Articolo di Paul Krugman pubblicato da “la Stampa” - Traduzione di Anna Bissanti
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Il miracolo ucraino potrebbe non durare. Il tentativo di Vladimir Putin di vincere in fretta e con poca spesa, conquistando le città più importanti con forze relativamente leggere, ha dovuto far fronte a una considerevole resistenza, ma i carri armati e le armi pesanti stanno guadagnando terreno. E, malgrado l'incredibile eroismo del popolo ucraino, è ancora più plausibile che implausibile che, alla fine, tra le macerie di Kiev e di Kharviv sarà piantata la bandiera russa. Anche se ciò dovesse accadere, tuttavia, la Federazione Russa si ritroverebbe più fragile e più povera di prima dell'invasione. La conquista non paga.
esercitazione militare russa
Perché? Se si risale indietro nella Storia, ci si accorge di innumerevoli esempi di potenze arricchitesi con il valore militare. Di sicuro, i Romani trassero grandi benefici dalla conquista del mondo ellenistico, come fu poi per la Spagna con la conquista di Aztechi e Incas. Il mondo moderno, però, è diverso e per "moderno" mi riferisco quanto meno all'ultimo secolo e mezzo.
Nel 1909 l'autore britannico Norman Angell diede alle stampe il suo famoso saggio "La grande illusione" nel quale sosteneva che la guerra era diventata obsoleta. Il suo libro perlopiù fu frainteso: si pensò che dicesse che una guerra non poteva più scoppiare, dichiarazione rivelatasi tragicamente errata nelle due generazioni successive. Di fatto, Angell aveva scritto che nemmeno i vincitori di una guerra potevano più ricavare benefici dal loro successo militare.
esercitazioni esercito ucraino
Non ci sono dubbi: aveva pienamente ragione. Siamo tutti grati agli Alleati che hanno avuto la meglio nella Seconda guerra mondiale, ma la Gran Bretagna ne uscì come una potenza minore e soffrì anni di austerità cercando di superare la penuria di valuta estera. Perfino gli Stati Uniti ebbero un periodo di assestamento postbellico più difficile di quanto molti si siano resi conto, e dovettero far fronte a un picco di aumenti dei prezzi che per un certo periodo spinsero l'inflazione sopra al 20 per cento.
esercito russo
Viceversa, nemmeno una disfatta completa riuscì a impedire a Germania e Giappone di conseguire alla fine una prosperità senza precedenti. Perché e quando la conquista divenne non remunerativa? Angell sosteneva che tutto era cambiato con l'affermarsi di una «vitale interdipendenza tra le nazioni», che «superava trasversalmente le frontiere internazionali», e suggerì che quel fenomeno «fosse in buona parte l'esito degli ultimi quarant' anni», un processo iniziato dunque intorno al 1870.
il missile s 300 lanciato durante un esercitazione vicino astrakhan 1
Sembra una supposizione corretta: intorno al 1870, le reti ferroviarie, i battelli a vapore e il telegrafo resero possibile la creazione di quella che alcuni economisti chiamano la prima economia globale. In un'economia globale di questo tipo, è difficile conquistare un altro Paese senza estrometterlo a caro prezzo (ed estromettersi) dalla distribuzione
internazionale del lavoro, per non parlare del sistema finanziario internazionale.
Oggi questa è la dinamica in atto in Russia sotto i nostri occhi mentre ne parliamo. Angell puntualizzava anche i limiti delle espropriazioni in un'economia moderna: non è possibile impossessarsi di asset industriali come i conquistatori preindustriali fecero in un lontano passato con la terra, perché le espropriazioni arbitrarie annientano gli incentivi e il senso di sicurezza che una società avanzata ha bisogno che restino produttivi. Ancora una volta, la Storia rende giustizia alla sua analisi.
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Per un certo periodo, la Germania nazista occupò altre nazioni dal prodotto interno lordo prebellico complessivo più o meno doppio rispetto al suo ma, nonostante uno sfruttamento spietato, sembra che i territori occupati abbiano ripagato le spese di guerra della Germania soltanto nella misura del 30 per cento circa, in parte perché molte economie che la Germania cercò di dissanguare a suo vantaggio crollarono sotto quel peso.
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Piccola digressione: non è impressionante e orribile ritrovarci in una situazione in cui i fallimenti economici di Hitler ci insegnano qualcosa di utile riguardo le prospettive per il futuro? Tuttavia, è questo il punto in cui ci troviamo. Grazie, Putin. Vorrei aggiungere altri due motivi che spiegano perché le conquiste sono inutili. La prima è che la guerra moderna fa uso di una quantità inverosimile di risorse.
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Gli eserciti premoderni usavano una quantità limitata di munizioni e potevano, in certa qual misura, vivere delle risorse della terra. Ancora nel 1864, il generale dell'Unione Army William Tecumseh Sherman poteva sganciarsi dalle linee dei rifornimenti e marciare attraverso la Georgia portandosi dietro razioni militari per soli venti giorni. Gli eserciti moderni, invece, richiedono enormi quantità di munizioni, di pezzi di ricambio e, soprattutto, di carburante per i loro veicoli.
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In effetti, dalle ultime valutazioni del Ministro britannico della Difesa risulta che l'avanzata russa su Kiev si sia temporaneamente fermata «in conseguenza, probabilmente, di continue difficoltà logistiche». Ciò che questo implica per gli aspiranti conquistatori, qualora avessero poi la meglio, è un costo altissimo, con pochissime probabilità di essere pagato. In secondo luogo, oggi viviamo in un mondo di nazionalismo infervorato. Nell'antichità e nel Medioevo i contadini probabilmente non facevano caso più di tanto a chi li sfruttava. Gli operai di oggi sì.
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Il tentativo di Putin di impossessarsi dell'Ucraina sembra basarsi non soltanto sul principio secondo cui una nazione ucraina non esiste, ma anche sul presupposto che gli stessi ucraini possano essere convinti a considerarsi russi. Sembra molto improbabile che una cosa del genere possa accadere.
Quindi, anche se Kiev e altre importanti città ucraine dovessero cadere, la Russia si troverebbe a cercare per anni e anni di tenere a freno una popolazione ostile. Una conquista, pertanto, è una prospettiva perdente. Ciò è vero da almeno un secolo e mezzo ed è ovvio a chiunque sia disposto a guardare ai fatti di più di un secolo. Peccato che vi siano ancora pazzi e fanatici che si rifiutano di crederci, e che alcuni di loro comandino nazioni ed eserciti.