Federico Capurso per la Stampa - Estratti
SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI
Freme, Giorgia Meloni, per mettersi alle spalle le polemiche deflagrate sulla richiesta di dimissioni che il senatore della Lega Claudio Borghi ha scagliato contro Sergio Mattarella. Non perché si dolga dei voti che perderebbe Matteo Salvini attaccando il Quirinale né per la paura di creare altre tensioni nel centrodestra a una settimana dalle elezioni.
La premier vuole archiviare rapidamente il caso perché ha capito che, alla fine, il contraccolpo più forte lo subisce la "sua" riforma per il premierato, già abbastanza zoppicante.
salvini meloni
Per questo motivo è andata su tutte le furie e da Palazzo Chigi, il 2 giugno, si è immediatamente deciso di contattare Salvini per chiedergli di fare retromarcia.
«La Lega ha regalato alle opposizioni un'arma da usare contro la nostra riforma», masticano amaro nel quartier generale di Fratelli d'Italia. «Mettere il governo in contrapposizione a Mattarella è un errore».
È la stessa Meloni a tenere insieme i due fili. Da una parte plaude Salvini per aver «chiarito» sulla sua fedeltà al Colle e, dall'altra, agita il sospetto che il «continuo tentativo di tirare nell'agone della politica Mattarella, faccia parte di una strategia che, in fondo, mira al premierato».
MELONI MATTARELLA
La presidente del Consiglio la gira come se il problema nascesse dalle opposizioni, ma a «tirare nell'agone politico» Mattarella – sarà chiaro anche a lei – questa volta è un esponente della maggioranza.
E l'irritazione cresce perché non è la prima volta. C'è un precedente che risale a febbraio, quando la polizia manganellò gli studenti che manifestavano a Firenze e – semplificando – Mattarella intervenne in difesa dei ragazzi, mentre FdI si schierò con i poliziotti. Quello scontro tra Meloni e il Quirinale viene rievocato in queste ore ai piani alti del partito della premier: «Ci costò tanti voti, anche in Sardegna, dove poi abbiamo perso le elezioni. Gli italiani amano Mattarella, Salvini dovrebbe ricordarselo».
matteo salvini claudio borghi foto di bacco
Detto questo, nessuno nelle file di Fratelli d'Italia sospetta davvero che l'attacco di Borghi al Quirinale faccia parte di una strategia mirata a sabotare il cammino del premierato. Sono piuttosto convinti che la sparata del senatore sia nata dalla volontà di racimolare i voti dei più radicali sovranisti antieuro, di cui Borghi è un paladino, e che tutto sia avvenuto all'insaputa di Salvini. Il danno al premierato, insomma, è stato colposo.
Quello che non è piaciuto, però, è che il leader della Lega abbia coperto a lungo il suo senatore e di conseguenza offerto, indirettamente, il suo appoggio alla richiesta di dimissioni.
I fedelissimi di Meloni preferiscono vederlo come un «disperato tentativo di cercare visibilità sotto elezioni», ma la lettura non va oltre le quotidiane necessità di sopravvivenza politica. «Nessun complotto contro il premierato», dicono sicuri.
GIORGIA MELONI E SERGIO MATTARELLA
La loro una tranquillità ostentata. Un po' perché vogliono archiviare la faccenda in fretta, senza ferite, e un po' perché nel frattempo, con nonchalance, brandiscono un'arma, in modo che sia ben visibile agli alleati del Carroccio: «Salvini – dicono da FdI – deve ancora incassare l'autonomia
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
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