Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”
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Ma scusate, che ci azzecca la politica internazionale con un festival di musica leggera? E in che misura l'appartenenza a una nazionalità sarebbe un titolo di merito per vincere una competizione, in cui l'unico criterio di valutazione dovrebbe essere la qualità artistica?
Viene da chiederselo sentendo le voci che danno come principale accreditato per la vittoria dell'Eurovision Song Contest - la Champions League della musica europea - il gruppo ucraino Kalush Orchestra. Due giorni fa durante la semifinale in onda su RaiUno - premiata dagli ascolti, con 5,5 milioni di telespettatori e il 27% di share la band ha riscosso un enorme successo, venendo tributata con una standing ovation dalla platea e ottenendo l'accesso alla finale che si svolgerà sabato.
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A ciò si sono aggiunti il plauso unanime della sala stampa durante l'esibizione, il tifo sui social dove fioccavano le esortazioni a supportare i Kalush Orchestra e le quotazioni dei bookmaker che danno la band ucraina come super-favorita: secondo le valutazioni delle principali società di scommesse, come Planetwin, Snai e Stanleybet, la vittoria dei Kalush Orchestra è valutata tra 1,55 e 1,60, quota prima per distacco rispetto all'ipotesi di un trionfo dell'Italia, data tra i 5 e i 5,50, e a quella di un successo della Gran Bretagna, quotato tra i 7 e i 7,50.
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Tanto entusiasmo e tanta fiducia per la canzone degli ucraini sono basati sulla qualità musicale della stessa? Abbiamo qualche dubbio: da meri spettatori abbiamo trovato Stefania, questo il nome del brano, una lagna in cui mancava il benché minimo amalgama tra la parte cantata (con non poche stonature) a mo' di musica popolare, e la parte rappata a suon di hip hop. Parere personale, ma la sensazione è che questa canzone non avrebbe avuto neppure una vaga possibilità di vincere in condizioni normali e per ragioni meramente artistiche. Né in quel caso ci sarebbe stato alcuno, qui da noi, a tifare per quel gruppo o a elogiarne il brano come il più bello mai scritto nella storia della musica.
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E allora qual è il valore aggiunto della canzone? Ecco, come dire... è ucraina. Siamo arrivati all'assurdo per cui tutto ciò che è ucraino è buono, bello e degno di essere premiato, laddove tutto ciò che è russo è meritevole di essere sanzionato, anzi espulso, come è successo appunto ai cantanti di Mosca, neppure ammessi a partecipare all'Eurovision.
RAZZISMO SUBDOLO Siamo alla morte dell'Arte che dovrebbe fondata unicamente su parametri estetici- il bello per il bello, vince solo ciò che suona bene e a una forma implicita, non violenta ma subdola, di razzismo per cui si viene giudicati, tributati o penalizzati in una gara solo in nome della propria nazionalità. Se è per questo, allora, anche l'Ucraina di calcio dovrebbe essere ammessa di diritto ai prossimi Mondiali, solo in quanto ucraina, avendo un salvacondotto a prescindere...
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Questo atteggiamento fa male agli stessi ucraini che non hanno bisogno di essere trattati come figli deboli d'Europa cui dare il contentino della vittoria dell'Eurovision, per pulirsi la coscienza di averli lasciati a lungo soli, esposti alle minacce della Russia, nell'indifferenza dei Paesi europei. E dimostra come ormai la dittatura etica del politicamente corretto stia dilagando ovunque, rimanendo l'ultimo ambito in cui l'Occidente riesce a esercitare un'egemonia, mentre per il resto è alla mercé delle dittature, quelle vere, altrui.
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