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    "ABBIAMO SALVATO LA VITA A CIRCA 8600 PAZIENTI, DI CUI 1600 VENTILATI MECCANICAMENTE" - LA LETTERA CHE IL "MEDICO STACANOVISTA" VITO PROCACCI, MORTO A 64 ANNI PER UN MALORE MENTRE FACEVA IL BAGNO A MEZZANOTTE A GALLIPOLI, AVEVA INVIATO A MATTARELLA DOPO AVER RICEVUTO UNA MULTA DA 27 MILA EURO (POI ANNULLATA) - LA SUA "COLPA"? AVER FATTO TROPPI STRAORDINARI DURANTE IL PERIODO DEL COVID - IL DIRETTORE DEL PRONTO SOCCORSO DEL POLICLINICO DI BARI ERA FRATELLO DELL'EX SENATORE DEL PD, GIOVANNI


     
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    1. MUORE PER UN MALORE IL MEDICO MULTATO PERCHÉ STACANOVISTA

    Estratto dell'articolo di Rita De Bernart per “Il Messaggero”

     

    IL DOTTOR VITO PROCACCI E I MEDICI POLICLINICO DI BARI DURANTE LA PANDEMIA IL DOTTOR VITO PROCACCI E I MEDICI POLICLINICO DI BARI DURANTE LA PANDEMIA

    E morto dopo un tuffo nel mare di Gallipoli, colpito da un malore durante un bagno a mezzanotte, subito dopo aver cenato. «Oggi siamo tutti improvvisamente e drasticamente più poveri» hanno annunciato i suoi colleghi. La tragica scomparsa di Vito Procacci, direttore del pronto soccorso del Policlinico di Bari, ha sconvolto un'intera comunità: sono proprio i commenti dei suoi pazienti a raccontare tanto del medico e dell'uomo, del vuoto che lascia.

     

    Nato a Bitonto, in provincia di Bari, il medico 64enne, morto sotto gli occhi della moglie a Gallipoli mentre era in vacanza, lascia anche due figli. Proprio la sua famiglia, poco dopo l'accaduto ha voluto dare la notizia a quanti lo conoscevano. […]

     

    MORTE DEL PRIMARIO VITO PROCACCI A GALLIPOLI MORTE DEL PRIMARIO VITO PROCACCI A GALLIPOLI

    Professionista stimato e amato, fratello dell'ex senatore Pd Giovanni Procacci, il medico era peraltro diventato un simbolo della lotta al Covid, sia con la sua attività in trincea che attraverso i social. E, suo malgrado, si era reso protagonista di un episodio che lui stesso aveva definito assurdo: multato e costretto a pagare circa 21mila euro per "i troppi straordinari", una sanzione a seguito della quale scrisse, nell'ottobre 2023, una lunga lettera di sfogo al Presidente Sergio Mattarella per denunciarne l'assurdità.

     

    VITO PROCACCI VITO PROCACCI

    Nella lettera, Procacci aveva evidenziato il lavoro svolto, da lui e dall'intera struttura da lui diretta, durante il periodo Covid, specificando di aver salvato «la vita a circa 8600 pazienti, di cui 1600 ventilati meccanicamente». «Le scrivo - si leggeva - perché oggi, dopo tutto l'impegno profuso da me e dalla mia meravigliosa equipe nel contribuire orgogliosamente a rendere un essenziale servizio ai cittadini, in nome del giuramento di Ippocrate e dell'articolo 32 della Costituzione, le affido tutta l'amarezza, la delusione e lo sgomento per il trattamento ricevuto da uno Stato che amo ma nel quale ad oggi faccio fatica a riconoscermi».

     

    Parole che evidentemente non lasciarono indifferente Mattarella, che gli rispose si scusò pubblicamente con il medico (e la sanzione fu annullata). Un punto di riferimento, insomma, per i medici e per tanti cittadini che, per varie ragioni e in differenti momenti, hanno incrociato il suo lavoro e le sue mani. […]

     

    A uccidere Procacci è stato un malore, appena entrato in acqua, nella spiaggia della Purità a Gallipoli. A nulla sono serviti i tentativi di rianimarlo da parte dei suoi colleghi, gli operatori sanitari giunti sul posto. […]

     

    IL MEDICO MULTATO PER TROPPO LAVORO CHE NESSUNO È RIUSCITO A SALVARE 

    Estratto dell'articolo di Antonella W. Gaeta per “la Repubblica”

     

     

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    […] La moglie ha subito chiamato il 118, i medici del Pronto Soccorso, i suoi colleghi, sono arrivati ma non hanno potuto far nulla, perché non c’era più niente da fare. Possiamo chiamarlo paradosso se vogliamo ma, come scrive Romana Petri, nulla è casuale, «veniamo al mondo con la malattia che ci ucciderà, in compagnia dell’incidente mortale che ci toglierà la vita».

     

    Deve essere così. Procacci ha salvato tutte quelle vite, non è stato possibile salvare la sua. Non c’è stata una corsa in ambulanza, la possibilità di rianimare, intubare, aspettare, sperare, riparare. Il suo cuore si è fermato. Neanche il tempo, lui che di lavoro strappava tempo ogni giorno alla morte degli altri. […]

     

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    Ora il Pronto Soccorso di Bari è in lutto, i “suoi” medici non riescono a trattenere le lacrime, non si capacitano. C’è chi lo chiama “comandante”, chi semplicemente “direttore”, è amatissimo. Il neosindaco di Bari Vito Leccese ne celebra «l’altruismo e lo spirito di servizio», il presidente della Regione Michele Emiliano torna a chiamarlo “eroe”, ricorda come, sotto la sua direzione «il Pronto soccorso del Policlinico di Bari ha fatto un salto di qualità enorme in questi anni in termini di innovazione, logistica, assistenza e cure. Per la Puglia è una perdita veramente incolmabile». […]

     

    Lavorava ogni giorno per il reparto, voleva farne «un luogo non solo di dolorosa necessità ma anche di accoglienza, capace di aprire le sue porte a chiunque, indipendentemente dalla condizione economica, dall’etnia, dal censo». Soffriva per la condizione in cui operavano i suoi colleghi di Gaza sotto le bombe, e lo ribadiva: «Gli ospedali sono sacri, non si toccano».

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    Ieri, la sua equipe, quella dell’iper lavoro durante l’emergenza Covid, ha fatto quello che avrebbe fatto lui. Tutti, addolorati ma fermi, sono andati nell’unico posto sacro dove li avrebbe voluti: al Pronto soccorso, a continuare nel quotidiano corpo a corpo con la malattia, il dolore, a praticare quella eccezionale attitudine, prima che lavoro, alla cura, alla protezione del corpo malato, alla sua guarigione. Hanno continuato a essere pienamente medici. […]

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