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Stefano Lepri per “La Stampa”
La guerra in Ucraina minaccia di rendere intrattabili tutti i problemi che l'economia mondiale aveva già da prima. Sul crinale fra inflazione e recessione le banche centrali dei Paesi avanzati già si muovevano con difficoltà, ed ora è molto peggio. La crisi alimentare che può essere scatenata dal blocco dei porti del Mar Nero minaccia sconquassi mai visti prima, tra carestie e migrazioni.
putin xi jinping
Non c'è nemmeno il soccorso della Cina, che nella grande crisi finanziaria di 14 anni fa aveva sostenuto il mondo con la sua spinta di crescita. Pur se non sappiamo ancora quanto grave sarà il fallimento della politica di «zero Covid» sulla quale si incaponisce Xi Jinping, di certo la seconda economia del pianeta rallenta parecchio, e ripiega su vecchi rimedi dal fiato corto.
guerra in ucraina 5
Davvero molti nodi vengono al pettine, e ci vengono tutti insieme. La Borsa americana era da tempo su livelli troppo alti, e ora cade verso la temuta soglia del «Bear market», del livello oltre il quale i ribassi rischiano di autoalimentarsi. L'eccessivo potere di mercato delle imprese americane, che gonfiava i loro profitti, le ha rese capaci di scaricare subito sui consumatori i maggiori costi.
MARIO DRAGHI JOE BIDEN
A sua volta l'inflazione negli Stati Uniti era stata alimentata dalle eccessive misure di sostegno adottate da Joe Biden, che hanno messo nelle tasche dei cittadini più soldi di quanti i lockdown gliene avessero fatti perdere; un errore necessario forse, in un Paese allora devastato da troppi licenziamenti (mentre in Europa ci aveva protetto la cassa integrazione).
Quando si arriva alle strette, tutti i rimedi hanno pesanti controindicazioni. Tanto che si ignora se gli aumenti dei tassi di interesse - medicina principale nel caso - risulteranno insufficienti oppure faranno anche troppo effetto, inducendo una recessione. I segnali che vengono dai dati, sui consumi e sull'occupazione, ancora non sono chiari.
christine lagarde con mario draghi
È probabile che la Federal Reserve, la banca centrale americana, si sia mossa troppo tardi; la costellazione di interessi economici che le si muove attorno troppo intensamente voleva mantenere alte le quotazioni di Borsa con il denaro facile.
Diverso è il caso in Europa, dove la Bce ha ammesso di aver sbagliato le previsioni, ma senza guerra non avrebbe fatto gran danno. Gli equilibri del nostro continente sono sconvolti da un grande Stato interessato solo alla conquista e non al benessere economico. Non ne usciremo senza trasformazioni profonde. Sottrarsi alla dipendenza energetica dalla Russia comporta una maggiore attenzione anche politica al Maghreb e all'Africa, per stabilizzare Paesi capaci di fornirci risorse.
MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO
Sarà un compito immane ricostruire l'Ucraina e aiutarla a rinnovare le sue istituzioni. Occorrerà un potere centrale europeo più robusto, con capacità di spendere. Una recessione ancora non è in vista, ma potrebbero farsi pesanti gli effetti combinati di un rallentamento degli Usa, di una frenata della Cina, di carestie nei Paesi più poveri, di crisi debitorie in alcuni emergenti a causa dei tassi più alti.
L'Italia si trova nella paradossale situazione di avere un capo di governo all'altezza del momento, e un sistema politico prigioniero di sé stesso. Ieri il Fondo monetario si è mostrato assai pessimista sulle prospettive della nostra economia: nemmeno i fondi del Pnrr ci faranno accelerare oltre un «appena sopra l'1%» negli anni futuri. E intanto una parte della maggioranza continua a proteggere i balneari, che daranno il loro contributo all'inflazione facendoci pagare più cari gli ombrelloni questa estate.
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