LUIGI DI MAIO E ALESSANDRO DI BATTISTA INCONTRANO I VERTICI DEI GILET GIALLI
Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”
Il silenzio dura diverse ore e misura tutto l' imbarazzo di Giuseppe Conte per lo strappo senza precedenti con la Francia. Il presidente del Consiglio viene informato da Roma, mentre è in visita a Beirut. Ma non commenta subito, lasciando tutto lo spazio disponibile a Matteo Salvini che, come già aveva fatto sul Venezuela, ne approfitta per intestarsi una linea più istituzionale e offrire così un nuovo profilo internazionale. Dice che non vuole litigare con Parigi e mantiene la sfida a Emmanuel Macron sul piano dei contenuti: immigrazione, frontiere, esuli terroristi ricercati dall' Italia.
luigi di maio gilet gialli
Non va oltre, né insegue i 5 Stelle che cercano sponde con i ribelli di piazza: «Io non sarei mai andato con i gilet gialli. Con i violenti che mettono a ferro e fuoco strade e negozi».
Nel tempismo con cui Salvini si sfila dai modi in cui Luigi Di Maio, condizionato dalle tesi anti-colonialiste di Alessandro Di Battista, piccona Macron, c' è tutta la strategia del leghista per differenziarsi dai grillini.
EMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLI
Perché, è il ragionamento del vicepremier del Carroccio, «io continuo a difendere gli interessi nazionali e non mi sottraggo allo scontro con Macron, ma lo voglio fare da uomo di governo». In realtà, Salvini ha bene in testa che tutti, a Parigi e a Roma, si muovono seguendo le logiche da campagna elettorale. Ed è quello che tormenta il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sconfortato anche dall' impotenza di Conte che nelle ultime ore è di nuovo costretto ad ammettere di non riuscire «a contenere i due vice», come invece aveva assicurato alla cancelliera tedesca Angela Merkel, nel fuorionda rubato a Davos.
recessione di maio salvini
Lo scontro con la Francia gela pure il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, mentre Palazzo Chigi, stretto tra il Colle e le intemerate di Di Battista, cerca una via d' uscita che non suoni come una completa sconfessione dell' iniziativa di Di Maio ma serva a ricucire con l' Eliseo. Alla fine Conte sarà costretto a chiamare Macron per tenere distinti, come vogliono Mattarella e Moavero, i rapporti di governo dalla mischia politica delle Europee.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Nel frattempo, però, si limita a osservare che il ministro grillino, in fondo, non ha incontrato i gilet gialli in veste istituzionale ma in qualità di «capo politico del M5S». Ma sa bene, come lo sa Salvini visto che fanno lo stesso commento, che la cosa migliore sarebbe stata «mandare qualcun altro dai gilet, magari proprio Di Battista che non ha alcuna carica di governo». E non avrebbe impegnato l' Italia in questo conflitto corpo a corpo con un partner europeo.
GILET GIALLI DI MAIO DI BATTISTA TONINELLI GRILLINI
«Ma stiamo scherzando? Io ho tutto il diritto di incontrare chi voglio - replica Di Maio - Salvini non è il migliore amico della Le Pen?». Il grillino è il primo però a sapere che la manovra politica avrebbe potuto avere questi rischi . Lo sgarbo è studiato, pianificato. Anzi, la reazione della Francia «è quella che volevamo», commenta con i collaboratori. Creata ad arte dall' insistenza di Di Battista.
SALVINI LE PEN-3
Perché, è il ragionamento, serviva a uscire dal cono d' ombra europeo. Una mossa per attirare altri potenziali alleati, che potrebbero riconoscere nel M5S il capofila di un' alternativa a Macron ma anche a Salvini. In questo modo, infatti, Di Maio prova a smarcarsi dal leghista sul fronte interno, cercando di strappargli la maglia dell' anti-Macron in Europa.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
È la classica costruzione del nemico, utile per creare un network di consenso e uscire dall' isolamento. Una tecnica che Salvini conosce bene e che ribalta: «A differenza di Di Maio, noi una famiglia europea ce l' abbiamo», fa notare il leghista, raccontando come Le Pen abbia riempito le città francesi con manifesti che la ritraggono con lui.
È così , secondo Salvini, che si incide in Europa, per cambiarne gli equilibri. «Ma bisogna farlo seriamente, senza filtrare con i violenti», dice, e «con la credibilità di chi per esempio mantiene gli accordi sulla Tav». L' Alta velocità Torino-Lione è la piattaforma perfetta per le argomentazioni di Salvini, intenzionato comunque a martellare sul presidente francese su migranti, Fincantieri-Stx e Libia. «I 5 Stelle non hanno capito che così invece hanno dato una mano a Macron, perché ora può attaccarci per la sua campagna elettorale.
A lui fa comodo dire che siamo la stessa cosa e non distinguere tra noi e i grillini».