1 - DELMASTRO A PROCESSO
Estratto dell’articolo di Federico Capurso Edoardo Izzo per “la Stampa”
delmastro meloni
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro andrà a processo, il prossimo 12 marzo, con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio. […] Le opposizioni però adesso tornano a chiedere a gran voce le sue dimissioni e chiamano in Aula a riferire il ministro della Giustizia Carlo Nordio che, quando deflagrò il caso, aveva difeso il suo sottosegretario.
Il caso nasce dall'intervento in Aula, lo scorso gennaio, del deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli, compagno di partito e coinquilino di Delmastro. Nel suo discorso a Montecitorio, Donzelli aveva rivelato il contenuto di conversazioni tra l'anarchico Alfredo Cospito, un esponente della ‘ndrangheta e un camorrista, mentre erano detenuti al 41bis, e le aveva usate per attaccare politicamente il Pd.
giovanni donzelli con la moglie alessia e andrea delmastro delle vedove
Informazioni che Donzelli avrebbe ricevuto dal sottosegretario, che, ospite di Stasera Italia precisa: «Non ho dato le carte a Donzelli. Ho risposto a una sua domanda. Non mi potevo trincerare dietro una segretezza che non c'era». Tanto è vero, sostiene Delmastro, che il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, «ha chiesto quelle carte al ministero della Giustizia e ora le ha anche lui». Bonelli sostiene però che sia «assolutamente falso. Non ho quelle carte».
Durante l'udienza in tribunale, il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha sostenuto che ci fossero gli estremi per il «non luogo a procedere» nei confronti di Delmastro, perché manca "l'elemento soggettivo" del reato. L'avvocato difensore di Delmastro, Giuseppe Valentino, ha portato avanti però una tesi diversa: quei documenti si potevano condividere con Donzelli, perché Donzelli è membro del Copasir.
GIORGIA MELONI ANDREA DELMASTRO
Tesi entrambe bocciate dalla giudice dell'udienza preliminare Maddalena Cipriani. Donzelli infatti, una volta ottenute le informazioni, non le avrebbe condivise all'interno del Copasir, ma in Aula a Montecitorio. La giudice ha ritenuto poi che ci fossero tutte le condizioni perché al sottosegretario di FdI fosse chiara la natura di quelle carte: essendo avvocato e sottosegretario alla Giustizia, avrebbe dovuto sapere che le conversazioni dei detenuti al 41bis non sono di pubblico dominio.
Le carte, infatti, erano state etichettate dal Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria con la dicitura «limitata divulgazione». E Delmastro lo conferma: «C'è una circolare che ne stabilisce la divulgazione limitata, ma non la secretazione». Insomma, per il sottosegretario «quelle carte non sono secretate». […]
ANDREA DELMASTRO E GIOVANNI DONZELLI
2 - MELONI E LA DIFESA A OLTRANZA DEL FEDELISSIMO "DIMISSIONI SOLO CON CONDANNA DEFINITIVA"
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”
[…] La difesa del sottosegretario Andrea Delmastro, rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d'ufficio, sarà a oltranza. Non si dimetterà, Meloni non chiederà un passo indietro, non ci sarà alcun sacrificio sull'altare dell'opportunità politica o istituzionale. Se il processo andrà avanti, se si arriverà al secondo grado e poi alla Cassazione, e se Delmastro sarà condannato in via definitiva, solo allora il sottosegretario si dimetterà.
augusta montaruli foto di bacco
È la linea seguita per l'ex sottosegretaria Augusta Montaruli, che si è dimessa dal governo dopo la sentenza in terzo grado sull'uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari in Piemonte. Un'ipotesi futuribile a cui i vertici di FdI credono poco, convinti che la contrarietà della procura al rinvio a giudizio non farà andare molto in là il processo.
Per Meloni la difesa dei suoi fedelissimi è vissuta come un obbligo morale. Nel caso di Delmastro, poi, è forte la convinzione che ci sia una ostilità calcolata da parte dei magistrati, esattamente la tesi che ha espresso Guido Crosetto. E non a caso ieri, subito dopo la notizia del rinvio a giudizio, il ministro della Difesa è stato costretto a precisare che non si riferiva a questo caso specifico, né ad altri, ma solo «a una questione di principio». Affermazioni che appaiono in contraddizione con quanto sostenuto da FdI nei giorni scorsi, proprio per giustificare l'uscita di Crosetto.
DELMASTRO MELONI
Sta di fatto che Meloni non vuole cambiare linea e, al di là dei risvolti giudiziari, non intende spostare il discorso sugli interrogativi di opportunità che pone un processo a carico di un sottosegretario alla Giustizia. La presidente del Consiglio non rilascia alcun commento, né Bruno Vespa, durante la puntata di Porta a Porta su Raiuno, le fa la domanda che le avrebbe permesso di esprimere pubblicamente la sua posizione. A parlare per lei è Fazzolari: «Non ci sono le condizioni per un passo indietro […] è inconsueto un rinvio a giudizio quando il pubblico ministero chiede il non luogo a procedere».
Cinque mesi fa, quando fu il gip a imporre l'imputazione coatta di Delmastro, fu Meloni – attraverso la nota firmata "fonti di Palazzo Chigi" – a sostenere che «non è consueto che la parte pubblica chieda l'archiviazione» e che invece la parte giudicante «imponga che si avvii il giudizio». Una possibilità prevista dall'ordinamento italiano che invece secondo la leader e secondo i suoi uomini è la prova dell'accanimento dei giudici. In quella stessa nota, infatti, la premier attaccava i magistrati, accusando una parte delle toghe di esercitare una funzione di opposizione politica al governo in vista delle Europee. Un teorema identico a quello messo nero su bianco da Crosetto quattro giorni fa. […]
GIORGIA MELONI ANDREA DELMASTRO delmastro de carlo donzelli