Estratto dell’articolo di Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
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«Dopo 20 lunghi anni di dolore cronico, per insonnia, estrema solitudine, intolleranza ai rumori, mi sono procurata le cose necessarie online, ordinandole all’estero, più di un anno fa...».
La lettera d’addio era sul tavolo, non era indirizzata a un destinatario preciso: «Per chi mi trova», c’era scritto in testa. I carabinieri della stazione di Borgo Valsugana (Trento) l’hanno scoperta il 4 aprile scorso entrando in casa sua. Lei era già morta, distesa sul letto.
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Un foglio A4 riempito di suo pugno, un racconto lucido, straziante, quello della professoressa in pensione Antonella D. L. 63 anni da compiere a giugno: «Molti anni fa ho cominciato a fare ricerche su internet per una morte pacifica — scrive —. La vita a volte è ingiusta, così ora penso di aver diritto alla liberazione e alla pace. Spero quando leggerete questa lettera di aver avuto successo...».
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Sulla morte della donna indaga ora la Procura di Trento, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio. Il fascicolo al momento è a carico di ignoti, ma il nome della professoressa era nella lista clienti di un uomo dell’Ontario di nome Kenneth Law, sedicente ex ingegnere aeronautico e poi chef a Toronto, che negli ultimi due anni ha gestito alcuni siti web (ora chiusi dagli inquirenti) vendendo all’estero kit per aspiranti suicidi: mascherine facciali, nitrito di sodio, ma anche bombole di azoto, manometri, tubicini, sacchetti di plastica.
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Kenneth Law proprio ieri è stato arrestato dalla polizia canadese, dopo una lunga indagine del’Interpol in seguito alla morte di almeno 4 persone nel Regno Unito, dove l’uomo si vantava di aver distribuito i suoi prodotti a «centinaia» di cittadini: è accusato di consulenza e aiuto al suicidio.
Ma l’attenzione è viva anche in Italia perché nella sua lista clienti sono stati trovati nove acquirenti nostri connazionali, tra cui la professoressa Antonella, originaria dell’Aquila ma da anni residente a Ronchi Valsugana, paesino di 400 anime in provincia di Trento.
Una casa isolata tra i boschi, una vita da eremita.
Una sola volta lei aveva telefonato al sindaco di Ronchi, Federico Ganarin: «Mi scusi se la disturbo, signor sindaco, può mettermi un lampione davanti casa mia? Sa, io esco solo di notte, sono molto malata, ho la sindrome di Lyme». […]
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