Antonella Mollica per il “Corriere della Sera”
joseph mifsud vincenzo scotti
Tesi di poche righe copiate da Internet, esami sostenuti anche in una stanza del mercato ortofrutticolo, domande anticipate via WhatsApp e crediti «regalati» per passare direttamente al secondo anno e arrivare prima alla fine del percorso universitario senza mai assistere ad alcuna lezione. Sono alcuni dettagli dell' inchiesta della Procura di Firenze guidata da Giuseppe Creazzo che travolge la Link Campus University e le lauree facili destinate ai poliziotti. Dopo le polemiche dei mesi scorsi legate al Russiagate con il caso della scomparsa del professor Joseph Mifsud, una nuova tegola si abbatte sull' ateneo con cui collaborano molti politici, soprattutto 5 Stelle.
LUIGI DI MAIO ALLA LINK CAMPUS UNIVERSITY CON VINCENZO SCOTTI
Tra i 71 indagati che hanno ricevuto l' avviso di conclusione delle indagini c' è il fondatore e presidente dell' Università privata, oltre che docente di economia politica, l' ex democristiano sette volte ministro Vincenzo Scotti, 86 anni, accusato di associazione per delinquere finalizzata ai falsi esami, assieme a Claudio Roveda, rettore e membro del cda, Pasquale Russo, direttore generale, Pierluigi Matera componente del Senato accademico, Maurizio Claudio Zandri coordinatore del corso di laurea.
vincenzo scotti
Tra gli indagati anche Veronica Fortuzzi consulente dell' ex ministro della difesa Trenta, oltre ad altri docenti, ricercatori, amministrativi. Stessa accusa anche per Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, il sindacato di polizia che con la Link aveva stipulato una convenzione per i propri iscritti. In quel documento, dell' aprile 2017, si stabiliva una «collaborazione per favorire la formazione, istruzione e aggiornamento del personale di polizia», arrivando poi a un accordo tra la Fondazione Sicurezza e libertà di cui il Siulp è socio per proporre agli iscritti e ai parenti e amici l' iscrizione alla Link, in particolare per quelli provenienti dalla Toscana.
I corsi indicati erano il triennale di Scienza della politica e delle Relazioni internazionali e la laurea magistrale in Studi strategici e scienze diplomatiche. Per entrambi c' era l' indicazione che gli esami sarebbero stati sostenuti nella città di provenienza, mentre l' unica sede autorizzata era Roma.
Nell' inchiesta della pm Christine von Borries e del procuratore aggiunto Luca Turco sono finiti anche gli studenti dei corsi, una quarantina di poliziotti. «Loro sono vittime - sostengono gli avvocati difensori -. Hanno speso soldi, si sono trovati senza laurea e ora si ritrovano indagati». «I miei assistiti - dice l' avvocato Federico Bagattini, che difende numerosi agenti della questura di Firenze - si sono scrupolosamente attenuti alle indicazioni dei funzionari della Link Campus University».
luigi di maio link campus university
Il ruolo di promotore e organizzatore, per gli inquirenti, spetterebbe proprio a Scotti, che creò nel 1999 l' Università di Malta, poi diventata Link nel 2011 con il riconoscimento del ministero dell' Istruzione e della ricerca. Sotto inchiesta i corsi degli anni 2016-2017 e 2017-2018. Secondo quanto ricostruito dalle indagini i poliziotti avrebbero sostenuto esami finti, con il permesso di copiare liberamente, senza mai vedere i professori, che però avrebbero poi firmato i verbali degli esami. Invece di svolgere gli esami nella sede di Roma gli studenti in qualche occasione sono stati mandati anche nella sede di una cooperativa all' interno del mercato ortofrutticolo di Firenze.
vincenzo scotti foto di bacco (1)
Il meccanismo accertato dagli investigatori, era semplice: ai poliziotti iscritti al Siulp bastava versare alla Fondazione Sicurezza e libertà una retta di iscrizione di 600 euro (oltre ai 3.500 della retta universitaria) che finiva in un conto corrente a San Marino. Quel denaro veniva giustificato come pagamento per il corso di perfezionamento «Human security», inesistente per gli inquirenti ma indispensabile per venire dispensati dagli esami del primo anno e passare direttamente al secondo. Anche le tesine venivano copiate da Internet.