Estratto dell’articolo di Gabriele De Stefani per “la Stampa”
romano prodi (2)
Messaggio numero uno, destinatario Palazzo Chigi, rimasto solo a osteggiare la riforma del Patto di Stabilità e la ratifica del Mes: «Isolarsi in Europa si paga sempre, prima o poi. Perché poi gli altri si accordano da soli e lo fanno nel loro interesse». Messaggio numero due, destinatarie Bruxelles e le cancellerie europee tutte: «L'Unione Europea così com'è non funziona più: insistere con il criterio dell'unanimità condanna alla paralisi e all'irrilevanza che stiamo sperimentando nel dialogo politico ed economico».
GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI
Romano Prodi […] Sollecitato a margine sull'Italia tagliata fuori dalle trattative sul Patto di Stabilità che vedono rinsaldarsi l'asse franco-tedesco, […] taglia corto: «Non entro nei tecnicismi sulle richieste del governo italiano, quella è materia di un negoziato che mi auguro si concluda positivamente. Ma – avverte – guai a rimanere da soli o il conto prima o poi arriva. L'Italia non è mai stata una forza trainante e innovativa in Europa, ma ha sempre tratto grandi vantaggi dalla sua capacità di mediazione, da un ruolo di collante decisivo per far marciare l'Unione. E così deve continuare a fare. L'alternativa non c'è: se va da sola, l'Italia non ha alcuna possibilità di ottenere qualcosa di buono».
ursula von der leyen giorgia meloni tunisia
Prodi parla a poche ore dalle parole di Giorgia Meloni, che da Zagabria evoca di nuovo il veto italiano sulla riforma, e dal bilaterale di Berlino in cui i ministri dell'Economia tedesco e francese, Christian Lindner e Bruno Le Maire, trattano da soli. Immagini plastiche di un'Europa spezzata […] quando il discorso si allarga all'interminabile braccio di ferro sulla ratifica del Mes, non ne fa più solo una questione di strategia: «Non ho mai visto uno che non accetta di fare una scommessa quando è sicuro di vincere. Con il Mes, l'Italia ha solamente da guadagnare. Che cosa facciamo, dispetti o ricatti? Non è il modo né il momento».
il ministro tedesco christian lindner nasconde orologio 1
[…] «oggi l'Europa semplicemente non è presente ai tavoli che contano». Schiacciata nella polarizzazione Washington-Pechino […]: «Nel conflitto ucraino hanno avanzato proposte perfino la Turchia sul grano e l'Arabia Saudita sull'energia. L'Europa non si è mai sentita e non ha nemmeno provato ad avere un ruolo attivo. È morta sotto il peso dell'obbligo di decidere all'unanimità. L'unico passo significativo compiuto negli ultimi decenni è stato l'introduzione dell'Euro: e infatti in quel caso si andò avanti a maggioranza qualificata, con soli dodici Paesi, e gli altri sono arrivati dopo». […]
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
«Si sta sottovalutando una serissima conseguenza della guerra in Ucraina: il riarmo della Germania. Non temo i tedeschi e ne ho la massima stima, sia chiaro. Ma se stanziano 100 miliardi di euro e le loro spese militari arrivano a doppiare quelle francesi, le conseguenze politiche sono inevitabili. Tocca alla Francia decidere di mettersi al servizio dell'Europa. Ha il nucleare e il diritto di veto all'Onu: li offra all'Unione europea». Il professore sorride: «Non lo farà, perché tutti gli ex imperi amano procedere guardando nello specchietto retrovisore: è per questo che Parigi ha già fermato la nascita dell'esercito comune nel 1954 e poi la Costituzione nel 2005».