Gianluca Modolo per “la Repubblica”
putin xi jinping
Comprare. Anche se i prezzi sono alle stelle. Questo l'ordine di Pechino arrivato alle agenzie governative del Dragone. Con la guerra in Ucraina e con i pericoli di serie interruzioni alle catene di approvvigionamento globali causa sanzioni alla Russia meglio mettersi al riparo. Priorità massima: mettere in sicurezza le scorte energetiche e le materie prime. Ordine di perlustrare qualsiasi mercato per fare incetta di petrolio, gas, orzo, mais.
L'aumento dei prezzi causa guerra può avere gravi ripercussioni sulle misure per sostenere la crescita cinese in questo 2022. Garantirsi dei rifornimenti adeguati è la missione principale. Come pensa di agire Pechino lo si capirà probabilmente già nel weekend: venerdì e sabato andranno in scena nella Grande Sala del Popolo nella capitale cinese le "lianghui", le due sessioni, cioè i lavori dell'Assemblea nazionale.
via della seta
Diversificare, costi quel che costi, è la strada che già da settimane Pechino aveva intrapreso. In campo energetico, le centrali elettriche e le acciaierie cinesi stanno cercando alternative al carbone russo dopo che alcune banche nazionali hanno suggerito di evitare gli acquisti causa sanzioni imposte a Mosca, e per non finire nel mirino di sanzioni secondarie.
A gennaio gli acquisti di petrolio dall'Iran hanno segnato un record che non si vedeva da cinque anni: le importazioni cinesi hanno superato i 700mila barili al giorno. Rischiando un po', invece, la settimana scorsa - proprio nel giorno dell'invasione di Putin - è arrivato l'ok all'import di grano "da tutte le regioni russe": la sicurezza alimentare è un punto critico visto che le importazioni di mais, soia e grano, appunto, sono salite a livelli record negli ultimi anni, aumentando la vulnerabilità della Cina alle tensioni commerciali e agli shock dei mercati.
XI JINPING E VLADIMIR PUTIN
A preoccupare Pechino non c'è soltanto la sicurezza interna. Il conflitto rischia ora di dare un ennesimo colpo al settore delle spedizioni che è in crisi già da un anno causa pandemia. E che rischia di bloccare gli ambiziosi progetti della Via della Seta. Con ripercussioni, ovviamente, sull'Europa. Russia e Ucraina non sono certo pesi massimi del commercio mondiale. La Russia è al sedicesimo posto globale, però conta soprattutto per petrolio, carbone e gas.
L'Ucraina è 48esima, importante per grano e materiali ferrosi. «Ma entrambe sono situate lungo una delle più antiche rotte commerciali del mondo», ha spiegato a Bloomberg Jennifer Hillman della Georgetown University: quella Via della Seta, appunto, che Xi Jinping ha lanciato ormai nove anni fa. «E lungo la quale lo spazio aereo risulta ora interdetto. Nel frattempo, le navi container non possono accedere all'Ucraina e molti si tengono alla larga dalla Russia», continua Hillman.
CINA - LA NUOVA VIA DELLA SETA
A tenersi alla larga, infatti, sono già alcune delle principali compagnie marittime e giganti delle spedizioni: Maersk, Msc, Hapag-Lloyd, Ocean Network Express, Dhl. Stop a tutte le prenotazioni per il trasporto merci da e per la Russia. La Cina non aveva di certo bisogno di instabilità visto che principalmente nel territorio della Federazione Russa (e della Bielorussia) passano molti dei corridoi ferroviari della sua Belt&Road Initiative che collegano l'Impero di mezzo al Vecchio continente. Compagnie cinesi e internazionali hanno già cancellato o deviato alcune rotte commerciali per evitare possibili interruzioni. «Tutti i nostri treni che passano attraverso l'Ucraina possono solo essere dirottati su altre rotte ormai, visto che le spedizioni dirette si sono fermate», dice al Global Times Tommy Tan, presidente della Epu di Shanghai.
XI JINPING E VLADIMIR PUTIN
Chi ha già smesso di spedire dalla Cina all'Europa su rotaia è la Zixel, azienda leader nella produzione di apparecchiature di rete. Dal 2011 alla fine di gennaio di quest' anno 50mila treni merci hanno già percorso questa rotta, per un totale di 240 miliardi di dollari di valore di beni, cinesi, di tutti i tipi. Pensiamo ai computer: lo scorso anno soltanto da Chongqing verso le città europee ne sono arrivati, grazie a questa rotta, 10 milioni. Settantotto le linee che dalle città cinesi raggiungono 23 paesi, a coprire una fetta larghissima del continente eurasiatico.