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    E ORA CHE DIAMO A ZELENSKY, LE CERBOTTANE? - LA LEGGE CHE REGOLA GLI AIUTI MILITARI ALL’UCRAINA SCADE IL 31 DICEMBRE, MA IL GOVERNO NON HA ANCORA DECISO SE PROROGARLA - PER ASSISTERE L’UCRAINA CON UN ALTRO “PACCHETTO”, SCADUTI GLI EFFETTI GIURIDICI DELL’ATTUALE PROVVEDIMENTO, IL GOVERNO DOVREBBE APPOGGIARSI A UN’ALTRA LEGGE: LA 185, CHE STABILISCE I CRITERI DI CESSIONE DI ARMI ALL’ESTERO. MA LE PROCEDURE SAREBBERO DIVERSE - MENTRE LE NORME IN VIGORE AUTORIZZANO IL PASSAGGIO DEGLI ARMAMENTI “DA STATO A STATO”, LA 185 CONSENTE ANCHE LA VENDITA DA PARTE DI PRIVATI, SENZA CONTROLLO PARLAMENTARE E CON IL SOLO IL BENESTARE DEL MINISTRO DELLA DIFESA…


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

     

    giorgia meloni zelensky giorgia meloni zelensky

    La legge che regola gli aiuti militari all’Ucraina scade il 31 dicembre, ma il governo non ha ancora deciso se prorogarla: è per via dell’ingorgo parlamentare di fine anno o c’è un problema politico? Varate subito dopo l’aggressione russa del 22 febbraio 2022, le norme hanno consentito di sostenere la resistenza ucraina. Sostegno che l’esecutivo Meloni ha più volte ripetuto di non voler interrompere. E infatti martedì prossimo il ministro della Difesa illustrerà al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica l’ottavo «pacchetto» di aiuti bellici a favore di Kiev.

     

    meloni crosetto meloni crosetto

    Ma fra due settimane la legge che venne approvata dal gabinetto Draghi — e che è stata reiterata l’anno scorso dalla premier — decadrà. E Crosetto non ha ancora sciolto la riserva: «Non so se interverremo entro dicembre o a gennaio», spiegava ieri in un colloquio riservato. Il punto è che per assistere l’Ucraina con un altro «pacchetto», scaduti gli effetti giuridici dell’attuale provvedimento, il governo dovrebbe appoggiarsi a un’altra legge: la 185, che stabilisce i criteri di cessione di armi all’estero. Ma le procedure sarebbero diverse.

     

    Mentre le norme in vigore autorizzano il passaggio degli armamenti «da Stato a Stato», la 185 consente anche la vendita da parte di privati. E non prevederebbe il controllo parlamentare. Di più. Oggi la decisione di fornire materiale bellico a Kiev è regolata da un decreto interministeriale firmato dai titolari della Difesa, degli Esteri e dell’Economia, espressione delle tre maggiori forze del centrodestra: FdI, Forza Italia e Lega. Con la 185, basterebbe invece solo il benestare di Crosetto.

     

    volodymyr zelensky giorgia meloni vertice nato vilnius volodymyr zelensky giorgia meloni vertice nato vilnius

    Messa così, la questione potrebbe assumere rilevanza politica e porrebbe in risalto le differenti posizioni nella maggioranza sul conflitto. Ancora l’altro giorno in Parlamento, dopo che Meloni aveva sottolineato l’esigenza di una «pace giusta» per l’Ucraina, il capogruppo della Lega al Senato, Romeo, ha marcato con enfasi la distanza dalla premier: «Più che di pace giusta bisognerebbe che iniziassimo a parlare di pace possibile». Perciò, un eventuale uso della legge 185, potrebbe essere interpretato come uno strumento che consentirebbe al Carroccio di tenersi le mani libere in futuro.

    guido crosetto antonio tajani vertice nato di vilnius guido crosetto antonio tajani vertice nato di vilnius

     

    […] nella delicata fase di crisi internazionale Meloni non pensa minimamente di arretrare né sulla linea decisa con i partner dell’Occidente né sulla difesa dell’Ucraina. Lo dimostrano l’intervento pronunciato in Parlamento questa settimana […] Anche perché la premier non ha interesse a lanciare segnali che […] «potrebbero essere interpretati dagli alleati Atlantici come gesti di discontinuità». Ma se così stanno le cose, non si capisce questo surplace.

     

    guido crosetto giorgia meloni parata 2 giugno 2023 guido crosetto giorgia meloni parata 2 giugno 2023

    È vero, la sessione di Bilancio impegnerà il Parlamento fino all’ultima settimana dell’anno. E lo stesso Crosetto ha assicurato ai suoi interlocutori che il timing della scelta «è legato solo all’intasamento» delle Camere, che non c’è la volontà di cambiare impianto legislativo perché «a gennaio adotteremmo lo stesso schema, copiando le norme dell’attuale provvedimento». Resta però un interrogativo: se è vero — come riferiscono fonti di maggioranza — che per prorogare la legge Draghi si starebbe pensando di inserirla nel decreto Milleproroghe, perché non annunciarlo?

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