Luigi Garlando per la Gazzetta dello Sport
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È tutto scritto nel cartello che domina il campetto a pochi metri dalla casa natale di Johan Cruijff, in Akkerstraat 32, ad Amsterdam: le 14 (ovvio) regole di Cruijff per i piccoli calciatori. Numero 1: «Il gioco di squadra. Per fare bene le cose, bisogna farle bene insieme». Numero 9: «Tecnica. È la base di tutto». Numero 14: «La creatività. E' la bellezza dello sport». L' Ajax di Ten Hag è tutto qui. Un' idea di gioco perfettamente organizzata e condivisa, applicata con qualità, tecnica e coraggio. L' Ajax dei nipotini di Cruijff ha travolto la Juve, nella prestazione ancor più che nel risultato, e ha conquistato meritatamente le semifinali che attendeva dalla primavera del 1997, quando venne al mondo Frenkie De Jong.
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CR7 e basta Cristiano Ronaldo, campione in carica, le manca per la prima volta dal 2011.
Il calcione da ammonizione che molla nel finale racconta bene la sua frustrazione. Aveva portato in vantaggio la Juve, quinto gol nelle ultime 3 di Champions dove nessun altro juventino ha segnato. L' hanno lasciato solo. Sono mancati tutti, da Bernardeschi a Dybala. Ma è mancato soprattutto il gioco. Non è vero che basta mettere il muso del cavallo davanti al secondo; non è vero che ci si diverte solo al circo; non è vero che il bel gioco non serve a niente. Il gioco, uno stile, che riconosci nell' Ajax e nella Juve no, serve a dare autostima ai giocatori, anche giovanissimi, serve a riempirli di coraggio e aiuta a vincere.
Allegri ha lavorato troppo poco su questo piano. Lui dovrà farlo prima di inseguire la prossima Champions. L' Ajax che ha dominato incantando e attaccando, esattamente come il Milan 30 anni fa, può essere un modello. Non è che il campionato olandese sia più allenante del nostro. Ma l' Ajax si è allenato per conto suo per diventare ciò che è ora. E ci è riuscito. Comprare il miglior giocatore del mondo non serve a nulla, se poi segna solo lui. È il gioco che migliora la squadra, non un giocatore solo.
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Prima Comunione La disperazione, in fondo, è una specie di infanzia senza responsabilità. Tanto ormai... L' Ajax al Bernabeu giocò con questa leggerezza e gli riuscì il capolavoro.
Stanotte è diverso. La qualificazione non è un' utopia. I ragazzini di Ten Hag devono ragionare da adulti, infatti in avvio sembrano impacciati come nel vestito nuovo della Prima Comunione. Si ripetono «calma» con la mani uno con l' altro perché calmi non sono. Sbagliano più del solito. La Juve dovrebbe approfittarne. C' è De Sciglio a destra perché, senza Douglas Costa, Allegri vuole tenersi fresco Cancelo come spacca-match, più in là. Dybala parte al centro del tridente offensivo per pressare De Jong.
Altra idea di Max: Emre Can perno centrale, così Pjanic esce dal radar dei due mediani olandesi e può avanzare per creare o dettare. Però la Juve, pur gestendo, non riesce ad assediare. Male perché i bambini olandesi piano piano si tolgono il vestino buono e si avvicinano alle pozzanghere. Van de Beek al 21' alza sulla traversa da un metro. Pericolo. Qui Cristiano Ronaldo con l' istinto del leader, capisce di dover intervenire.
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Caccia al bisonte Calcio d' angolo. Seguitelo. Parte da lontano, da oltre il secondo palo. È l' indiano sulla pista del bisonte. Sa che la preda è oltre la collina. Si mette in viaggio, mentre tutti gli altri sgomitano in area. Sbuca, libero, da un canyon di blocchi ed eccolo il bisonte: colpo di testa, rete (28'). Ancora lui, solo lui. Qui una squadra esperta come la Juve dovrebbe infierire o, per lo meno, mettere sotto chiave l' area, invece con una leggerezza imperdonabile concede il pari dopo soli 6'. Non è da Juve. Van de Beek arpiona un tiro di Ziyech e secca Szczesny. Alla Juve manca la qualità creativa di Dybala, spaesato, di Bernardeschi stranamente ai margini e di Pjanic che si vede a sprazzi.
Sentenza De Ligt Dall' intervallo spunta Kean al posto di Dybala, ma soprattutto il vero Ajax. I bambini di Ten Hag si sono messi i jeans da gioco e, sporchi di fango, si divertono come neanche Peppa Pig. È una meraviglia vederli. Fraseggi di prima, azioni alla mano.
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La palla scivola verso la porta juventina leggera come una nuvola. I quattro davanti se la passano in velocità e la fanno diventare la pallina di un flipper. Un luna-park di tecnica e organizzazione. Due miracoli di Szczesny (8', 13') e un salvataggio prodigioso di Pjanic (18'), annunciano la sentenza che arriva al 22' dalla testa di De Ligt, 19 anni. Ronaldo si è sbracciato invano per rianimare i compagni, invano Allegri ha buttato dentro Cancelo sperando in una ripartenza. Tutto inutile. La Juve è implosa con tutti i suoi limiti di gioco, travolta dalla freschezza e dalla bellezza dell' Ajax che avrebbe potuto dilagare, ma i ragazzini sono fatti così, amano divertirsi e sperperare. Il cinismo è roba da grandi. La Juve che verrà dovrà imparare a divertirsi.
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Aiuterà a vincere. Intanto sabato sarà costretta a sorridere alla festa scudetto meno allegra della sua storia.
"NON FACCIO MIRACOLI"
Da gazzetta.it
i meme dopo juventus ajax 30
Un assordante silenzio social contraddistingue il day after della Juventus dopo l'eliminazione dalla Champions. Il profilo dello stesso Ronaldo è fermo a una foto pre Ajax, mentre la compagna Georgina ieri sera ha sfilato allo stadio e un post era inevitabile. In Portogallo però è stata intercettata la madre di CR7, Dolores Aveiro, che ha raccontato lo stato d'animo del figlio, disabituato a mancare la semifinale di Champions.
TRISTEZZA E MIRACOLI — "Era triste, gli sarebbe piaciuto andare in finale. Sarà per la prossima. Cosa mi ha detto? 'Mamma, non faccio miracoli'...". E' proprio lei a raccontare le sensazioni del figlio dopo la sconfitta con l'Ajax che è costata alla Juve l'eliminazione in Europa. "Il campionato sta andando bene - le sue parole a margine del torneo internazionale 'Maritimo Centenario' raccolte dalla stampa portoghese -. In Champions è mancato un pizzico di fortuna ma non possiamo farci nulla, la vita continua".
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