICE AGLI ATLETI E AGLI ARTISTI. ECCO PERCHÉ LO SPORT È ARTE PURA E SI USA L'ESPRESSIONE "IMPRESA DA INCORNICIARE". NEL MUSEO DELLA MEMORIA ITALIANA…” - VIDEO


     
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    Luca Beatrice per “Libero Quotidiano”

     

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    Un centesimo non è neppure misurabile a occhio nudo, eppure questo distacco agli inglesi vale ancora di più delle parate di Gigio Donnarumma agli Europei di calcio. E ancora una volta loro non ci stanno, in un mese essere sconfitti dagli italiani alla staffetta 4x100 che ieri ha consegnato il decimo oro e la trentottesima medaglia ai giochi olimpici di Tokyo. Per le statistiche, ma non è ancora finita, è un record: superate per ori sia Los Angeles nel 1932 e Roma nel 1960, Rio nel 2016 per il numero totale.

     

    antonella palmisano antonella palmisano

    E gli esperti affermano: peccato per gli sport di squadra, in particolare per la pallavolo femminile, dove sulla carta eravamo strafavoriti, per la scherma che è sempre stata una nostra specialità, per qualche piattello mirato meno bene del solito. Resta il fatto che quasi fatichiamo a crederci, un risultato del genere oltre ad arricchire il medagliere dice che noi italiani abbiamo trovato lontano da casa, in Giappone, quell'orgoglio azzurro e tricolore che non abbiamo mai avuto e forse neppure voluto.

     

    L'Italia dello sport ha battuto gli scettici, gli spiritosi menagrami alla Adinolfi che si è dovuto rimangiare l'ennesimo tweet scemotto ma niente, non è riuscito a chiedere scusa a Giovanni Malagò che invece la storia ricorderà come il presidente del Coni nell'Olimpiade più ricca di sempre. L'Italia che ha vinto ha insegnato agli italiani nomi di straordinari atleti conosciuti fino a luglio solo dagli specialisti in sport considerati ingiustamente minori.

     

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    QUESTIONE DI QUALITÀ L'Italia si è stretta intorno a Marcell Jacobs, segno di conquistata maturità che vale anche come risposta ai francesi agli Europei di calcio, ha gioito per la staffetta multicolore, il miglior antidoto contro il razzismo nonché specchio di una nazione che sta profondamente cambiando e i cambiamenti li deve accettare, nello sport, nella scuola, nella cultura. L'Italia si è dimostrata incredula quando in pochi minuti l'oro di Jacobs, nella specialità più bella e adrenalinica, i 100 metri, si è aggiunto a quello di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, un copione da perfetto film di suspence a lieto fine.

     

    gigi busà gigi busà

    L'Italia ha salutato l'intramontabile Aldo Montano con un argento e Federica Pellegrini che non ha vinto nulla ma resta una delle atlete più rappresentative e amate di sempre. L'Italia, che viene descritta dai detrattori lenta e indolente, è oggi il Paese più veloce del mondo grazie al ciclismo su pista, è resistente nella marcia, forte nella lotta ma, soprattutto, competitivo al maschile come al femminile, se non di più. E anche su questo tema ci sarebbe molto da riflettere, qui non è in gioco la parità ma la qualità che non conosce né sesso né colore.

     

    Ora noi viviamo il momento di straordinaria bellezza, perché questo è lo sport, "straordinaria bellezza", certo come un riscatto dopo i mesi più difficili dal dopoguerra. Eppure l'Italia ha tante storie olimpiche struggenti, partendo da Dorando Pietri che alla maratona di Londra 1908 arrivò stremato al traguardo, sorretto dai giudici non vinse ma commosse il mondo ed entrò nella leggenda dell'atletica, mentre dell'americano Johnny Hayes, medaglia d'oro, si ricordano in pochi.

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    DA NON DIMENTICARE A credere negli incroci e nelle coincidenze potrebbe davvero sembrare che lo sport sia l'espressione di un Paese che sente il bisogno di normalità e che la normalità si traduce automaticamente in autorevolezza. Ciascuno la pensi come vuole, ma l'immagine del presidente Mattarella e del presidente Draghi esprime un Paese maturo, diviso solo per gusto della polemica spicciola, in grado di dire la sua oltre confine e di decidere del proprio destino.

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    Tracciare però un'esatta equivalenza tra sport e politica risulterebbe una forzatura, poiché solo le dittature usano lo sport come forma di propaganda. Piuttosto è qualcosa che sfugge a ogni definizione e ogni regola, quel talento individuale e quello spirito di sacrificio che si addice agli atleti e agli artisti. Ecco perché lo sport è arte pura e si usa l'espressione "impresa da incorniciare". Nel museo della memoria italiana.

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