Ugo Magri per “la Stampa”
GIURAMENTO GIORGIA MELONI
Giorgia Meloni ha messo in piedi la squadra che lei voleva, scegliendo i ministri uno per uno, cambiando certi profili all'ultimissimo istante. Sono tutte decisioni da cui il capo dello Stato s' è tenuto alla larga perché quello che vede la luce non è il «suo» governo, non nasce cioè dall'iniziativa presidenziale come fu invece per Mario Draghi, ma è figlio delle elezioni, rispecchia la volontà del popolo sovrano. Sergio Mattarella ha preso serenamente atto dei risultati e ha evitato in ogni modo di interferire.
sergio mattarella giorgia meloni
Dunque niente veti, zero pressioni o tantomeno suggerimenti alla futura premier. Non per questo, però, s' è comportato da semplice spettatore. Né il suo ruolo può essere definito notarile, sia pure da notaio della Costituzione. Mattarella ha avuto parte attiva senza troppo darne pubblicità, com' è da sempre il suo modus operandi. Sicuramente sue sono le direttive di massima, se vogliamo gli identikit per i quattro-cinque dicasteri chiave.
IL GIURAMENTO DI GIORGIA MELONI
Si sapeva che non avrebbe gradito un putinista agli Affari Esteri, un anti-Nato alla Difesa, un euroscettico all'Economia, un segretario di partito all'Interno o alla Giustizia. Meloni si è correttamente attenuta a queste linee-guida, e forse (chi può dirlo con certezza?) la vigilanza del Colle l'ha aiutata a respingere qualche proposta indecente dei suoi alleati. A quanto risulta, le principali caselle ministeriali sono state riempite ben prima che alle 16,30 di ieri Giorgia venisse ricevuta al Quirinale per iniziare la sua nuova avventura.
meme su berlusconi e mattarella
Da questo punto di vista la collaborazione è stata, assicura chi ha titolo per affermarlo, molto positiva. In generale Mattarella ha agevolato al massimo la transizione, sfrondando al massimo quei passaggi che potevano far perdere tempo. Lui stesso ne ha parlato davanti alle telecamere subito dopo l'incarico: «Questa volta il tempo è stato breve, meno di un mese dalla data delle elezioni», 27 giorni per l'esattezza, un record condiviso ex-aequo con Oscar Luigi Scalfaro che fu altrettanto fulmineo quando nacque il governo Prodi.
È stato possibile «per la chiarezza dell'esito elettorale», incontestabile nelle proporzioni; e reso necessario, ha soggiunto il presidente, «dalle condizioni interne e internazionali che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti». Nei tre mesi da premier dimissionario, Draghi ha fronteggiato tutte le urgenze, e di questo sforzo Mattarella l'ha nuovamente ringraziato.
sergio mattarella giorgia meloni
Con «lo stesso spirito» ha rivolto «gli auguri di buon lavoro al nuovo governo» che sta per rimboccarsi le maniche: potrà contare sulla sua collaborazione istituzionale. Chi a destra sospettava o temeva che Mattarella avrebbe tentato di mettere i bastoni tra le ruote, ha sbagliato le previsioni. L'atteggiamento, oltre che formalmente inappuntabile, è stato umanamente cordiale. Quando la folta rappresentanza di centrodestra s' è presentata alle dieci e mezzo, il presidente l'ha ricevuta sorridente.
berlusconi Mattarella gentiloni
Una calorosa stretta di mano alla capo-delegazione, un rapido scambio di battute con Silvio Berlusconi (il quale, a giudicare dalla gestualità, voleva forse spiegare o giustificarsi di qualcosa). Nell'incontro ha parlato la sola Giorgia Meloni, e il padrone di casa s' è limitato a porre un paio di domande. La prima, se restavano punti da chiarire sulla struttura o sul programma di governo. Gli è stato risposto di no. Allora il presidente ha chiesto chi intendevano designare come premier, e pure qui l'indicazione è stata unanime. Nessuno ha alzato la mano per dire «non ci sto».
berlusconi meloni salvini alle consultazioni
Rispetto alle previsioni della vigilia, le questioni internazionali sono rimaste fuori dalla porta. Pare che non se ne sia parlato affatto, a parte un chiaro riferimento di Mattarella alle gravi urgenze che ci aspettano, incominciando dall'emergenza energetica. Dunque nessuna appassionata discussione sull'Ucraina, sulla Russia, su Putin e su Zelenski: cioè i temi su cui nei giorni scorsi il Cav s' era scatenato, suscitando allarme ben oltre i nostri confini nazionali.
L'omissione collettiva è stata necessaria, spiegano alcuni partecipanti, per non offrire a Berlusconi il pretesto per tornarci sopra magari solo per giustificarsi, peggiorando involontariamente la situazione. Sia come sia, confidano le stesse fonti, l'imbarazzo dei presenti si tagliava a fette. Per fortuna l'incontro è stato, con tutta probabilità, il più conciso nell'intera storia delle consultazioni: una decina di minuti al massimo. Così al posto del disagio è subentrato presto il sollievo.
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