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    TROPPO SMART PER ESSERE PROFITTEVOLE - LA PROCURA DI TREVISO INDAGA SULLA BANCAROTTA DI "VELVET MEDIA", L'AZIENDA DI MARKETING DIVENTATA FAMOSA PER AVER ABOLITO GLI ORARI DI LAVORO - LA SOCIETÀ, CREATA DALL'IMPRENDITORE ITALO-SIRIANO BASSEL BAKDOUNES,  HA ACCUMULATO UN DEBITO DI OLTRE 11 MILIONI DI EURO IN MENO DI 10 ANNI DI VITA  - DOPO IL FALLIMENTO, BAKDOUNES AVREBBE CHIUSO TUTTE LE SEDI STRANIERE, MA PER UN SUO  EX COLLABORATORE "QUEGLI UFFICI NON SONO MAI ESISTITI…"


     
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    Denis Barea per www.corriere.it

     

    bassel bakdounes bassel bakdounes

    Nel 2017, quattro anni dopo l’apertura, aveva dichiarato un fatturato di tre milioni di euro, salito esponenzialmente tre anni dopo a oltre sedici. Ma Velvet Media Italia, trasformatasi poi in Media Production, ha anche accumulato oltre 11 milioni di passività in neppure dieci anni di vita. Un gigante del marketing ma con i piedi d’argilla tanto da finire in liquidazione giudiziale nel 2023. Ora su quei conti da profondo rosso indaga la guardia di finanza che nei mesi scorsi ha sentito dipendenti e collaboratori, alcuni di alto profilo, della creatura di Bassel Bakdounes, l’imprenditore 46enne italo siriano che di Velvet Media era stato il fondatore.

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    SOLDI SPARITI

    Nel mirino dei finanzieri del comando provinciale di Treviso ci sarebbe il buco milionario che l’agenzia si è lasciata dietro. Circa 8 sono i milioni di debito con l’erario (per lo più passati tutti all’Agenzia delle Entrate e non saldati), i crediti vantati dalle banche e quelli nei confronti dei dipendenti, rimasti con il cerino acceso in mano. Il rimanente, più di 2 milioni di euro, sono spariti dalle casse della società. Per gli investigatori sarebbero finiti nelle tasche dei soci. Le indagini si concentrano in particolare su una possibile bancarotta per distrazione, realizzata facendo fatturare i contratti a una nuova società creata ad hoc, la Velvet Group, mentre i costi di produzione - compresi gli stipendi - rimanevano in carico della vecchia Velvet Media, ormai prossima al fallimento.

     

    UN PATRIMONIO ESIGUO

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    Secondo il rapporto riepilogativo al 10 maggio di quest’anno la somma vantata dai creditori privilegiati (per lo più dipendenti e altre figure professionali) ammonta a sei milioni e mezzo di euro, cui vanno aggiunti quasi 3 milioni di insinuazioni tardive e circa un milione e mezzo di accertamenti per domande tardive. Oltre un milione invece è dovuto agli altri creditori. In totale Media Production, per arrivare ad una liquidazione ordinata, dovrebbe sborsare 11 milioni e settecentomila euro.

     

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     A peggiorare il quadro c’è quanto la società potrebbe realizzare dalla vendita dei beni posseduti. Al netto dei vari leasing il patrimonio è composto da attrezzature - computer, tastiere, mouse - e da un furgone Ducato usato, immatricolato nel 2002. La stima, realizzata da Aste 33, è di soli 4 mila e seicento euro. A questi si sommano i valori dei marchi, per un importo di 66 mila euro. I 3 milioni e 300 mila di crediti che Media Production vanterebbe ancora nei confronti dei propri clienti invece sono solo un miraggio: gli importi risultano dalle scritture contabili ma il dato, si legge nel rapporto riepilogativo, viene ritenuto non attendibile.

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    Bassel Bakdounes avrebbe chiuso tutte le sedi straniere, dagli Stati Uniti a Dubai, del suo colosso. «Ma in realtà - dice un importante ex collaboratore - quegli uffici non sono mai esistiti. Media Production era una favola durata dieci anni ma come tutte le favole di vero non c’è nulla».

     

     

     

     

     

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