1 – LA LEGITTIMA DIFESA DIVIDE M5S E LEGA: «NO ALLE ARMI LIBERE». «UNA PRIORITÀ»
Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
SALVINI FUCILE
Tensione nel governo sulla legittima difesa. Al Senato comincia l' iter per arrivare a una riforma dell' articolo 52 del codice penale, uno dei cavalli di battaglia leghisti. E i Cinque Stelle mettono subito in chiaro alcuni paletti. Il Guardasigilli Bonafede interviene per spiegare che nessuna riforma «potrà portare alla liberalizzazione delle armi».
In Commissione Giustizia - dove sono stati incardinati ieri 6 disegni di legge in merito (3 di FI, 1 di FDI, uno di iniziativa popolare e uno della Lega) -, invece, è il senatore Francesco Urraro a ribadire che «è necessaria un' analisi approfondita delle norme esistenti, dei testi presentati con attenzione e con saldi riferimenti nella giurisprudenza».
alfonso bonafede al csm
Le parole di Urraro scatenano le reazioni. Jacopo Morrone, sottosegretario Lega alla Giustizia, chiarisce: «La riforma della legge sulla legittima difesa è una priorità». Le opposizioni attaccano. «L' annuncio di "approfondimenti" sulla riforma della legittima difesa, che noi preferiamo chiamare "diritto alla difesa", suona come un insulto al programma votato dalla stragrande maggioranza degli italiani alle ultime elezioni, quello del centrodestra.
La Lega non dovrebbe tollerare questo rallentamento», tuona Mara Carfagna. «Il M5S conservi una autonomia di decisione o, meglio, di dignità politica. Rifiutate il Far West», dichiara la dem Alessia Morani.
mara carfagna palio siena 1
Tra i cinque ddl presentati, quello leghista punta a inasprire le pene e a riconoscere la difesa sempre come legittima eliminando il principio di proporzionalità tra offesa e difesa. Il Carroccio precisa però che nella proposta non c' è la liberalizzazione delle armi.
Per stemperare la tensione interviene il leader leghista Matteo Salvini. «Con il ministro Bonafede siamo in perfetta sintonia», dice. E rassicura: «Non si parla assolutamente di liberalizzazione delle armi né di Far West».
«Sono contento che la legge ha iniziato il suo iter - precisa Salvini -, che non c' entra alcunché con la voglia di armare chiunque ma il diritto di legittima difesa all' interno della propria casa. Il modello americano è l' ultimo che ho in testa».
SALVINI FUCILE
«Il governo è compatto», gli fa eco Bonafede. Che sottolinea: «Lavoreremo a un testo che tolga le zone d' ombra dall' attuale normativa e che dia la possibilità ai cittadini, che si sono legittimamente difesi, di non dover subire tre gradi di giudizio».
Anche il premier Giuseppe Conte spiega: «Questo governo non vuole incitare alla giustizia privata né vuole incitare all' uso delle armi». Dubbioso invece il presidente dell' Associazione Nazionale dei magistrati, Francesco Minisci: «Siamo contrati a modificare l' attuale formulazione della legittima difesa. Secondo noi è sufficientemente regolamentata».
2 – IN CALO LE LICENZE PER FUCILI E PISTOLE MA CRESCONO QUELLE «A USO SPORTIVO»
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
ANZIANA PISTOLA LEGITTIMA DIFESA
Gli italiani si armano nonostante la stretta decisa nel 2015, dopo la sparatoria all' interno del palazzo di giustizia di Milano. E per aggirare le norme che impongono controlli severi quando si richiede la «licenza per difesa personale», optano per quella «ad uso sportivo».
I dati del Viminale, aggiornati al 2016, mostrano un trend in continua crescita. Si è passati dai 397.384 permessi concessi nel 2014 ai 453.095 dell' anno successivo, fino ai 482.999 del 2016. E le stime assicurano che questi numeri sono in ulteriore crescita mentre calano quelli del «porto d' armi» passati in due anni da 20.597 a 19.270.
Secondo il Censis «nel 2017 nel nostro Paese si contavano 1.398.920 licenze per porto d' armi, considerando tutte le diverse tipologie (dall' uso caccia alla difesa personale), con un incremento del 20,5% dal 2014 e del 13,8% solo nell' ultimo anno. La crescita più forte si è avuta per le licenze per il tiro a volo (sono quasi 585.000: +21,1% in un anno)».
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E questo fa ritenere che «c' è un' arma da fuoco nelle case di quasi 4,5 milioni di italiani (di cui 700.000 minori)». L' analisi effettuata dagli esperti del ministero dell' Interno dopo aver esaminato le richieste, conferma che chi ha la consapevolezza di avere anche il minimo problema fa direttamente istanza per il «tiro a volo».
LEGITTIMA DIFESA
Dopo l' irruzione di Claudio Giardiello, il 57enne che nell' aprile di 3 anni uccise tre persone e ne ferì due all' interno del tribunale del capoluogo lombardo dove tre mesi prima aveva nascosto una pistola, le regole per ottenere il permesso alla detenzione dell' arma da difesa sono diventate più rigide: l' autorizzazione viene rilasciata dalla prefettura, la validità è di solo un anno, ma soprattutto bisogna possedere numerosi requisiti, in particolare per quanto riguarda l' aspetto sanitario e dunque superare i test psicologici e questo non risulta affatto semplice.
claudio giardiello
Anche perché una sentenza del Tar ha stabilito che l' unico certificato valido è quello della Asl escludendo persino i medici militari che svolgono la libera professione.
Ben diverso è il discorso che riguarda le armi per uso sportivo perché è la questura a rilasciare la licenza che ha una durata di sei anni. È vero che in questo caso la pistola o il fucile possono essere utilizzate soltanto al poligono e nel tragitto bisogna smontarle.
Ma è pur vero che si possono tenere in casa e questo rassicura moltissimi cittadini sulla possibilità di difendersi in caso di aggressione.
Nel 2016 il maggior numero di permessi per «uso sportivo» è stato rilasciato in Lombardia: 76.506 a fronte dei 67.497 dell' anno precedente.
REGINA ELISABETTA PISTOLA
Il record per le armi da difesa è invece nel Lazio: 4.143 mentre nei precedenti 12 mesi erano 3.654. Nella classifica del tiro a volo c' è poi il Piemonte (48.791), seguito dal Veneto (47.775), dall' Emilia-Romagna (45.806) e dalla Sicilia (43.919).
Sono invece 3.019 i permessi di «porto d' armi» rilasciati in Lombardia, 1.897 in Campania e 1.371 in Sicilia. Secondo il Censis sulla sicurezza «il 39% degli italiani è favorevole all' introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un' arma da fuoco per difesa personale. Più favorevoli sono le persone meno istruite (il 51% tra chi ha la licenza media) e gli anziani (il 41% degli over 65 anni)».