Michele Di Branco per “il Messaggero”
INFLAZIONE IN AUMENTO
La guerra e il caro energia fulminano l'agricoltura incenerendo i raccolti, facendo salire i prezzi e polverizzando i portafogli degli italiani. L'inflazione al 6,7 per cento (mai così pesante dal 1991) spinge anche il carrello della spesa. I prodotti di largo consumo viaggiano infatti intorno al 5 per cento. Ma Coldiretti, entrando più nel dettaglio, descrive un quadro ben peggiore. Dal +23,3% dell'olio di semi al +6,2% dei gelati, il caro energia, alimentato dal conflitto ucraino, contagia quasi tutti i prezzi, con aumenti che interessano a largo raggio i prodotti alimentari e colpiscono duramente i bilanci le famiglie, a partire dai 5,6 milioni di italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta.
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LA BLACK LIST Lo studio della Coldiretti, che ha stilato una black list degli aumenti sullo scaffale sulla base delle rilevazioni Istat sull'inflazione a marzo 2022, rimanda l'immagine plastica di una situazione al limite del sopportabile, con aumenti complessivi del 6,7 per cento per cibi e bevande. In vetta alla graduatoria, come detto, ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole - sottolinea Coldiretti - che risente del conflitto in Ucraina, Paese che è uno dei principali produttori e che ha dovuto interrompere le spedizioni causa della guerra, mentre al secondo posto c'è la verdura fresca, con i prezzi in salita del 17,8%, di poco davanti al burro (+17,4%).
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Rincari a doppia cifra - continua Coldiretti - anche per la pasta (+13%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, così come per frutti di mare (+10,8%) e farina (+10%). A seguire nella graduatoria degli aumenti, carne di pollo (+8,4%), frutta fresca (+8,1%), pesce fresco (+7,6%), con i gelati (+6,2%) a chiudere la top ten, dalla quale esce invece il pane, pur se in aumento del 5,8%. Se i prezzi per le famiglie corrono, spinte dal caro energia e dalla guerra, l'aumento dei costi colpisce duramente - precisa la Coldiretti - l'intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione.
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LA FILIERA Oltre una azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attività ma comunque il 30 per cento del totale nazionale si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi di produzione. Un vero e proprio tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole.
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Nelle campagne - continua la Coldiretti - si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47 mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99 mila euro per gli allevamenti di polli. A essere più penalizzati, con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti - continua la Coldiretti - sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell'esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l'incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.
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La situazione, ovviamente, allarma i produttori. «Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro» avverte il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, sottolineando che «occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni».
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Intervenire subito è dunque indispensabile, secondo Coldiretti. L'emergenza agricola internazionale riguarda infatti soprattutto l'Italia, Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais che serve per l'alimentazione del bestiame.
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